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Troppo belle per essere così brevi. E’ quello a cui molti stanno pensando, guardando con nostalgia alla fine di queste vacanze natalizie e all’inizio del nuovo anno. Questo malessere emotivo non è affatto immaginario, ma reale quanto lo è la cosiddetta «sindrome da rientro» dopo le vacanze estive.

«La sindrome esiste sempre ed è caratteristica di tutti i rientri all’attività lavorativa e alla routine», conferma lo psichiatra Michele Cucchi, direttore sanitario del Centro Medico Santagostino di Milano. «In più ha l’aggravante - aggiunge - che la festa che lasciamo ha aspetti peculiari dal punto di vista emotivo: è l’inizio del nuovo anno ed è la festa della condivisione emotiva e della famiglia. Questo periodo, quello alla fine delle festività natalizie, si caratterizza per un malessere che coinvolge molte persone, anche perché si affronta un nuovo anno, che può rappresentare una sfida da vincere o un ostacolo che ci può sovrastare».

STORDIMENTO, MAL DI TESTA E STANCHEZZA PEGGIORANO SPECIALMENTE SE LE VACANZE SONO STATE MOLTO BELLE

I sintomi di questa sindrome da rientro dalla vacanze natalizie sono molto vari.

«La sintomatologia comunemente - spiega Cucchi - può essere caratterizzata da senso di stanchezza, difficoltà di concentrazione, mal di testa, sensazione di stordimento, confusione e non presenza, come vivere all’interno di una bolla, attivazione neurofisiologica con tachicardia, ipersudorazione, dolori muscolari (come dopo un intenso allenamento in palestra) oltre che sintomi a maggior connotazione affettiva come perdita di entusiasmo, irritabilità, rimuginio e chiusura relazionale».

Questo malessere non dipende dal non essere riusciti a staccare e riposarsi durante le vacanze, come spesso accade in estate. «Anzi, talvolta è proprio la buona riuscita del periodo vacanziero - sottolinea lo psichiatra - che determina la fatica a ripartire. Per alcune persone la vacanza significa annullare l’inerzia dell’abitudine, quella che ci porta a fare tante cose in modo automatico, senza che siano veramente frutto di una scelta, potremmo dire quasi in modo schizofrenico ci troviamo immersi in un’operatività che è una specie di trance agonistica: sempre di corsa, intossicati da mail e continui impegni, anche la vita extra lavorativa può essere assorbita da questo vortice e diventare una sequenza di eventi e impegni da mantenere faticosamente».

LE PERSONE PIU’ A RISCHIO SONO QUELLE MENO ORGANIZZATE E PIU’ AMBIZIOSE

Al rientro dalla vacanze, secondo l’esperto, possono sorgere spontanee domande

come: «ma perché faccio tutto questo? Che senso ha? Lo voglio veramente? Non esiste un modo alternativo per gestirmi queste cose?».

«Quindi il problema è che si mettono in discussione quelle abitudini che non sono il consolidamento di comportamenti adattivi, come dovrebbero essere le abitudini appunto, ma il frutto di una vita forse troppo freneticamente all’inseguimento di aspettative e ritmi più subiti che voluti, spiega Cucchi. Esistono poi caratteristiche individuali che rendono alcuni soggetti più sensibili di altri a questa sindrome. «Le persone che vivono di regolarità, di routine, che non amano le novità, si sentiranno bene nel tornare ai vecchi ritmi e abitudini, che sono il rifugio da ansia e insicurezza», dice lo psichiatra. «Sono i tipi che potremmo definire dei diesel, si trovano bene alla velocità di crociera, anzi a volte si sentono in colpa per essersi allontanati da doveri e responsabilità», aggiunge.

«Le persone invece meno organizzate, ambiziose, competitive, tendono a risentirne maggiormente. Questi sono motori da corsa, vivono di sprint, non di costanza - continua Cucchi - e fanno fatica a tornare al concetto di abitudine».

LA SINDROME DA RIENTRO PASSA IN POCHI GIORNI, MEGLIO SE SI RIPRENDE LA ROUTINE GRADUALMENTE

Il malessere che può colpire alla fine delle vacanze è un passaggio fisiologico che se ne va in pochi giorni. «Il nostro organismo è infatti progettato con la straordinaria capacità di adattarsi al cambiamento, anche se talvolta qualcosa va storto e ne deriva un disagio, tecnicamente la sindrome da adattamento», conferma Cucchi. Ma con qualche utile suggerimento è possibile rendere il rientro alla vita di tutti i giorni in modo meno traumatico possibile.

«Il modo migliore per affrontare questa sindrome è quello di pensare che sia un’occasione per ristrutturare alcune abitudini, ripensare ad alcune modalità, scegliere strategie e direzioni magari leggermente diverse, per sentirsi più padroni del proprio tempo e della propria rotta», raccomanda Cucchi. «Inoltre, dedicare un po’ di tempo a pensare prima di agire può essere un buon modo per rientrare di slancio, non buttarsi subito a evadere mail o nell’operatività della gestione della casa e delle faccende arretrate, ma progettare il percorso verso la meta», aggiunge. Secondo l’esperto, è inoltre necessario riprendere con gradualità.

«Non fate l’errore di sentirvi in ritardo perché la pancia vi dice che dovete

correre: non tutte le cose che sentite di dover fare sono così urgenti», dice.

«E non cercate di dilatare il tempo inzeppandolo di cose da fare e affastellando l’agenda di impegni: meglio porsi obiettivi raggiungibili», conclude Cucchi.

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