Oggi sempre più numerosi studi indicano che i batteri della flora intestinale giocano un ruolo fondamentale nel corretto sviluppo del sistema immunitario. Ad influenzarne in positivo la composizione e il funzionamento, già dalle prime settimane di vita, è l’allattamento al seno. E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge da uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù pubblicato dalla rivista Frontiers in Microbiology.
Nel nostro intestino abitano miliardi di batteri. Gli scienziati hanno calcolato che circa un chilo e mezzo del nostro corpo è dovuto proprio a loro. Una presenza «ingombrante» tutt’altro che priva di significato. I microrganismi dell’intestino -il microbioma- svolgono infatti un ruolo molto importante. Questa popolazione di trilioni di batteri svolge infatti la funzione di «centrale biochimica» dell’intestino, dove trasforma il cibo ingerito, produce energia, regola l’immunità della mucosa intestinale e l’equilibrio delle popolazioni microbiche che fungono da barriera contro gli agenti patogeni. Squilibri nella composizione batterica sono associati a diverse patologie, in particolare infezioni ed allergie.
I BATTERI DEL CANALE VAGINALE DELLA MAMMA SONO LE NOSTRE DIFESE (DI TODARO)
I fattori che ne possono modificare la composizione sono molteplici. Scopo dei ricercatori italiani è stato quello di valutare –in modello animale- l’influenza sia della genetica sia dell’allattamento al seno.
ESPERIMENTO IN LABORATORIO
Per comprendere l’interazione tra questi elementi i topi appena nati sono stati divisi in gruppi e sono stati nutriti con 3 diverse tipologie di latte: quello delle madri naturali, quello di altre madri adottive, quello privato di immunoglobuline A (o IgA, un tipo di anticorpo coinvolto nella risposta immunitaria dell’organismo).
È stato così dimostrato che le comunità microbiche dei neonati nutriti con il latte delle proprie madri, contenente immunoglobulina A, sono ricche di lattobacilli, cioè batteri «amici», mentre i batteri patogeni opportunisti o «nemici» sono assenti o scarsamente rappresentati. Il profilo del loro microbiota, inoltre, risulta simile a quello delle madri.
Di contro, i topi neonati allattati con latte privo di IgA, presentavano un aumento delle popolazioni batteriche patogene opportuniste.
Come spiega la dottoressa Lorenza Putignani, responsabile di parassitologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: «È la dimostrazione che il latte materno fornisce ai neonati nei primissimi giorni di vita una sorta di coperta di batteri “amici”, che funge da barriera contro l’insediamento dei batteri patogeni e protegge potenzialmente i piccoli dall’insorgenza di una serie di malattie».
«Più in generale -conclude l’esperta- con questa ricerca siamo riusciti a caratterizzare l’intero profilo delle proteine presenti nel microbiota intestinale, il cosiddetto proteoma, fornendo una sorta di «carta d’identità» dei batteri responsabili delle diverse attività metaboliche. Si tratta di un risultato del tutto originale, in quanto questi dati non sono più solo descrittivi, come quelli ottenuti in precedenza con le tecniche di sequenziamento genetico di seconda generazione, ma funzionali, in grado cioè di caratterizzare le diverse categorie di batteri in termini di “chi fa che cosa”».
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