Quello tra italiani e vaccinazioni si conferma un rapporto difficile. Le coperture vaccinali nazionali a 24 mesi, per il 2015 (relative ai bambini nati nel 2013), evidenziano «un andamento in diminuzione in quasi tutte le Regioni e Province Autonome». Fanno eccezione le vaccinazioni contro pneumococco e meningococco che, nei due anni precedenti, avevano registrato bassi valori in alcune realtà. Mentre sono «particolarmente preoccupanti» i dati per morbillo e rosolia, crollati negli ultimi anni. È quanto emerge dai nuovi dati pubblicati dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, che dal 2016 fornisce anche i dati sulle coperture vaccinali relative alla dose booster (richiamo) in età pre-scolare, ovvero a 5-6 anni, e calcolate al compimento dei 7 anni.
In particolare, come si legge in una nota di approfondimento, se si osservano le coperture vaccinali a 24 mesi dal 2000, si nota che dopo un andamento in crescita, queste si sono tendenzialmente stabilizzate. Le vaccinazioni incluse nell'esavalente (anti-difterica, anti-tetanica, anti-pertossica, anti-polio, anti-Hib e anti-epatite B), generalmente impiegato in Italia nei neonati per il ciclo di base, avevano superato il 95%, soglia raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità per la cosiddetta immunità di popolazione (se almeno il 95% della popolazione è vaccinata, si proteggono indirettamente coloro che, per motivi di salute, non si sono potuti vaccinare).
Ma negli ultimi tempi le cose sono cambiate: dal 2013 si sta registrando un progressivo calo, «con il rischio di focolai epidemici di grosse dimensioni per malattie attualmente sotto controllo, e addirittura la ricomparsa di malattie non più circolanti nel nostro Paese». In particolare, nel 2015 la copertura vaccinale media per le vaccinazioni contro polio, tetano, difterite, epatite B, pertosse e Hib è stata del 93,4% (94,7%, 95,7%, 96,1 rispettivamente nel 2014, 2013 e 2012). E, sebbene esistano importanti differenze tra le regioni, solo 6 superano la soglia del 95% per la vaccinazione anti-polio, mentre 11 sono sotto il 94%.
Particolarmente preoccupanti, sottolinea il documento del ministero, sono i dati per morbillo e rosolia «che hanno perso ben 5 punti percentuali dal 2013 al 2015, dal 90,4% all'85,3%, incrinando anche la credibilità internazionale del nostro Paese che, impegnato dal 2003 in un Piano globale di eliminazione dell'Oms, rischia di farlo fallire in quanto il presupposto per dichiarare l'eliminazione di una malattia infettiva da una regione dell'Oms è che tutti i Paesi membri siano dichiarati 'liberì» dalla patologia.
Questo trend è confermato anche dalle coperture vaccinali nazionali a 36 mesi per l'anno 2015, dato utile anche per monitorare la quota di bambini che, alla rilevazione vaccinale dell'anno precedente, erano inadempienti e sono stati recuperati, se pur in ritardo. «L'effettuazione delle vaccinazioni in ritardo, espone questi bambini a un inutile rischio di malattie infettive che possono essere anche gravi».
La riduzione delle coperture vaccinali comporterà un accumulo di bimbi suscettibili cosa che, «per malattie ancore endemiche (come morbillo, rosolia e pertosse), rappresenta un rischio concreto di estesi focolai epidemici, come già accaduto in passato; per malattie non presenti in Italia, ma potenzialmente introducibili, come polio e difterite, aumenta il rischio di casi sporadici autoctoni, in caso di importazioni di malati o portatori», rileva il ministero della Salute.
«L'aumento delle iniziative nazionali e regionali di comunicazione e promozione delle vaccinazioni, il progressivo sviluppo delle anagrafi vaccinali informatizzate e le iniziative di contrasto ai movimenti anti-vaccinisti, potrebbero arginare questa tendenza alla diminuzione dell'adesione e ridurre, così, le sacche di non vaccinati». Il futuro Piano nazionale di prevenzione vaccinale, «che avrà un'offerta vaccinale più ampia, fornirà una base più solida per una maggiore uniformità dell'offerta vaccinale nel Paese», conclude la direzione generale.