A cura di: Ufficio Stampa Sorgente
Anche a causa della scarsità di informazioni chiare sui media, talvolta i futuri genitori possono sviluppare molti dubbi in merito alla raccolta e alla conservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale. Non conoscendo, per esempio, i meccanismi di raccolta di tali cellule, alcune coppie possono pensare che si tratti di una pratica dolorosa per il bebè oppure non completamente sicura. Simili interrogativi, poi, possono riguardare il funzionamento delle biobanche, grazie alle cui procedure è possibile la crioconservazione delle staminali.
È fondamentale dunque in primo luogo rassicurare le coppie sul fatto che la raccolta del sangue cordonale, che avviene subito dopo il parto, viene eseguita seguendo un iter completamente sicuro e che non provoca dolore né alla mamma né al neonato.
In particolare, l'operazione viene effettuata da personale medico e ostetrico qualificato, che mediante un ago ad hoc di grosso calibro, preleva il sangue del cordone ombelicale e lo trasporta in una sacca ematica contenente un anticoagulante. Successivamente il campione viene inviato alla biobanca e analizzato: vengono rilevati alcuni importanti parametri, come la cellularità e il volume, e si riscontra se sono presenti nel sangue batteri o contaminanti, che potenzialmente potrebbero influire negativamente sulla conservazione del campione.
Dopo questa fase di analisi, il sangue subisce diversi trattamenti: ad esempio, possono essere rimossi la frazione plasmatica o i globuli rossi. Successivamente il campione è pronto per essere crioconservato. Il sangue viene posto all'interno di biocontainers che raggiungono una temperatura di -196°C, grazie ad azoto in forma liquida o aeriforme. Il campione non arriva a ghiacciare perché è miscelato con un agente crioprotettivo: solitamente viene usato il dimetilsolfossido al 10% (DMSO)[1].
I biocontainers si trovano in ambienti monitorati, in cui sono attivi sistemi di allarme che avvertono e comunicano gli eventuali cambiamenti di temperatura che avvengono in ciascun biocontainer. L'alterazione delle temperature infatti, se non riportate al livello corretto, potrebbe influire negativamente sulla conservazione dei campioni. Inoltre, per prevenire possibili complicazioni, molti biocontainers hanno una fonte secondaria di azoto, che può entrare in funzione in caso di black-out o cali di tensione.
Grazie a questi meccanismi, le cellule staminali cordonali possono essere conservate per molti anni. Nello specifico, secondo le più recenti ricerche, tali cellule possono essere crioconservate in biocontainers per più di vent'anni, mantenendo intatta la loro vitalità e le loro capacità di proliferazione e differenziazione [2; 3].
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Note
1. Moise, K.J., Jr., Umbilical cord stem cells. Obstet Gynecol, 2005. 106(6): p. 1393-407.
2. Broxmeyer, H.E., et al., Hematopoietic stem/progenitor cells, generation of induced pluripotent stem cells, and isolation of endothelial progenitors from 21- to 23.5-year cryopreserved cord blood. Blood. 117(18): p. 4773-7.
3. Broxmeyer, H.E., Cord blood hematopoietic stem cell transplantation in StemBook, T.S.C.R. Community, Editor. May 26, 2010.