C'è un filo rosso che unisce la qualità degli spermatozoi all'inquinamento e al rischio Covid-19. Il liquido seminale potrebbe infatti permettere di calcolare precocemente il rischio di un uomo di morire a causa del coronavirus. A rivelare questo particolare legame è stato uno studio italiano pubblicato in preprint che sembra delineare un possibile nuovo approccio metodologico in termini di valutazione epidemiologica del rischio salute. Nel lavoro i ricercatori appartenenti a diverse istituzioni pubbliche (ASL Salerno, Università di Brescia, Varese, Napoli, centro HERA di Catania ed ISPRA del Ministero dell'Ambiente) hanno esaminato il collegamento tra sperma, coronavirus e inquinamento, concentrandosi in particolare sulla sovrapposizione sorprendente fra aree a maggiore tasso di mortalità al mondo per Covid-19, tasso di inquinamento atmosferico e declino della qualità del seme negli ultimi decenni.
Questo sembrerebbe indicare come la maggiore suscettibilità di una data popolazione ad insulti patogeni, compreso il Coronavirus, possa essere valutata attraverso la qualità del seme maschile che, nell’ipotesi formulata dagli autori, rappresenta una vera e propria sentinella dello stato di salute della popolazione generale e quindi un marcatore di esposizione in relazione alle condizioni ambientali del territorio.
CELLULE SPERMATICHE SONO SENTINELLE DELLA SALUTE AMBIENTALE
Nel lavoro viene messo anche in evidenza come la distribuzione dei contagi e soprattutto l’indice di mortalità partendo da Wuhan in Cina, Corea del Sud, Iran, Nord Italia, ossia da tutti i centri dove è iniziata la diffusione e dove ha colpito con maggiore durezza, il dato comune sia la pessima qualità dell’aria. In più, da questi iniziali epicentri la diffusione verso la Spagna, l’Europa e l’area di New York, è avvenuta fra il 30° ed il 50° parallelo dell’emisfero Nord, proprio nella stagione climatica invernale dove si registrano tassi più alti di inquinamento. Al di fuori di questa fascia, sempre nel periodo invernale a partire da maggio (inverno brasiliano) veniva riportato il caso di San Paolo del Brasile, città con alti livelli di inquinamento atmosferico. In sostanza, temperatura, umidità, densità abitativa associati a fattori inquinanti rappresenterebbero fattori trainanti per la diffusione e l’impatto del virus. In particolare l’attenzione è riservata agli inquinanti atmosferici che rappresentano fattori capaci di esercitare attraverso stress ossidativo, infiammazione sistemica, squilibrio immunitario e coagulativo, un danno alle difese dell’organismo, favorendo l’impatto del Covid-19. Le cellule spermatiche per l’alta sensibilità proprio agli effetti proossidanti degli inquinanti atmosferici vengono rappresentate come sentinelle della salute ambientale e quindi proprio nelle aree dove maggiore è la pressione ambientale e dove più alta è l’incidenza di infertilità e malattie cronico-degenerative, la valutazione della qualità seminale per la rilevazione precoce del rischio può rappresentare uno strumento innovativo per politiche di sanità pubblica.
IL SEME RAPPRESENTA UN VALIDO BIOMARCATORE PER LA SALUTE
Pertanto la qualità del seme come indicatore ambientale e di salute generale potrebbe essere di aiuto ai responsabili politici per avviare innovative campagne di sorveglianza sanitaria e intervenire prontamente in aree con criticità ambientali significative al fine di ridurre i tassi di inquinamento.
«I tassi di incidenza, prevalenza, e mortalità per patologie cronico-degenerative in una determinata area - dichiara Luigi Montano, UroAndrologo dell’ASL di Salerno e Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana - rappresentano indicatori epidemiologici che possono dare la misura di suscettibilità di danno a livello di popolazione. Negli studi che stiamo da tempo portando avanti attraverso il progetto EcoFoodFertility sul liquido seminale e le sue importanti variazioni dovute in buona parte alle condizioni ambientali dei territori che stiamo esplorando, riteniamo che possa esprimere anch’esso lo stato di salute della popolazione in relazione all’ambiente, anzi, a differenza degli altri indicatori epidemiologici prima citati che sono di esito, il seme rappresenta un biomarcatore molto precoce di danno e quindi esprimere anche meglio un indice di rischio per la salute. Infatti, gli spermatozoi sono cellule particolarmente sensibili agli stress ambientali e oltretutto diversi studi evidenziano come la scarsa qualità seminale sia fortemente associata al rischio per tutte le malattie cronico-degenerative nella fase adulta».
C'è un filo rosso che unisce la qualità degli spermatozoi all'inquinamento e al rischio Covid-19. Il liquido seminale potrebbe infatti permettere di calcolare precocemente il rischio di un uomo di morire a causa del coronavirus. A rivelare questo particolare legame è stato uno studio italiano pubblicato in preprint che sembra delineare un possibile nuovo approccio metodologico in termini di valutazione epidemiologica del rischio salute. Nel lavoro i ricercatori appartenenti a diverse istituzioni pubbliche (ASL Salerno, Università di Brescia, Varese, Napoli, centro HERA di Catania ed ISPRA del Ministero dell'Ambiente) hanno esaminato il collegamento tra sperma, coronavirus e inquinamento, concentrandosi in particolare sulla sovrapposizione sorprendente fra aree a maggiore tasso di mortalità al mondo per Covid-19, tasso di inquinamento atmosferico e declino della qualità del seme negli ultimi decenni.
Questo sembrerebbe indicare come la maggiore suscettibilità di una data popolazione ad insulti patogeni, compreso il Coronavirus, possa essere valutata attraverso la qualità del seme maschile che, nell’ipotesi formulata dagli autori, rappresenta una vera e propria sentinella dello stato di salute della popolazione generale e quindi un marcatore di esposizione in relazione alle condizioni ambientali del territorio.
CELLULE SPERMATICHE SONO SENTINELLE DELLA SALUTE AMBIENTALE
Nel lavoro viene messo anche in evidenza come la distribuzione dei contagi e soprattutto l’indice di mortalità partendo da Wuhan in Cina, Corea del Sud, Iran, Nord Italia, ossia da tutti i centri dove è iniziata la diffusione e dove ha colpito con maggiore durezza, il dato comune sia la pessima qualità dell’aria. In più, da questi iniziali epicentri la diffusione verso la Spagna, l’Europa e l’area di New York, è avvenuta fra il 30° ed il 50° parallelo dell’emisfero Nord, proprio nella stagione climatica invernale dove si registrano tassi più alti di inquinamento. Al di fuori di questa fascia, sempre nel periodo invernale a partire da maggio (inverno brasiliano) veniva riportato il caso di San Paolo del Brasile, città con alti livelli di inquinamento atmosferico. In sostanza, temperatura, umidità, densità abitativa associati a fattori inquinanti rappresenterebbero fattori trainanti per la diffusione e l’impatto del virus. In particolare l’attenzione è riservata agli inquinanti atmosferici che rappresentano fattori capaci di esercitare attraverso stress ossidativo, infiammazione sistemica, squilibrio immunitario e coagulativo, un danno alle difese dell’organismo, favorendo l’impatto del Covid-19. Le cellule spermatiche per l’alta sensibilità proprio agli effetti proossidanti degli inquinanti atmosferici vengono rappresentate come sentinelle della salute ambientale e quindi proprio nelle aree dove maggiore è la pressione ambientale e dove più alta è l’incidenza di infertilità e malattie cronico-degenerative, la valutazione della qualità seminale per la rilevazione precoce del rischio può rappresentare uno strumento innovativo per politiche di sanità pubblica.
IL SEME RAPPRESENTA UN VALIDO BIOMARCATORE PER LA SALUTE
Pertanto la qualità del seme come indicatore ambientale e di salute generale potrebbe essere di aiuto ai responsabili politici per avviare innovative campagne di sorveglianza sanitaria e intervenire prontamente in aree con criticità ambientali significative al fine di ridurre i tassi di inquinamento.
«I tassi di incidenza, prevalenza, e mortalità per patologie cronico-degenerative in una determinata area - dichiara Luigi Montano, UroAndrologo dell’ASL di Salerno e Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana - rappresentano indicatori epidemiologici che possono dare la misura di suscettibilità di danno a livello di popolazione. Negli studi che stiamo da tempo portando avanti attraverso il progetto EcoFoodFertility sul liquido seminale e le sue importanti variazioni dovute in buona parte alle condizioni ambientali dei territori che stiamo esplorando, riteniamo che possa esprimere anch’esso lo stato di salute della popolazione in relazione all’ambiente, anzi, a differenza degli altri indicatori epidemiologici prima citati che sono di esito, il seme rappresenta un biomarcatore molto precoce di danno e quindi esprimere anche meglio un indice di rischio per la salute. Infatti, gli spermatozoi sono cellule particolarmente sensibili agli stress ambientali e oltretutto diversi studi evidenziano come la scarsa qualità seminale sia fortemente associata al rischio per tutte le malattie cronico-degenerative nella fase adulta».