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«Il diabete va affrontato fin dal concepimento». A dirlo, in occasione dell’annuale Giornata Mondiale del Diabete, è il professor Paolo Pozzilli, Ordinario di Endocrinologia e Diabetologia all’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Quest’anno, infatti, la Giornata è dedicata in modo speciale alle mamme in attesa con alterata glicemia, alla diagnosi precoce di diabete, nonché alla terapia dello stesso durante la gravidanza.

«L’obiettivo – spiega Pozzilli – dev’essere quello di proteggere il nascituro dal rischio di sviluppare il diabete nel corso della sua vita, perché si è visto che se viene esposto a livelli elevati di glicemia materna, le sue beta-cellule produttrici di insulina ne risentiranno nel corso della vita stessa, esponendolo maggiormente a contrarre il diabete».

La raccomandazione dell’esperto è dunque che «quando la mamma sa di essere diabetica o scopre di essere a rischio di diabete durante la gravidanza, vanno intraprese misure atte a controllare in modo stringente la glicemia, per evitare che il nascituro possa – già in utero – essere esposto ai valori alti di glicemia della madre: condizione questa che determina nel nascituro un’aumentata produzione di insulina. Sappiamo, infatti, che le cellule che producono insulina nel concepito, se stimolate in modo eccessivo dalla glicemia materna, lo predispongono con gli anni a un rischio aumentato di diabete».

Nel mondo sono 199 milioni le donne affette dal diabete, ma il loro numero è destinato ad arrivare a 313 milioni nel 2040. Le differenze di ruolo e le disuguaglianze di potere insite nelle dinamiche di genere rendono le donne ancora più vulnerabili al diabete, incidono sul loro acceso ai servizi sanitari e sulla loro possibilità di intraprendere abitudini di vita salutari. E il diabete è al nono posto tra le cause di morte per le donne: 2,1 milioni di decessi ogni anno.

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