Naso che cola, starnuti e mal di gola e altri sintomi del raffreddore possono avere un impatto maggiore sulle persone che soffrono di solitudine. La dimensione e la qualità della rete sociale non hanno invece alcuna influenza sulla percezione del disturbo. Lo dice un recente studio che si va ad aggiungere alla crescente mole di evidenze scientifiche sulle ricadute della solitudine sulla nostra salute.
SOLITUDINE E ISOLAMENTO SOCIALE
Quanto conta il sentirsi soli e quanto invece l’isolamento oggettivo, la condizione di chi non ha una buona e fitta rete sociale? Se lo sono chiesto i ricercatori dell’Università di Houston e dell’Università Rice (sempre a Houston) che, per rispondere, hanno reclutato 213 volontari sani, somministrando loro dei questionari sulla solitudine, sulla rete sociale e sull’umore del momento. Dopo averli infettati con un virus del raffreddore, hanno monitorato nei cinque giorni successivi i 159 di loro che si erano ammalati, indagandone tanto la percezione soggettiva dei sintomi, quanto la loro oggettiva gravità.
Lo studio, apparso sulla rivista Health Psychology, ha indagato le due questioni separatamente: in primo luogo, scoprire se sentirsi soli ed essere isolati avessero, in modo indipendente l’uno dall’altro, degli effetti sui sintomi della malattia e, in secondo luogo, se la solitudine fosse più importante della condizione di oggettivo di isolamento sociale nell’influenzare la gravità dei sintomi nel paziente.
LA SOLITUDINE AMPLIFICA L’IMPATTO DEI SINTOMI
Coloro che erano molto soli non avevano una maggior probabilità degli altri di sviluppare la malattia, ma si sentivano peggio. E, forse quasi inaspettatamente, in questa dinamica la rete di contatti sociali di ciascuno non giocava alcun ruolo. «L’avere una rete sociale di grandi dimensione non fa alcuna differenza», ha detto LeRoy, prima autrice dello studio. «Ad essere importante è la percezione che i soggetti ne hanno». Misurando oggettivamente lo stato di malattia, i ricercatori hanno infatti visto che la solitudine non influenza la reale severità del raffreddore contratto ma solamente la percezione che ne ha il paziente.
EFFETTI SU TUTTO L’ORGANISMO
Come ha dimostrato una recente meta - analisi di 23 studi sull’argomento, che hanno coinvolto un totale di 181mila soggetti monitorati dai 3 ai 21 anni, e apparsa sulla rivista dei cardiologi inglesi, Heart, la solitudine aumenta di un terzo il rischio di avere un ictus o di sviluppare una malattia coronarica (CAD), due delle principali cause di malattia e morte nei nostro paesi ricchi. Non è questa l’unica revisione sistematica della letteratura. Molti studi hanno finora confermato l’importanza tanto della solitudine quanto dell’isolamento su tutti gli aspetti della salute dell’individuo, emotivi, cognitivi, fisici e comportamentali, aumentando anche il rischio di mortalità. Cresce quindi la preoccupazione per l’impatto sociale di una condizione che interessa un numero sempre crescente di persone.
@nicla_panciera
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