Un popolo di allergici, uno su quattro immaginario ma pronto a sperperare un fiume di denaro per test spesso inutili. Ma attenzione, d’ora in avanti, per accertare se quelle bolle o quel respiro affannoso dipendono da una fragola piuttosto che dal polline, costerà caro, perché a prescrivere l’analisi non sarà più gratuitamente il medico di famiglia, ma lo specialista. Dove per ogni capatina a studio per la visita si paga il super ticket che, a seconda della Regione, varia da 25 a 50 euro.
La novità è contenuta nei Lea, i nuovi Livelli essenziali di assistenza, da poco pubblicati in Gazzetta Ufficiale, «con i quali arriva una tassa che peserà su molti cittadini che fino ad oggi si sono rivolti al loro medico di fiducia, che sicuramente è in grado di capire se quei test sono necessari o no», afferma Silvestro Scotti, Segretario nazionale della Fimmg, la Federazione dei medici di famiglia. Una scelta che andrebbe nella direzione opposta da quella auspicata dalla stessa Fimmg, che con la nuova convenzione punta ad incentivare i medici ad eseguire direttamente in studio tutta una serie di accertamenti di routine e non invasivi.
Ma la Società italiana di allergologia (Siaaic) mette in guardia. «Un esercito di circa 20 milioni di italiani, presunti allergici, a torto o a ragione spende centinaia di euro in test che non sono validati scientificamente e che hanno la stessa attendibilità del lancio di una monetina», denunciano in un documento. Ogni anno, stima la Siaaic, sarebbero tra i 3 e i 4 milioni gli esami inutili, a volte fai da te, per accertare intolleranze e allergie. Ipotetiche perché i veri allergici, secondo gli esperti, non sarebbero che 2 milioni. Però intanto con i test si dilapidano ben 300 milioni di euro l’anno.
Tra i fanta test gli allergologi elencano quello del capello, della forza, il pulse test che valuta la variazione dei battiti del polso a contatto con l’alimento sospetto o il vega test, un elettrodo da impugnare e che, con la variazione del voltaggio, indicherebbe se si è allergici a questo o a quell’altro. Tutti sistemi alternativi senza valore scientifico. Ma che costano. Tanto. Si va dai 90 ai 500 euro.
Poi ci sono i test seri, quelli che si fanno negli ambulatori di Asl e ospedali. Ma anche in questo caso c’è uso e abuso. Da qui l’idea del super-ticket. Solo che con la primavera le liste d’attesa sono già lunghe e senza il supporto dei medici di famiglia c’è il rischio di dirottare ora sempre più allergici veri o immaginari verso il privato.
Per una tassa che arriva una però se ne va. È quella che grava su 10 milioni di malati cronici sottoposti a piani terapeutici, fino ad oggi costretti a un ping-pong tra medico di famiglia e specialista per ottenere la prescrizione di 32 categorie terapeutiche di medicinali, molti dei quali salvavita. Una corsa a ostacoli condita dal pagamento del solito super ticket per la visita. Fimmg e Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, hanno convenuto che d’ora in avanti medici di famiglia e specialisti agiscano in raccordo evitando così agli assistiti spreco di tempo e denaro. «Garantendo comunque appropriatezza prescrittiva e aderenza alle terapie», assicura Scotti. Perché, si tratti di test per l’allergia o di salvavita, soldi da sperperare nella Sanità non ce ne sono più.
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