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Dormire poco e male non fa bene all’organismo. I risultati di un nuovo studio svedese suggeriscono che una riduzione del numero di ore di sonno causa un’alterazione di alcune specie batteriche intestinali note per essere coinvolte nel metabolismo energetico dell’organismo.

È noto da tempo che il microbiota intestinale, quell’ecosistema di trilioni di batteri che vivono nel nostro sistema digerente, è fondamentale per la nostra salute. Cambiamenti nella composizione e nella diversità della flora intestinale sono stati associati a malattie come l’obesità e il diabete di tipo 2, patologia a loro volta collegate con una carenza di sonno cronica.

Per scoprire il legame tra mancanza di sonno e alterazione della flora intestinale, un gruppo di ricercatori dell’Università di Uppsala e del German Institute of Human Nutrition Potsdam-Rehbruecke ha analizzato gli effetti su nove soggetti normopeso di sole 4 ore di sonno per due notti consecutive. Nel complesso, i risultati dello studio, apparso sulla rivista Molecolar Metabolism, non provano l’esistenza di una relazione causale tra la limitazione del sonno e l’alterazione della flora batterica, probabilmente anche a causa delle limitate dimensioni del campione di soggetti reclutati e del breve periodo considerato.

Tuttavia, le analisi batteriche dopo il passaggio da un numero di ore di sonno normale (8 ore) al regime di carenza di sonno, «hanno mostrato cambiamenti del tutto simili a quelli osservati in altri studi nel confronto tra soggetti obesi e normopeso, come ad esempio un aumento del rapporto tra i Firmicutes e i Bacteroidetes» ha commentato l’autore senior dello studio, il professor Jonathan Cedernaes dell’Università di Uppsala.

I Firmicutes sono un particolare tipo di batteri che sembrano avere un ruolo importante nell’aumentare l’assimilazione dei grassi da parte dell’organismo ove risiedono e i Bacteroidetes sono presenti nel microbiota degli individui magri. Inoltre, ma ciò non sembra essere connesso con la mancanza di sonno, si è registrata una diminuzione del 20% della sensibilità insulinica.

Saranno necessari, spiegano gli autori, studi più ampi «per indagare fino a che punto alterazioni nella flora intestinale possono essere coinvolte nella genesi di quegli effetti negativi per la salute, come l’aumento di peso e l’insulino-resistenza, attribuiti alla mancanza di sonno».

«La flora intestinale è molto ricca e il suo ruolo funzionale ben lontano dall’esser completamente compreso – ha concluso il professor Cedernaes – Solo allora saremo in grado di accertare in che modo la sua composizione arrivi a modulare a livello individuale la nostra sensibilità agli effetti negativi, tanto metabolici quanto cognitivi, della carenza di sonno».

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