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È la neoplasia più frequente (quasi 53mila diagnosi annue), che ha come principale «bersaglio» gli over 50. Ma di tumore del colon-retto, almeno negli Stati Uniti, si ammalano sempre con maggior frequenza anche i giovani adulti.

Tre nuove diagnosi su dieci, secondo quanto riportato in uno studio apparso sulle colonne del «Journal of the National Cancer Institute», avverrebbero infatti in persone con meno di 50 anni. Una fascia di età in cui, in assenza di familiarità, non viene condotto alcuno screening. Motivo per cui, nei casi in questione, la diagnosi risulta peraltro spesso tardiva.

«Millennials» a rischio come i loro avi

Dopo una costante diminuzione iniziata nel 1974, negli Stati Uniti i tumori del colon nei giovani tra i 20 e i 39 anni hanno continuato ad aumentare (fra l’1 e il 2 per cento), nel periodo compreso tra la metà degli Anni 80 e il 2013, ultimo anno considerato nell’indagine retrospettiva. Seppur in percentuale minore, una crescita dei casi è stata osservata pure negli adulti tra i 40 e i 54 anni, a partire dagli Anni 90.

Più preoccupanti i dati riguardanti le neoplasie del retto, dal momento che il numero di malati è cresciuto in modo più rapido e consistente (del tre per cento ogni anno). Dati che non convergono con quelli riguardanti gli over 60, in cui l’incidenza della malattia è progressivamente diminuita. Secondo Rebecca Siegel, direttore del programma di sorveglianza e informazione dell’American Cancer Society, «un simile trend nei giovani lascia prevedere un trend di crescita per la malattia. I ragazzi nati tra il 1980 e il 2000, hanno un rischio di ammalarsi di cancro del colon paragonabile a quello che si registrava nel 1800.

È bene che i medici lo sappiano, per ridurre i ritardi nelle diagnosi, ma soprattutto incoraggiare un’alimentazione sana e uno stile di vita più attivo». Questi i segni a cui prestare attenzione: la presenza di sangue nelle feci e l’improvvisa irregolarità nell’evacuazione. Ci sono poi alcune condizioni, come la rettocolite ulcerosa e la poliposi familiare, considerate predisponenti alla malattia, che suggeriscono un controllo costante e approfondito.

Stili di vita per la prevenzione

In attesa di valutare l’efficacia di nuove possibilità per la diagnosi precoce, l’obiettivo è potenziare la prevenzione di questo tumore. È tutt’altro che casuale, infatti, la correlazione tra il peggioramento dei nostri comportamenti a tavola e l’aumentata incidenza della malattia. La ricerca pubblicata sul «Journal of the National Cancer Institute» non è la prima a provarlo. Già due anni fa un gruppo di ricercatori del Md Anderson Cancer Center di Houston aveva portato a galla il problema attraverso le colonne della rivista «Jama Surgery».

Secondo gli autori della ricerca, «l’incidenza del tumore del colon-retto crescerà tra il 2020 e il 2030 di una quota compresa tra il 38 e il 90 per cento, a seconda che i pazienti abbiano 20 o 34 anni».

Ancora più elevati rischiano di essere gli aumenti, nella stessa fascia di età, se si parla soltanto dei tumori del retto: da +49,7 a +124,2 per cento. Questi numeri riguardano, per il momento, soltanto la realtà statunitense. Ma vale la pena tenere gli occhi aperti pure in Italia, dove i tassi di sovrappeso e obesità sono comunque in generale aumento. Una dieta ricca in grassi e uno stile di vita sedentario non aiutano. Meglio prediligere la regolare attività fisica e gli alimenti tipici della dieta mediterranea: le fibre contenute negli alimenti di origine vegetale hanno un ruolo protettivo nei confronti della malattia. Prudenza con la carne rossa, meglio evitare fumo e alcol.

Twitter @fabioditodaro

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