A dirlo è uno studio, pubblicato sul Journal of the American Heart Association, nel quale si analizzano i dati di oltre 26 mila soggetti maggiorenni, metà dei quali con malattie cardiovascolari. «Anche tra i soggetti ad alto rischio, come quelli con una diagnosi di malattia cardiaca o di ictus, coloro che si dedicano regolarmente all’attività fisica hanno riportato un rischio molto più basso di ricovero, di accessi al pronto soccorso e di prescrizione di farmaci» ha spiegato il dottor Khurram Nasir, direttore Center for Healthcare Advancement and Outcomes e Direttore del High Risk Cardiovascular Disease Clinic al Baptist Health South Florida.
È noto come l’attività fisica porti dei benefici all’organismo, ma in questo caso i ricercatori hanno osservato come i risparmi che essa comporta si sommano fino a raggiungere una somma considerevole. Proprio coloro che soffrivano di malattie cardiovascolari (il gruppo che nello studio aveva maggiori spese sanitarie), svolgendo i livelli raccomandati di attività fisica (30 minuti di attività aerobica di livello moderato per 5 volte a settimana o 25 minuti di attività aerobica intensa per 3 volte a settimana) avevano un risparmio di almeno 2500 dollari all’anno rispetto a coloro che non seguivano le raccomandazioni. Tradotto in cifre, basandosi sui dati epidemiologici statunitensi, gli autori dello studio stimano che, se solo il 20% dei pazienti cardiovascolari sedentari iniziassero a rispettare questi suggerimenti in termini di esercizio fisico, si risparmierebbero globalmente molti miliardi di dollari all’anno in assistenza sanitaria.
Guardando poi al gruppo dei soggetti sani con almeno un fattore di rischio cardiovascolare (pressione alta, diabete, obesità, fumo) non sedentari, i ricercatori hanno visto che questi avevano una spesa sanitaria annuale in media inferiore di 500$ rispetto a chi non svolgeva attività fisica.
Il messaggio è chiaro ed è diretto tanto ai sani quanto ai pazienti: «Non c’è miglior pillola che un regolare esercizio fisico, se si vuole invecchiare in buona salute, evitare gravi malattie croniche e, soprattutto, limitare il proprio peso in termini di assistenza sanitaria sulle finanze pubbliche».
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