Sui batteri che albergano nella nostra bocca possiamo farci poco o nulla, per il momento. Ma sull’igiene orale sì , invece: anche per ridurre il rischio di ammalarci di tumore dell’esofago, una neoplasia che ogni anno colpisce quasi duemila italiani, con tassi di sopravvivenza a lungo termine ancora piuttosto bassi (inferiori al 10 per cento). La notizia emerge da uno studio pubblicato sulla rivista «Cancer Research».
Il ruolo del microbiota orale
I ricercatori hanno utilizzato i campioni orali prelevati da oltre 122mila statunitensi arruolati in due grandi studi condotti dall’American Cancer Society per valutare l’impatto del microbiota orale - ovvero l’insieme dei batteri che popolano la nostra bocca - sulla probabilità di insorgenza di un tumore dell’esofago.
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Punto fermo della ricerca sono state le conclusioni di altri studi, che in realtà avevano evidenziato una correlazione tra le flore batteriche rivelate nelle persone colpite dalla parodontite e il rischio di sviluppare un tumore della testa e del collo.
In dieci anni di osservazione, sono state 106 le diagnosi di tumore dell’esofago registrate nel campione osservato. Dal confronto con i soggetti sani, è emerso che due batteri (Tannerella forsythia e Porphyromonas gingivalis) più facili da trovare nel cavo orale di persone colpite da parodontite risultavano in realtà associati anche a un rischio più alto di ammalarsi di tumore dell’esofago: sia dell’adenocarcinoma sia della forma a cellule squamose.
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«Il nostro studio indica un ruolo potenziale da parte di alcuni batteri nell’insorgenza della malattia - afferma Jiyoung Ahn, epidemiologo del Perlmutter Cancer Center di New York e autore della pubblicazione -. Allo stesso modo è possibile immaginare che ci siano microrganismi la cui presenza risulta meno associata alla malattia oncologica. Queste conclusioni devono portarci a valutare maggiormente l’impatto del microbiota orale sulla salute, in questo caso dell’esofago».
L’importanza di una corretta igiene orale
Il tumore dell’esofago mostra tassi di guarigione bassi per via di diagnosi che ancora troppo spesso avvengono in fase avanzata. I fattori di rischio sono noti - alcol e fumo in primis, a seguire l’eccesso di peso - ma non ci sono marcatori predittivi della malattia. Da qui l’ipotesi che questi possano essere rintracciati all’interno della nostra bocca.
I ricercatori hanno fatto appello anche all’igiene orale, per una prevenzione ad ampio spettro che riguardi anche i tumori dell’esofago. «La pulizia dei denti accurata e personalizzata resta un cardine della prevenzione, soprattutto negli anziani e in chi ha le gengive già infiammate - afferma Claudio Gatti, presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (Sidp) -. I denti vanno lavati per 4-5 minuti ogni volta che si è mangiato o almeno due volte al giorno. Agli anziani consigliamo inoltre lo spazzolino elettrico anziché quello manuale, per ridurre la necessità di movimenti complessi e assicurarsi una miglior pulizia. Sì anche agli scovolini interdentali, mentre i collutori antiplacca vanno impiegati soltanto su prescrizione del dentista. Queste indicazioni aiutano a ridurre le conseguenze della parodontite e mantenere un sorriso sano a lungo».
Twitter @fabioditodaro
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