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La sindrome da burnout entra ufficialmente nella lista dell’International Classification of Diseases (ICD) dell’Organizzazione mondiale della sanità. Si tratta del manuale che l’Oms dà ai medici per riconoscere e diagnosticare le malattie. L’esaurimento da lavoro, però, non è riconosciuto come vera e propria malattia ma come uno dei fattori che «influenzano lo stato di salute o che portano al contatto con i servizi sanitari». Il burnout è considerato un «problema associato con l’occupazione o la disoccupazione lavorativa», una sindrome conseguente allo «stress cronico sul posto di lavoro gestito senza successo». Non una malattia o una condizione medica, quindi, ma un «fenomeno legato al lavoro», come ha precisato anche un portavoce dell’Organizzazione.

Secondo l’OMS è caratterizzato da tre sintomi: sentimenti di esaurimento mentale o fisico; aumento della distanza mentale dal proprio lavoro o sentimenti di negativismo o cinismo relativi al proprio lavoro; ridotta efficacia professionale. Il burnout si riferisce specificamente ai fenomeni nel contesto occupazionale e non dovrebbe essere applicato per descrivere esperienze in altri ambiti della vita.

La nuova classificazione delle malattie, denominata CIP-11 e già pubblicata lo scorso anno, è stata ufficialmente adottata dagli stati membri durante la 7esima Assemblea mondiale dell’OMS, che si è conclusa martedì a Ginevra. Entrerà in vigore il 1 gennaio 2022. Questo elenco, compilato dall’Organizzazione mondiale della sanità, si basa sui risultati ottenuti da esperti provenienti da tutto il mondo. La classificazione delle malattie dell’OMS fornisce un linguaggio comune attraverso il quale i professionisti della salute possono scambiarsi informazioni sanitarie.

Usa, il burnout deo medici costa 4,6 miliardi di dollari l’anno
Secondo uno studio pubblicato sugli “Annals of Internal Medicine”, il burnout dei medici arriva a costa al sistema sanitario americano circa 4,6 miliardi di dollari l’anno. L’analisi è stata condotta da un gruppo di ricerca composto da studiosi della National University of Singapore, della Stanford University, della Mayo Clinic, e dell’American Medical Association. I ricercatori hanno sviluppato un modello matematico utilizzando i risultati di precedenti ricerche e hanno stimato i costi relativi al “burnout” e alla conseguente riduzione delle ore di lavoro. Dall’analisi è emerso che vengono persi ogni anno circa 7.600 dollari per ogni medico vittima dell’esaurimento fisico. Secondo gli esperti «è necessario un cambiamento culturale all’interno dei luoghi di lavoro, con una maggiore attenzione alla salute e al benessere, e fornendo anche aiuto psicologico».

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