«Se te ne fotti, l’Aids ti fotte»: è questo il vivido slogan della campagna nazionale ideata da Anlaids Sezione Lombarda presentata in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids che si celebra in tutto il mondo il 1 dicembre.
Testimonials celebri e volontari della più antica associazione italiana contro l’Hiv hanno deciso di prestare il proprio volto per degli scatti che verranno affissi in 12 grandi città italiane e saranno al centro di uno spot e di una campagna social (hastag #stopaids #anlaids #fuckaids #1dicembre2017 #worldaidsday).
Il fotografo ufficiale è Daniele Barraco, che ha realizzato tutti i ritratti e anche un video in cui sono state montate le voci di coloro che sono stati immortalati dal suo obiettivo per la campagna, mentre dicono «Stop AIDS».
ACCENDERE DI NUOVO I RIFLETTORI
Sarebbe un errore pensare che una campagna contro l’Aids è qualcosa di vecchio e inutile. Sono passati esattamente 30 anni dallo slogan «Fate l’amore proteggendovi. Farete la guerra all’Aids» e il celebre «Aids, se lo conosci lo eviti» è stato utilizzato dal 1988 al 1991.
Da allora, le conquiste sono state moltissime, soprattutto dal punto di vista dei trattamenti e oggi l’aspettativa di vita di una persona sieropositiva è simile a quella di chi non ha contratto il virus. Eppure, un fallimento c’è stato e riguarda la prevenzione, l’educazione, l’informazione. Infatti, il numero di nuovi contagi non accenna a diminuire.
«All’Italia manca cultura, ai giovani manca cultura; bene l’informazione, ma ci vuole più educazione» ha commentato il professor Andrea Gori, Direttore del Dipartimento di medicina interna e dell’Unità Operativa Malattie Infettive dell’Ospedale San Gerardo di Monza e membro del direttivo di Anlaids Lombardia.
Gli obiettivi su cui lavorare oggi sono primariamente due: «Arrivare ad una cura, dal momento che con le terapie teniamo sotto controllo la malattia ma non siamo ancora in grado di eradicarla. Oggi, infatti, ci sono 150 mila sieropositivi italiani che convivono molto bene con il virus. Ma il numero di nuove infezioni annue è stabile da anni. Abbiamo completamente fallito rispetto alle campagne di prevenzione».
IN AUMENTO TRA I GIOVANI
I numeri di nuovi casi non accennano a diminuire. Nel 2016 sono state riportate 3.451 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti. Questo dato che si è mantenuto stabile negli ultimi 5 anni. Un incremento, registrato negli ultimi due anni, riguarda le nuove infezioni nei giovani tra i 25 e i 29 anni, fascia in cui si è abbassata la percezione del rischio.
In particolare la Lombardia, con circa 20.000 persone affette da HIV e AIDS (e Milano che ne registra 400 all’anno) è al primo posto tra le regioni italiane, seguita da Lazio, Emilia Romagna e Liguria.
INTERROMPERE LA CATENA DEL CONTAGIO
Il problema principale è quello della diagnosi tardiva: «Il 40% delle nove infezioni sono diagnosticate solo quando si sviluppano i sintomi, cioè 10 anni dopo aver contratto l’infezione – ha spiegato Andrea Gori – Questo significa mettere a repentaglio la vita dell’individuo e anche la salute della comunità intera, perché per quei 10 anni egli ha potenzialmente potuto trasmettere l’infezione. Anche per questo, per interrompere la catena del contagio, dobbiamo scoprire lo stato sierologico delle persone al più presto, per trattarle, impedendo che trasmettano il virus ad altri. Solo diagnosi e ricorso tempestivo agli antiretrovirali (test and treat) consentono di bloccare la progressione della malattia».
Per fermare l’Aids e impedire la trasmissione dell’infezione bisogna raggiungere il cosiddetto obiettivo «90-90-90»: diagnosticare il 90% delle infezioni da Hiv, far entrare in terapia il 90% delle persone con diagnosi e raggiungere l’abbattimento della carica virale nel 90% delle persone in cura.
“NON ABBASSARE LA GUARDIA”
Lo slogan «Se te ne fotti, l’Aids ti fotte» è un messaggio forte. «Non abbiamo ceduto alla tentazione di una facile provocazione, alle persone andrebbero dette esattamente le cose come stanno» ha commentato Paolo Iabichino, direttore creativo della campagna Anlaids (a cui ha collaborato a titolo personale e gratuito) e Chief Creative Officer del gruppo Ogilvy & Mather Italia.
Non si può abbassare la guardia e si deve riportare in primo piano un «tema che sembra essere dimenticato. Valuteremo i risultati della campagna dalle telefonate, dai contatti social e dal numero di test eseguiti nei prossimi due mesi» spiega Carmine Falanga, responsabile progetti e iniziative speciali di Anlaids, artefice della campagna. «Educare le persone significa metterle nelle condizioni di scegliere in libertà e consapevolezza».
L’IMPORTANZA DELLE ASSOCIAZIONI
L’associazione riceve anche 40 telefonate al giorno: «Ci contattano persone con l’Aids e i loro familiari che vogliono saperne di più, forniamo loro informazioni relative alle modalità di trasmissione del virus, consigli su cosa fare in caso di comportamenti a rischio, counseling psicologico» ci spiega Silvia Negri, psicologa di Anlaids. «A volte, qualcuno viene inviato alle strutture sanitarie, cui facciamo da ponte e da filtro».
Per una maggior efficacia degli invertenti e per riuscire ad intercettare il maggior numero di persone, è ormai chiaro che bisogna uscire dagli ospedali e andare sul territorio con la società civile e le iniziative di supporto alla pari. In questa direzione va l’autotest Hiv, disponibile da un anno in farmacia, che in 15 minuti restituisce il risultato ed è pensato per avvicinare le persone al test nel rispetto della privacy e senza la necessità di andare in un ospedale.
LA PROFILASSI PRE-ESPOSIZIONE
Tra gli strumenti per prevenire nuove trasmissioni, vi è la tanto discussa profilassi pre-esposizione o Prep, che prevede l’assunzione di un farmaco combinazione di due antiretrovirali per i sieronegativi ad alto rischio di contrarre l’infezione.
«La Prep è una strategia efficace nell’impedire il contagio durante un rapporto a rischio, è uno strumento che andrebbe adottato perché funziona. Ma non è solo somministrare una pillola, è dare assistenza, educare e informare» ha spiegato Gori, puntualizzando che «si tratta di una strategia di riduzione del danno, significa dare un farmaco dagli effetti collaterali a una persona sana, va assunta sotto stretto controllo medico ed è efficace solamente contro l’Hiv e non contro le altre malattie sessualmente trasmissibili in forte crescita», come l’epatite C, l’hpv, la gonorrea e la sifilide, che è aumentata del 300% in due anni. Serve il preservativo.
«Oggi, l’80% dei giovani ha rapporti non protetti. C’è ancora molto da lavorare. Tutte le persone con vita sessuale attiva dovrebbero considerarsi a rischio: solo così l’incidenza dei nuovi casi andrebbe a zero».
LA CAMPAGNA DEL MINISTERO
«Con l’HIV non si scherza, proteggi te stesso e gli altri» è lo slogan della seconda campagna nazionale contro l’Aids, quella del Ministero della Salute presentata Ministero della Salute: spot televisivi i cui protagonisti sono gli attori Dario Vergassola e Giulia Michelini, che saranno trasmessi dal 1 dicembre sulle emittenti Rai e anche sul web e una campagna su Youtube, per la quale sono stati `arruolati´ alcuni tra i maggiori youtuber italiani, come Willwosh e i Theshow, tutti ragazzi che hanno in media più di un milione di iscritti sui rispettivi canali.
@nicla_panciera
Alcuni diritti riservati.