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La vertigine è una sensazione illusoria che provoca l’impressione di rotazione o dell’ambiente circostante o della propria persona anche se i piedi sono ben saldi a terra e si è del tutto immobili. E’ una condizione che coinvolge la vista e la percezione di sè e del mondo circostante, l’equilibrio e la sensazione di stabilità, ma implica anche alterazioni neurovegetative come nausea, vomito, pallore e sudorazione fredda.

Le vertigini vestibolari rappresentano la manifestazione clinica più rilevante del problema, riconoscono una pertinenza neurologica e otorinolaringoiatrica e di solito sono innescate da turbe neurologiche o fenomeni infiammatori dell’apparato vestibolare, posto in profondità all’interno dell’orecchio e deputato al mantenimento dell’equilibrio.

La sensazione di vertigine, tuttavia, può essere avvertita anche più comunemente quando si sale su una nave, sull’auto o su una giostra in movimento ovvero ogni qualvolta interviene un’alterazione nella complessa integrazione delle informazioni che provengono da occhi, orecchie, cervello, apparato muscolo motorio che in condizioni normali, invece, permettono agli occhi di seguire armoniosamente le posizioni degli oggetti presenti nell’ambiente circostante anche durante il movimento. Dalla mancata sincronizzazione, in pratica, fra informazioni sensoriali, visive, organi di equilibrio nasce il capogiro che può accompagnarsi anche a nausea e vomito.

Vertigini visive: sindrome da supermarket

Forme analoghe di vertigini, di solito rapide e momentanee, definite come visive possono presentarsi anche quando si guarda un film con scene di macchine in corsa o mentre si osserva una situazione molto movimentata come può esserlo una gara automobilistica o motociclistica, ma anche una partita di tennis . Talora il problema può scatenarsi anche quando si entra in un grande negozio affollato, al punto che recentemente è stato coniato il termine di «sindrome da supermarket» per indicare le sensazioni di sudorazione, vertigini e ansia, che possono comparire nei luoghi e nei posti più impensati, soprattutto in presenza di folla e movimento. In questi casi il disturbo può arrivare ad essere così intenso da portare chi ne soffre ad evitare tutte le situazioni sociali.

Vertigini e ansia: una stretta interconnessione

«È chiaro che in questi casi le vertigini diventano strettamente interconnesse con l’ansia – chiarisce la professoressa Daniela Palomba, ordinario di psicologia clinica presso l’università degli studi di Padova- E infatti esistono condizioni che portano ad analoga sintomatologia, che tuttavia non implicano né disturbi dell’apparato vestibolare, né condizioni di sollecitazione motoria, ma si manifestano col consistente contributo di fattori psicologici: ansia, fobie, fino al panico.

Un’avvincente rappresentazione cinematografica delle vertigini su base ansiosa è presente nel vecchio film «Vertigo», uno dei capolavori di Alfred Hitchcock, la cui versione italiana è nota come «La donna che visse due volte». In una delle più famose scene del film, il protagonista deve salire velocemente una ripida e stretta scala a chiocciola per raggiungere la cima della torre da cui una donna è in procinto di gettarsi. Il regista rende perfettamente i sintomi, annebbiamento visivo, sudorazione, capogiro, che caratterizzano la fobia delle altezze, una forma piuttosto frequente di fobia che obbliga chi ne soffre a tenersi lontano da ponti sospesi, sentieri di montagna, percorsi costieri ripidi, ma anche scale, parapetti o davanzali.

Non è difficile intuire che anche in questo caso si produce un analogo meccanismo di mancata sincronizzazione tra vista, sistema dell’equilibrio e posizione corporea, ma tale reazione parte dal cervello che, per effetto dell’ansia, innesca comportamenti non appropriati e reazioni neurovegetative, incluse nausea e vertigini».

Possibilità di trattamento

Soffrire di vertigini con tutto il corteo sintomatologico che ne consegue, soprattutto nelle forme nelle quali l’ansia gioca un ruolo predominante, come nella sindrome da supermarket non è affatto facile: capirlo è abbastanza intuitivo.

A tal proposito spiega ancora la professoressa Palomba: «Con l’eccezione dei disturbi su base infiammatoria o neurologica, le vertigini, le sensazioni di perdita dell’equilibrio, i sintomi della nausea e l’ansia, possono essere alleviati da interventi comportamentali o psicofisiologici. Quest’ultimo termine si riferisce a quei disturbi che derivano dall’interazione di meccanismi psicologici come ansia, pensieri irragionevoli o preoccupazione e reazioni vegetative quindi batticuore, sudorazione, ma anche nausea e vertigini, per i quali sono stati messi a punto coerenti trattamenti in grado di agire su entrambi i piani.

Tali trattamenti, applicati in diverse strutture anche in Italia, sono solitamente imperniati sull’esposizione del paziente alla situazione critica, rappresentata tramite filmati o dal vivo, mentre si rilevano le sue reazioni emozionali e vegetative (la procedura è nota col nome di biofeedback): in questo modo il paziente è guidato a confrontarsi con le proprie reazioni e a cercare di controllarle. Nel caso delle vertigini visive, e indipendentemente dalla loro natura, una decina di anni fa sono comparsi i primi resoconti sull’utilizzazione della realtà virtuale come modalità di esposizione per il loro trattamento.

Il vantaggio dell’esposizione tramite realtà virtuale consiste nel fatto che quando il paziente è esposto a situazioni critiche l’esplorazione visiva e i movimenti della testa vengono limitati e la velocità del movimento viene ridotta; inoltre è possibile controllare più precisamente fonti e modalità di stimolazione (visiva, posturale, motoria). Diventa così più facile identificare la situazione critica, e fare in modo che il paziente si confronti con essa, riducendo i sintomi e le reazioni d’ansia associate» conclude la professoressa Palomba.

Sindrome da supermercato: come trattarla

Molto interessante, a questo proposito, uno studio recentemente condotto presso l’Università di Cardiff nel Regno Unito che propone proprio la realtà virtuale come rimedio e modello di indagine e possibile trattamento per la sindrome da supermarket. Lo studio in sostanza, proprio come ha spiegato la professoressa Palomba, propone di provare a far immergere i pazienti con vertigini visive in contesti di realtà virtuale costruiti ad hoc, per identificare quali condizioni possono scatenare il problema. D’altra parte esporre questi pazienti, seppure virtualmente, a situazioni per loro critiche, potrebbe aiutarli a confrontarsi con esse e a non vivere con angoscia tutte le situazioni sociali, nonostante la comparsa, eventualmente, dei capogiri.

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