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Attenzione alle otturazioni dentali in amalgama d’argento: non più attuali in quanto meno conservative dei materiali estetici e a presunta tossicità per la presenza di mercurio. A lanciare l’allerta è l’Accademia Italiana di Odontoiatria Conservativa e Restaurativa (Aic), che sottolinea come la maggioranza degli italiani non sia però a conoscenza della nuova normativa e continui a «fidarsi» dell’argento.

«L’utilizzo di amalgama d’argento è da evitare in quanto oggi i nuovi materiali adesivi ed estetici dimostrano un’altissima performance clinica e longevità pari ai materiali metallici - dichiara Lorenzo Breschi, presidente Aic -. I materiali di ultima generazione sono a base di resine organiche, cristalli di silicio o quarzo e si integrano al meglio con il colore del dente: sono i migliori per essere poco riconoscibili, perché permettono di risparmiare la porzione sana del dente e di agevolare eventuali nuovi interventi senza rischi».

Italiani ancora poco informati

La necessità di intervenire sulla questione nasce dalla scarsa consapevolezza degli italiani. Secondo l’Aic, infatti, soltanto un italiano su quattro conosce le alternative all’argento. Il dato è emerso da un’indagine promossa dai dentisti e presentata nel corso dell’ultimo congresso nazionale, a Bologna. Soltanto il 26 per cento dei connazionali sarebbe al corrente che i materiali estetici bianchi sono quelli che meglio si integrano con l’estetica del dente quando si fanno le otturazioni, mentre due su tre si affiderebbero all’oro o all’amalgama d’argento. E per il 55 per cento, gli strumenti digitali utilizzabili per la ricostruzione dei denti, tecnologia di routine già oggi, sono invece qualcosa si potrà vedere dal dentista soltanto in un prossimo futuro. «Se da un lato emerge che soltanto il due per cento degli italiani non sa quali possano essere le conseguenze di una carie dentale e la maggioranza invece è consapevole che può dare dolore, infezione o portare alla rottura e alla perdita del dente stesso, c’è anche un terzo di connazionali che ritiene che un’otturazione debba durare per sempre, quando una durata fra i 10 e i 20 anni è da considerarsi del tutto ragionevole», prosegue Breschi. A ciò occorre aggiungere la scarsa conoscenza di un regolamento europeo che, a partire dallo scorso, vieta l’utilizzo delle otturazioni d’argento per i bambini e le donne in gravidanza.

Ma gli italiani tengono al (bel) sorriso

L’indagine ha però confermato che gli italiani tengono a un bel sorriso e si affidano al dentista con fiducia, disposti a spendere per la propria salute. Il 61 per cento ritiene che l’abilità del professionista sia decisiva per il risultato di una buona otturazione e quasi una persona su due è disposta a spendere oltre 180 euro per un’otturazione ben fatta. Solo uno su dieci ritiene che un’otturazione non debba costare più di 70 euro: un dato indicativo del fatto che gli italiani hanno capito il valore della professionalità di un bravo odontoiatra che utilizzi materiali di qualità. C’è anche una discreta consapevolezza del costo di una riabilitazione orale per ricostruire in modo corretto una dentatura che abbia subito un’usura importante. Più di un italiano su tre è consapevole che i costi variano tra i 15 e i 25mila euro, mentre c’è più incertezza sui tempi necessari visto che un terzo pensa bastino da uno a sei mesi, un terzo che possa occorrere fino a un anno e un altro 26 per cento che occorrano tempi più lunghi. Pochi invece sono abituati a considerare gli strumenti digitali come parte dello studio dentistico, quando, grazie all’interazione tra software, fresatori computerizzati e stampanti 3D, è possibile realizzare in pochi clic un modello tridimensionale realistico e preciso della bocca del paziente, oltre che effettuare interventi su misura.

Twitter @fabioditodaro

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