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La ricerca ha individuato un nuovo gene responsabile della Sla, il Nek1, tra i più comuni che contribuiscono alla patologia; gli addetti ai lavori dicono che la novità potrebbe aprire nuovi scenari sulle possibilità di trattamento. I fondi raccolti dall’Ice Bucket Challange sono serviti a questo.

È stato il tormentone dell’estate 2014 ed ha invaso le bacheche dei social con video in cui personaggi famosi si versavano addosso una secchiata di acqua gelata. Un hashtag virale e un passatempo divertente. Sembrava una moda sciocca; invece, nei giorni, abbiamo scoperto che si trattava di un’iniziativa lanciata per creare un po’ di tam tam sulla rete e parlare della malattia: la campagna, infatti, venne promossa dalla Associazione statunitense contro la SLA.

Un modo, insomma, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sclerosi laterale amiotrofica che, nel mondo, affligge 400mila persone (6mila soltanto in Italia, con 1.500 casi registrati ogni anno) e dare un colpo di acceleratore alle donazioni per la ricerca. Il risultato si è tradotto in 115milioni di dollari serviti a finanziare vari progetti a cui hanno preso parte 80 ricercatori in 11 Paesi.

Da Mark Zuckerberg a Tom Cruise, da Roger Federer a Luciana Littizzetto a Giorgia a Fiorello, le celebrities si sono messe in gioco con secchio alla mano e sorriso per un brivido di beneficenza sfidando, alla fine del gesto e del filmato, un amico o un collega a cimentarsi nell’impresa. Un cerchio di nomination che non ha visto nessuno tirarsi indietro. Tramontato l’ultimo sole d’estate, chi si è interrogato se fossero servite a qualcosa quelle docce gelate? Oggi la risposta e una speranza per il domani.

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