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Che la chirurgia bariatrica sia un’opzione efficace per innescare la perdita di peso nelle persone «refrattarie» alla dieta, è un dato di fatto: già da qualche anno. Ma sulla sua possibilità di utilizzo negli adolescenti, così come negli anziani, finora gli esperti si sono sempre dichiarati cauti. Prima dei diciotto anni si è soliti insistere con un approccio dietetico e psicologico, meno radicale e più mirato alla rieducazione della persona obesa.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista «Jama Pediatrics» accende però i riflettori sull’opportunità di considerare l’approccio chirurgico già nel corso dell’adolescenza.

VANTAGGI SUL PIANO MOTORIO E PER LA SALUTE CARDIOVASCOLARE

Oltre ad accelerare la perdita di peso, l’esperimento condotto da un gruppo di ricercatori statunitensi su 242 adolescenti ha evidenziato come dopo l’intervento nei partecipanti allo studio siano migliorate la frequenza cardiaca e le performance atletiche dei ragazzi messi alla prova in un test del cammino lungo un percorso di quattrocento metri. Ridotta è stata anche la sensazione di dolore, ai muscoli e alle ossa, che i giovani obesi - l’indice di massa corporea medio del campione era pari a 51,8 - segnalavano nelle fasi precedenti al loro ingresso in sala operatoria al termine dell’attività fisica.

I benefici, tanto sul piano della mobilità quanto della salute cardiovascolare, sono stati confermati fino a due anni dopo la procedura chirurgica: consistente nel bendaggio o nel bypass gastrico e nell’intervento di gastrectomia (asportazione di una parte dello stomaco). Lo studio, come ammesso dagli stessi autori, ha però un limite: la mancanza di confronto con un gruppo di adolescenti obesi non sottopostisi a un intervento di chirurgia bariatrica.

NEGLI ADOLESCENTI CHIRURGIA SOLTANTO IN CASI ESTREMI

Il riscontro risulterà eventualmente utile per rivalutare l’approccio radicale fin dalla più giovane età. Ancora oggi l’adolescente e l’anziano rappresentano delle indicazioni limite, «riferibili a casi singoli, che, come tali, vanno attentamente e specificamente valutati: in relazione a una quantificazione dei rischi prevedibili e dei benefici attesi il più possibile aderente alla realtà», fa sapere la Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (Sicob), che raccomanda comunque di gestire questi pazienti in «centri a elevati volumi di attività, che possano garantire un effettivo approccio interdisciplinare in tutte le fasi del trattamento».

Negli adolescenti finora è parso più ragionevole considerare un atteggiamento prudente, che ha portato a considerare l’opzione chirurgica soltanto nei casi estremi: con un indice di massa corporea superiore a 50 o a 40, purché già in presenza di una marcata alterazione dello stato di salute. In tutti gli altri casi si tende a prediligere la scelta dietetica, nella speranza di ottenere un dimagrimento senza dover ricorrere all’intervento.

D’altra parte, però, questo atteggiamento di attesa potrebbe comportare con maggior frequenza lo sviluppo di condizioni associate all’obesità. Ecco perché, almeno nei casi più gravi, la chirurgia bariatrica non deve essere esclusa dal novero delle possibili soluzioni: nemmeno nel corso dell’adolescenza. è ovvio che per mettere in atto un simile approccio, occorre che il giovane obeso abbia quasi ultimato il percorso di crescita e risulti in grado di seguire il trattamento che precede e segue l’intervento.

Twitter @fabioditodaro

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