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Giungono alla nostra attenzione in maniera ciclica: quasi come se fossero delle novità. Ma in realtà la trasmissione di malattie infettive dalle zanzare all’uomo è sempre esistita ed è un problema molto più sentito nei Paesi in via di sviluppo. Rispetto alle settecento milioni di punture, ammonta almeno a un milione il numero di decessi provocati ogni anno dalle punture degli insetti.

Il rischio è legato soltanto alle zanzare femmine, che si nutrono del nostro sangue (nessuna differenza in base al gruppo sanguigno) per alimentarsi o per riprodursi: fungendo al contempo da vettori per l’eventuale trasmissione di un virus (Zika, Dengue, Chikungunya) o di un parassita (come nel caso della malaria) all’uomo. Sono migliaia le specie di zanzare finora classificate, ma due le più pericolose per l’uomo: Aedes Aegypti e Aedes Albopticus.

La prima viene dall’Africa, la seconda dall’Asia. Ma con il tempo e gli scambi commerciali, gli insetti sono giunti anche alle nostre latitudini: dove per buona parte dell’anno trovano temperature comunque idonee alla loro sopravvivenza (non reggono il freddo invernale). Ma quali sono le malattie che possono provocare?

Chykungunya

Lo stop alle donazioni di sangue deciso nell’area di Roma est è la conseguenza della diffusione del virus che provoca la febbre Chikungunya. La malattia non è mortale e, come ricorda Massimo Andreoni, direttore della clinica di malattie infettive e ordinario al policlinico Tor Vergata della Capitale, «nello scorso mese d’agosto sono stati segnalati nel sud della Francia sei casi analoghi in persone viventi nei dintorni di Cannet-des-Maures».

Ma i sintomi sono comunque molto fastidiosi: «La febbre nei primi giorni può essere molto alta e i dolori articolari anche intensi, che possono permanere per settimane». Allo stato attuale non sono disponibili ne farmaci specifici, ne un vaccino. A trasmettere la febbre Chikungunya all’uomo è la puntura di zanzare infette appartenenti al genere Aedes.

Nel nostro Paese la specie implicata è Aedes albopictus, la ben nota zanzara tigre, probabilmente importata in modo accidentale verso la fine del secolo scorso. L’Italia ha già sperimentato dieci anni fa un’epidemia che ha coinvolto, tra luglio e settembre del 2007, un totale di 205 persone residenti a Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna. Nel 2014 in Europa sono stati segnalati 1461 casi: 39 dei quali osservati in Italia. Con l’eccezione di undici casi autoctoni, tutti riportati in Francia, le persone colpite avevano contratto l’infezione durante viaggi al di fuori dell’Europa.

I casi «importati», se il vettore è disponibile nell’area e le condizioni climatiche sono favorevoli, possono essere causa di diffusione nei residenti, come dimostrato nel caso dell’epidemia del 2007 in Italia. Ma la capacità di diffusione della malattia in aree mai precedentemente toccate è testimoniata da quanto accaduto recentemente nelle Americhe.

Il virus Chikungunya è infatti «sbarcato» per la prima volta in Saint Martin, un’isola dei Caraibi, solo alla fine del 2013. Da allora la malattia ha interessato 45 paesi del continente americano in cui si stima si siano verificati, all’aprile scorso, oltre 1,7 milioni di casi.

Malaria

La malaria, precisa Massimo Galli, direttore della clinica di malattie infettive all’ospedale Sacco e ordinario all’Università degli Studi di Milano, «può essere trasmessa solo da una zanzara del genere Anopheles, come accade nella stragrande maggioranza dei casi, o per scambio di siringa volontario tra tossicodipendenti (circostanza che non si verifica in Italia da molto tempo) o per incidente in ospedale (trasfusione, trapianto d’organo o altro tipo di incidente che comporti l’inoculazione del sangue di un paziente malarico in un’altra persona)».

Cinque specie di plasmodi, sulle oltre cento note, sono in grado di causare malaria nell’uomo. Le specie di Anopheles sono circa 430, di cui 30-40 possono trasmettere malaria. Ciascuna di esse è adattata a una specie di plasmodio o a una sottopopolazione nell’ambito di ciascuna specie. Secondo i dati forniti dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit), nel periodo 2011-2015 in Italia si sono registrati 3.633 casi di malaria, quasi tutti d’importazione.

Le infezioni contratte nel nostro Paese sono state solo sette: una sospetta da bagaglio, una trasmessa da zanzare indigene, tre definite come criptiche (non è stato possibile identificare con certezza la fonte d’infezione) e due accidentalmente acquisite attraverso contaminazioni in ospedale.

La trasmissione ospedaliera è eccezionale e infrequente, ma può verificarsi: da qui la necessità di chiarire con dovizia quanto accaduto alla piccola Sofia all’interno dell’ospedale di Trento .

Zika

Anche l’infezione da virus Zika rischia di manifestarsi allo stesso modo, ma in questo caso i rischi sono più alti se a contrarla è una donna incinta. La malattia virale è trasmessa dalla puntura di zanzare infette di alcune specie appartenenti al genere Aedes. Zika, infatti, è un Flavivirus: simile al virus della febbre gialla, della dengue, dell’encefalite giapponese e dell’encefalite del Nilo occidentale.

La trasmissione avviene generalmente tramite la puntura della zanzara vettore. Il soggetto punto da una zanzara portatrice e nuovamente punto da una zanzara non infetta, può dunque innescare una catena in grado di dare origine a un focolaio endemico. Il contagio interumano è possibile e può avvenire attraverso i liquidi biologici: per via sessuale, attraverso le trasfusioni, nel passaggio materno-fetale.

Dengue

La febbre dengue, nota anche come febbre emorragica dengue, si verifica tipicamente nelle regioni tropicali e subtropicali, soprattutto nelle aree urbane e semi-urbane, e colpisce ogni anno circa 390 milioni di persone in tutto il mondo. La malattia non è quasi mai fatale, ma la sintomatologia è rilevante: febbre alta, cefalea intensa, dolore agli occhi, dolori articolari, eruzione cutanea e riduzione dei globuli bianchi. Alcuni casi gravi possono portare alla febbre emorragica o allo shock anafilattico.

Febbre gialla

La febbre gialla è causata da un virus appartenente al genere Flavivirus . Questa malattia può essere trasmessa anche da una zanzara madre alla prole: da qui fenomeni di epidemia su larga scala, più frequenti rispetto a quanto si registra con altre infezioni veicolate dalle zanzare. La febbre gialla provoca nel mondo circa trentamila morti ogni anno, soprattutto in Africa: su duecentomila casi di infezione.

Quasi tutti i decessi sono da ricondurre allo sviluppo dell’insufficienza renale. Segni e sintomi cominciano a manifestarsi 3-6 giorni dopo un morso ricevuto da una zanzara infetta: manifestandosi come febbre, brividi, dolore alla schiena, mal di testa, nausea e vomito. Soltanto il 15 per cento dei casi entra in una fase successiva e più grave, mostrando l’ittero: da cui il nome della condizione. L’emorragia si verifica dagli occhi, dal naso, dalla bocca o dallo stomaco e la funzionalità renale si deteriora.

Il trattamento è limitato alla mitigazione dei sintomi e alla cura di supporto. Anche se esiste un vaccino, la soglia minima effettiva non è sempre raggiunta nei Paesi in via di sviluppo a causa di difficoltà logistiche. Storicamente, la febbre gialla è stata una minaccia significativa per gli europei che viaggiano in tutto il mondo. I coloni europei in Africa sono morti durante le epidemie, mentre le popolazioni autoctone, che avevano acquisito l’immunità dopo secoli di esposizione, hanno subito solo la fase iniziale dell’infezione.

Febbre del Nilo occidentale

Il virus del Nilo Occidentale prende il nome dal distretto dell’Uganda dove è stato isolato per la prima volta nel 1937. Uomini, cavalli e altri mammiferi possono essere accidentalmente infettati da zanzare che si sono precedentemente nutrite col sangue di uccelli infetti, che rappresentano il vero serbatoio del virus. L’infezione umana è asintomatica nell’ottanta per cento dei casi, ma può causare febbre e (in circa un caso su 150) una meningo-encefalite frequentemente mortale, soprattutto nei pazienti anziani.

In Europa West Nile era noto per essere stato isolato in animali e in casi umani sporadici fino dagli anni ’60 e per aver causato nel 1996 un’epidemia in Romania, durante la quale erano stati segnalati i primi casi di malattia neuro invasiva, di cui era risultato responsabile il lignaggio 1 del virus (WNV-1). Col nuovo secolo, lo scenario è cambiato. Nel 2004, per la prima volta fuori dall’Africa, una variante diversa dello stesso virus, denominata WNV-2, fu isolata in uccelli selvatici catturati in Ungheria. WNV-2 si diffuse rapidamente verso sud-est, nella penisola Balcanica e nel Mediterraneo Orientale: nel 2010 causò una grave epidemia nel Nord della Grecia e successivamente penetrò anche in Italia, che dal 2015 è il Paese europeo col maggior numero di casi segnalati all’anno.

Encefalite giapponese

L’encefalite giapponese è causata da un altro membro del genere Flavivirus e si verifica di solito nei suini e negli uccelli. Il virus viene trasmesso agli esseri umani, alle mucche e ai cavalli principalmente tramite due specie di zanzare: Culex tritaeniorhynchus e Culex vishnui. La maggior parte delle infezioni provoca sintomi lievi (febbre, mal di testa) o è addirittura asintomatica. Soltanto in un su 250 gli individui infetti presentano sintomi gravi: come la febbre alta, il mal di testa, la rigidità del collo, le convulsioni, la paralisi spastica e, in definitiva, morte (poco più di quindicimila i decessi annui stimati nel mondo). Il trattamento prevede misure di sostegno, ma i viaggiatori che pianificano di fermarsi per lungo tempo in aree in cui l’encefalite giapponese è endemica dovrebbero fare la vaccinazione.

Twitter @fabioditodaro

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