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Fino ad oggi i turisti li abbiamo attratti con le nostre bellezze artistiche e naturali. Domani gli stranieri potrebbero dare nuovo ossigeno alla nostra economia abbinando a mari, monti e città d’arte l’eccellenza delle cure “made in Italy”. Si perché dietro la facciata sporca della malasanità ci sono medici e strutture che spesso all’estero ci invidiano. Una riprova viene dal primato italiano nella classifica europea degli ospedali che hanno conquistato il sigillo d’oro della qualità, assegnato dalla prestigiosa Joint Commission International, che certifica l’aderenza a ben 368 Standard di sicurezza e qualità delle cure.

Insomma, gli ingredienti ci sono tutti per vincere la sfida del “turismo sanitario”, aperta dalla Schengen sanitaria che con il recepimento due anni fa di una direttiva europea consente ai cittadini dei 28 Paesi dell’Unione di curarsi anche in altri Stati Ue.

La caccia ai turisti della salute è dunque già iniziata e la posta in gioco è altissima. Uno studio della Deloitte calcola che ogni anno nel mondo sette milioni di persone si mettono in viaggio per motivi di salute, generando già oggi un volume d’affari di 100 miliardi di dollari, che diventeranno 150 nel 2018. E I ricavi generati dal turismo sanitario ammontano già a 12 miliardi di euro in Europa, secondo le stime dell’Osservatorio OCPS-SDA Bocconi che verranno presentate domani a Roma, al Forum sull’Internazionalizzazione della sanità italiana. L’Italia ha oggi il 17% di quella quota, pari a 2 miliardi, che secondo gli osservatori internazionali potrebbero arrivare a 4, implementando l’offerta di servizi sanitari e turistici offerti agli stranieri. Del resto recenti indagini dicono che il 53% dei cittadini europei è disposto a farsi curare in altri Paesi Ue.

Certo, oggi il saldo è tutto negativo. Con soli 5 mila stranieri che scelgono di farsi curare da noi contro i 200 mila pazienti italiani che vanno oltre confine. Anche se a varcare le Alpi non sono tanto pazienti bisognosi di interventi chirurgici delicati o cure all’avanguardia, quanto persone alla ricerca del risparmio per cure dentarie, chirurgia estetica e ricostitutiva, trapianto dei capelli, terme.

Da noi si viene invece per prestazioni a più alto tasso di specializzazione: neurologia, cardiochirurgia, oncologia, chirurgia bariatrica e ortopedia in particolare

A ricercare cliniche e ospedali italiani per ora sono soprattutto pazienti che provengono dai Paesi arabi, Svizzera, Russia e Albania e che spendono per cure ed interventi cifre variabili tra i 20 e i 70 mila euro. Questo senza calcolare le spese generate dal corollario turistico, perché spesso chi accompagna il proprio familiare bisognoso di cure, ma a volte il paziente stesso, finiscono poi per alloggiare in qualche bell’albergo, fare shopping e godersi arte e natura. «Il fenomeno del medical tourism è promettente sia in termini di posizionamento globale dell’Italia, sia in termini di supporto alle Finanze Pubbliche. Ora è necessaria una azione coordinata e mirata per agevolare a livello “sistema” queste forme innovative di attività», afferma il Direttore Generale del Policlinico del Campus Bio-Medico di Roma, Gianluca Oricchio. Che è tra i fondatori del netwrok non-profit Hospitaly, promosso dal Campus Bio-medico ma che raccoglie strutture sanitarie d’eccellenza e brand che operano nel turismo come Alitalia, Italo, Hilton, Sheraton, in modo da far leva sui punti di forza dell’ “Italian life style”, ossia arte, cultura e cibo. E la prossima settimana a Washington, al World Medical Tourism Congress, Hospitaly scoprirà le carte presentando il network delle strutture italiane pronte a promuovere le proprie eccellenze nel mercato internazionale.

Intanto anche il pubblico si muove. Oltre al Rizzoli di Bologna , il Niguarda di Milano e la Città della salute di Torino hanno fatto i primi passi. La strategia è più o meno la stessa: offrire interpreti, cartelle cliniche nella lingua del paziente, infermieri a disposizione anche di notte, ma anche servizi navetta da e per l’aeroporto, stanze per i parenti, convenzioni con i grandi alberghi, tv satellitare in camera. Una formula con la quale l’Italia gioca le sue carte per conquistare il mercato in crescita dei globetrotter della salute.

* Responsabile Comunicazione FIASO - Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere

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