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Pochi sanno che la liposuzione fu inventata in Italia da un medico italo-ungherese, Arpad Fischer, nel 1974. Oggi viene chiamata prevalentemente «liposcultura» ma, come noto, si tratta di una vera e propria suzione del grasso sottocutaneo tramite apposite cannule.

All’epoca, i primi interventi erano decisamente traumatici, dato che il tessuto adiposo veniva triturato e aspirato con una sorta di fresa.

Da qualche anno, invece, una nuova tecnica di derivazione americana utilizza il laser e questo rende l’intervento meno invasivo.

Ne abbiamo parlato con il prof. Maurizio Valeriani (nella foto qui sopra) , uno dei più noti chirurghi plastici di Roma , già primario, oggi consulente scientifico di chirurgia plastica della A.S.L. Roma 1 .

Il medico italo-ungherese, Arpad Fischer

Professore, dal ’74 a oggi che progressi sono stati fatti in questo campo?
«Come lei ha ricordato, i primi interventi erano molto invasivi e comportavano una significativa perdita di sangue. Dopo i primi esperimenti di Fischer si iniziò a usare grandi cannule inserite attraverso incisioni importanti nella pelle per estrarre il grasso. Successivamente, si è passati alla liposuzione “umida”, in cui si inietta nel tessuto adiposo una soluzione acquosa mista ad anestetico. La soluzione di Klein, come viene detta, permette di sciogliere il grasso e asportarlo facilmente senza eccessivo sanguinamento. Le cannule si sono via via ridotte fino a un diametro di 2-3 mm con forellini laterali. Negli anni ’90 si giunge alla liposcultura vera e propria, quando il grasso asportato viene purificato e reinserito allo scopo di modificare altre forme del corpo, in particolar modo per aggiungere volume a seni e glutei. Il 60% del grasso reimpiantato, tuttavia, nel giro di 2-3 mesi si riassorbe perché non trova una vascolarizzazione sufficiente per poter attecchire stabilmente.

La liposuzione tecnica

La liposcultura dona un effetto naturale, ma non conferisce forme così ben definite come le protesi in silicone e va usata quindi per un seno dai tessuti tonici e già dotato di una buona forma. Questa tecnica è molto utile per consentire l’impianto di protesi in pazienti oncologiche che abbiano subìto interventi demolitivi delle mammelle. L’inserimento del grasso, infatti, aumenta la tollerabilità della protesi e diminuisce l’infiammazione cronica nei tessuti da raggi - nota come radiodermite - prodotta dalla terapia stessa».

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Come mai, anche se raramente, leggiamo di gravissime complicanze dopo interventi di liposuzione?
«Questo si deve principalmente a un fattore statistico, essendo la liposuzione l’intervento più praticato al mondo, (soprattutto in Europa) insieme alla mastoplastica additiva. La storia dell’”embolo adiposo” è piuttosto una leggenda metropolitana: più verosimile è il rischio di trombofilia quando, con le liposuzioni di maggiori volumi, l’aumento della capacità di coagulazione del corpo potrebbe produrre trombi. Questo può succedere tuttavia con pazienti che abbiano una predisposizione genetica verso queste patologie e il rischio è comunque evitabile nel postoperatorio con la somministrazione di moderate quantità di anticoagulanti, così come avviene negli interventi ortopedici. In realtà, la liposuzione, da statistiche mondiali, non presenta un rischio superiore agli altri interventi di chirurgia plastica, il fatto è che a volte ci si avvicina a questo intervento con troppa leggerezza, come se fosse un intervento minore. Va considerato che se il volume del grasso asportato è superiore ai 2-3 litri, aumenta in modo esponenziale il traumatismo chirurgico. Si ricordi: la liposuzione non è un modo per dimagrire (per quello ci sono il nutrizionista e la dieta) ma un modo per definire il corpo e ridurre i cuscinetti di grasso residui e in eccedenza. Se desideriamo che l’intervento di liposuzione rientri in range di elevata sicurezza è importante non eccedere con i volumi, diciamo circa inferiore ai 2- 3 litri di tessuto adiposo rimosso».

La liposuzione classica

Perché in alcuni punti del corpo è così difficile dimagrire?
«Ci sono zone dove il grasso forma cuscinetti con aumento di cellule adipose e con lento metabolismo determinando un aumento di spessore. Esiste poi la falsa cellulite - dovuta alla diminuzione delle fibre elastiche e collagene - in cui l’aumento di volume è dovuto a uno scivolamento dello strato di grasso uno sull’altro».

Questa nuova tecnica della laser lipolisi quando è nata?
«Si tratta di una ulteriore evoluzione del trattamento messa a punto nell’ultimo decennio. La fibra laser, inserita all’interno di una sottilissima cannula, colpisce, distruggendole, le cellule di grasso (adipociti) un’altra lunghezza d’onda contemporaneamente, foto-coagula il sangue, scalda il tessuto determinando una forte stimolazione delle fibre collagene provocando un aumento della tonicità della pelle nell’area trattata. Si ha così una riduzione del cuscinetto di grasso con un traumatismo chirurgico ridotto. Tecnica utilizzata soprattutto per ridefinire alcune aree. Il grasso quindi viene sciolto con il calore e l’olio che si forma viene eliminato dal corpo nel giro di qualche settimana. La laser lipolisi è valida oltre ovviamente per le gambe dove trova indicazione principale anche per zone poco elastiche. Questa tecnica si svolge in anestesia locale associata a una lieve sedazione».

Secondo lei questa tecnica soppianterà la lipo tradizionale?
«Sui volumi medio-piccoli e dove c’è poca tonicità cutanea ha un’ottima indicazione, ma su volumi maggiori la tecnica tradizionale è ancora la scelta corretta. La laser-lipolisi, visto la sua caratteristica di trattare aree ridotte con una limitazione dell’ecchimosi, permette una convalescenza rapida anche dal punto di vista estetico. Dopo qualche giorno la normale attività quotidiana può essere tranquillamente ripresa. Per tornare a praticare sport, invece serviranno alcune settimane.

La cosa positiva di questi interventi è che il grasso, una volta asportato non va incontro a recidive e la modifica che si ottiene dalla silhouette è permanente. Se si avrà un aumento di peso questo avverrà in modo armonico, senza più localizzazioni adipose eccessive».

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