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È una malattia che toglie il fiato e rende difficoltoso lo svolgimento delle più semplici azioni quotidiane, come andare a fare la spesa, salire le scale o fare una doccia. Si tratta della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), malattia cronica e progressiva i cui sintomi iniziali possono esser confusi con quelli di una semplice bronchite o dell’età che avanza, rendendo così difficile una diagnosi tempestiva.

La prevalenza della patologia nel nostro paese è del 2,8% secondo dati derivati dal consumo di farmaci; ma secondo stime più recenti, come il Copenaghen Study, a soffrire di ostruzione respiratorie compatibili con la BPCO sono il 9% delle persone sopra i 20 anni, che nel nostro paese significa circa 5 milioni di persone, di cui 2,7 milioni con ostruzioni da lievi a moderate. «Il 60% dei malati ancora ci sfugge. Eppure, la BPCO è in crescita a causa del fumo e dell’inquinamento domestico e ambientale e soprattutto nel sesso femminile» conferma il professor Francesco Blasi del Dipartimento di Fisiopatologia e Trapianti dell’ Università degli Studi di Milano e Direttore Unità cardio-toracica, IRCCS Fondazione Ospedale Maggiore, Policlinico Cà Granda. Nel mondo, la BPCO provoca ogni anni 3 milioni di vittime, 10.000 nel nostro Paese e secondo l’allarme dell’Oms nel 2030 la BPCO sarà la terza causa di morte a livello mondiale.

I campanelli di allarme

Fumatori ed ex-fumatori con più di 40 anni dovrebbero prestare attenzione alla tosse mattutina con espettorato e alla necessità di arresti continui per mancanza di fiato durante una camminata con andatura normale. In questo caso, il medico dovrà indirizzarli alla spirometria, esame con il quale si arriva a diagnosi certa di BPCO. «Per indagare la ragione dell’ostruzione così rilevata si eseguono altri esami, come la spirometria globale, la diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio (o DLCO) test che serve per esaminare lo scambio dei gas tra gli alveoli e i capillari polmonari, il test del cammino (il test della funzione respiratoria) o una tac torace» spiega il professor Francesco Blasi che è anche presidente SIP Società Italiana di Pneumologia.

Una quotidianità compromessa

«La BPCO compromette moltissimo la vita dei pazienti, con ripercussioni anche sulla vita sociale e di relazione», spiega Giorgio Walter Canonica, professore di Pneumologia della Humanitas University di Milano. Un’indagine condotta da GfK Eurisko mostra che un paziente su quattro ha difficoltà ad uscire con gli amici, uno su cinque a farsi la doccia, uno su due a fare le scale e uno su tre a portare la spesa. «Quanto ai caregiver di pazienti con BPCO, mostra che l’85% di loro è consapevole di come l’assenza di attività fisica sia un problema e il 46% sa che può ripercuotersi in un peggioramento delle condizioni del malato» e influenzarne la mortalità.

Muoversi! Almeno 600 passi al giorno

A corto d’aria e senza fiato, chi soffre di ostruzione polmonare tende a muoversi meno anche per timore di un peggioramento dell’insufficienza respiratoria, accelerando così il deterioramento respiratorio e innescando un circolo vizioso pericoloso. Eppure, bastano 600 passi in più al giorno, pari ai circa due-trecento metri che si devono percorrere in 6 minuti per superare il test della funzione respiratoria usato per individuare i pazienti più a rischio, per cominciare a vedere piccoli miglioramenti e per ridurre del 30% la probabilità di ricoveri e fino al 40% la mortalità.

In seguito ad un ricovero per riacutizzazione, infatti, il paziente vede un incremento del 20% della possibilità di decesso nei 24 mesi successi. Per informare i pazienti dell’efficacia dell’attività fisica, la Società Italiana di Pneumologia SIP, in collaborazione con l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri AIPO e con il sostegno di AstraZeneca, ha lanciato «GET Moving BPCO- Più passi, più respiro» campagna per promuovere movimento quotidiano e attività fisica nei pazienti con bronchite cronica.

Anche pilates e massaggi

Il progetto, che si svolgerà dal 15 aprile al 15 dicembre, coinvolgerà 4mila pazienti reclutati in 132 centri di pneumologia in tutto il territorio nazionale (circa trenta pazienti per centro) e ai quali verrà consegnato kit con un contapassi e una app con cui gli specialisti potranno sollecitare l’aderenza alla terapia da remoto e monitorare i progressi e le attività dei pazienti, i quali avranno modo di confrontare per proprie prestazioni con quelle dei coetanei.

Svolgere attività aerobica è fondamentale per preservare la funzionalità respiratoria, al cui mantenimento contribuisce anche la cessazione del tabagismo. Camminare e fare movimento è talmente importante che il paziente a rischio di deficit di ossigeno - attraverso la giusta terapia con broncodilatatori o l’ossigenoterapia – viene comunque messo nelle condizioni di svolgere un po’ di attività fisica. Oltre che dall’attività aerobica, che può essere incrementata giorno dopo giorno man mano che il corpo si allena, i pazienti, spiegano gli esperti, «devono eseguire anche esercizi di tonificazione muscolare e trovano beneficio da pilates, stretching e massaggi, attività che oltre a stimolare la muscolatura sembrano aiutare con il mal di schiena».

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