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Secondo le stime disponibili, ben 20 milioni di persone in Italia sono esposte all’intolleranza al lattosio, ovvero manifestano un qualche grado di malassorbimento dello zucchero contenuto nel latte a causa di una ridotta attività dell’enzima deputato a scinderlo, la lattasi. A seconda del grado del deficit della lattasi il corteo sintomatologico è più o meno grave: se il lattosio non viene scisso come dovrebbe tende ad accumularsi a livello intestinale, richiamando acqua e fermentando per via della flora batterica residente. Questo processo comporta la produzione di gas che, se presente in grandi quantità, infiamma la parete intestinale provocando dolore, gonfiore, accelerazione del transito intestinale con diarrea. Eliminare il lattosio o almeno ridurlo attenua o elimina la sintomatologia. Il lattosio, però, non è presente solo negli alimenti, ma anche nei farmaci dove è spesso presente nella lista degli eccipienti poiché ha un ottimo potere legante.

Il lattosio nei farmaci

Ci sono farmaci che contengono lattosio e che negli intolleranti possono essere sostituiti con altri che non ne contengono. Ci sono anche condizioni patologiche, però, che beneficiano di un solo tipo di farmaco. Cosa fare dunque se il farmaco in questione è unico e contiene lattosio?

L’ipotiroidismo è una condizione patologica determinata da un’insufficiente produzione e azione degli ormoni tiroidei. Il trattamento di scelta è la somministrazione della levotiroxina sodica (L-T4), prodotto salificato dell’ormone tiroideo naturale, che per azione delle desiodasi viene trasformato nell’ormone attivo, la triiodotironina(T3). La levotiroxina risulta essere tra i farmaci più prescritti al mondo, abitualmente commercializzato in formulazione solida sotto forma di compresse.

Cosa fare in caso di ipotiroidismo

Questa formulazione, la più usata in commercio contiene lattosio, anche se in concentrazione inferiore a quella in grado di provocare disturbi nella maggior parte degli intolleranti al lattosio; da qualche mese una formulazione in compresse senza lattosio, risulta ad esaurimento scorte ovvero non più prodotta dalla relativa azienda farmaceutica.

«Restano in commercio le preparazioni alternative, quella in compresse molli (softgel), in gocce e in soluzione orale. Tutte queste sono lactose-free» precisa Marco Centanni, Endocrinologo della Sapienza Università di Roma e Socio fondatore dell’ Associazione Italiana della Tiroide. L’esperto tiene a precisare come l’uso di tali formulazioni in concomitanza di patologie intestinali è ancora in fase di studio.

«La formulazione in softgel contiene il principio attivo dissolto in glicerina e gli studi clinici sembrano supportarne l’uso preferenziale in pazienti con una alterata acidità gastrica come quelli con infezioni da H.pylori, con la gastrite atrofica, o che usano farmaci antiacidi» chiarisce il professor Centanni.

«La formulazione liquida costituisce una risorsa nei pazienti in multiterapia e che trovano difficoltà ad assumere la levotiroxina a digiuno almeno mezz’ora prima della colazione – spiega il dottor Gerardo Medea, medico di medicina generale e membro della Società Italiana di Medicina Generale che aggiunge- La formulazione liquida, infatti, si assorbe più facilmente e offre vantaggi per i soggetti affetti da gastrite, celiachia, intolleranza al lattosio, infezioni da Helicobacter Pylori o che assumono farmaci che possono interferire e rallentare l'assorbimento gastrico della levotiroxina».

Passaggio al farmaco generico

Nel caso dell’intolleranza al lattosio e ipotiroidismo cosa fare allora, vista la fuoriuscita dal commercio delle compresse senza lattosio? «Il lattosio provoca un incremento del fabbisogno giornaliero di tiroxina che migliora con facilità con la dieta priva di lattosio - spiega il prof. Centanni che aggiunge- Esiste l’opportunità di passare oltre che dalla formulazione in compresse a quella liquida anche quella di passare al prodotto generico in compresse, ma senza lattosio». In caso di ipotiroidismo, infatti, a inizio trattamento si può tranquillamente decidere di assumere il farmaco levotiroxina generico, controllando la lista degli eccipienti, ma in caso di trattamento con farmaco non generico (privo di lattosio) bisogna tenere a mente che l’AIFA consiglia di passare da un prodotto a base di levotiroxina con un analogo generico previa informazione al paziente e controllo dei valori di TSH (e della FT4 nell’ipotiroidismo centrale) dopo 4-6 settimane. «Questo succede perché la levotiroxina rientra tra i farmaci con indice terapeutico molto stretto. Le principali linee guida internazionali- puntualizza il prof. Centanni – sconsigliano il passaggio non mirato tra brand e generici diversi proprio perché molteplici sono le variabili che condizionano la biodisponibilità della tiroxina e piccole variazioni di dosaggio possono avere effetti biochimici e clinici apprezzabili».

Particolare cautela deve essere riservata, in caso di sostituzione infatti, nei pazienti dove non sono ammissibili oscillazioni nel controllo dell’ipotiroidismo come succede nelle donne in gravidanza o che stiano pianificando il concepimento; in caso di ipotiroidismo, congenito o acquisito, in età pediatrica; in caso di terapia soppressiva in pazienti con pregresso carcinoma tiroideo, soprattutto se fragili o anziani; e nei pazienti con ipotiroidismo centrale (ridotta secrezione del TSH da parte dell’ ipofisi anteriore o da una ridotta secrezione ipotalamica del TRH) .

Secondo le stime disponibili, ben 20 milioni di persone in Italia sono esposte all’intolleranza al lattosio, ovvero manifestano un qualche grado di malassorbimento dello zucchero contenuto nel latte a causa di una ridotta attività dell’enzima deputato a scinderlo, la lattasi. A seconda del grado del deficit della lattasi il corteo sintomatologico è più o meno grave: se il lattosio non viene scisso come dovrebbe tende ad accumularsi a livello intestinale, richiamando acqua e fermentando per via della flora batterica residente. Questo processo comporta la produzione di gas che, se presente in grandi quantità, infiamma la parete intestinale provocando dolore, gonfiore, accelerazione del transito intestinale con diarrea. Eliminare il lattosio o almeno ridurlo attenua o elimina la sintomatologia. Il lattosio, però, non è presente solo negli alimenti, ma anche nei farmaci dove è spesso presente nella lista degli eccipienti poiché ha un ottimo potere legante.

Il lattosio nei farmaci

Ci sono farmaci che contengono lattosio e che negli intolleranti possono essere sostituiti con altri che non ne contengono. Ci sono anche condizioni patologiche, però, che beneficiano di un solo tipo di farmaco. Cosa fare dunque se il farmaco in questione è unico e contiene lattosio?

L’ipotiroidismo è una condizione patologica determinata da un’insufficiente produzione e azione degli ormoni tiroidei. Il trattamento di scelta è la somministrazione della levotiroxina sodica (L-T4), prodotto salificato dell’ormone tiroideo naturale, che per azione delle desiodasi viene trasformato nell’ormone attivo, la triiodotironina(T3). La levotiroxina risulta essere tra i farmaci più prescritti al mondo, abitualmente commercializzato in formulazione solida sotto forma di compresse.

Cosa fare in caso di ipotiroidismo

Questa formulazione, la più usata in commercio contiene lattosio, anche se in concentrazione inferiore a quella in grado di provocare disturbi nella maggior parte degli intolleranti al lattosio; da qualche mese una formulazione in compresse senza lattosio, risulta ad esaurimento scorte ovvero non più prodotta dalla relativa azienda farmaceutica.

«Restano in commercio le preparazioni alternative, quella in compresse molli (softgel), in gocce e in soluzione orale. Tutte queste sono lactose-free» precisa Marco Centanni, Endocrinologo della Sapienza Università di Roma e Socio fondatore dell’ Associazione Italiana della Tiroide. L’esperto tiene a precisare come l’uso di tali formulazioni in concomitanza di patologie intestinali è ancora in fase di studio.

«La formulazione in softgel contiene il principio attivo dissolto in glicerina e gli studi clinici sembrano supportarne l’uso preferenziale in pazienti con una alterata acidità gastrica come quelli con infezioni da H.pylori, con la gastrite atrofica, o che usano farmaci antiacidi» chiarisce il professor Centanni.

«La formulazione liquida costituisce una risorsa nei pazienti in multiterapia e che trovano difficoltà ad assumere la levotiroxina a digiuno almeno mezz’ora prima della colazione – spiega il dottor Gerardo Medea, medico di medicina generale e membro della Società Italiana di Medicina Generale che aggiunge- La formulazione liquida, infatti, si assorbe più facilmente e offre vantaggi per i soggetti affetti da gastrite, celiachia, intolleranza al lattosio, infezioni da Helicobacter Pylori o che assumono farmaci che possono interferire e rallentare l'assorbimento gastrico della levotiroxina».

Passaggio al farmaco generico

Nel caso dell’intolleranza al lattosio e ipotiroidismo cosa fare allora, vista la fuoriuscita dal commercio delle compresse senza lattosio? «Il lattosio provoca un incremento del fabbisogno giornaliero di tiroxina che migliora con facilità con la dieta priva di lattosio - spiega il prof. Centanni che aggiunge- Esiste l’opportunità di passare oltre che dalla formulazione in compresse a quella liquida anche quella di passare al prodotto generico in compresse, ma senza lattosio». In caso di ipotiroidismo, infatti, a inizio trattamento si può tranquillamente decidere di assumere il farmaco levotiroxina generico, controllando la lista degli eccipienti, ma in caso di trattamento con farmaco non generico (privo di lattosio) bisogna tenere a mente che l’AIFA consiglia di passare da un prodotto a base di levotiroxina con un analogo generico previa informazione al paziente e controllo dei valori di TSH (e della FT4 nell’ipotiroidismo centrale) dopo 4-6 settimane. «Questo succede perché la levotiroxina rientra tra i farmaci con indice terapeutico molto stretto. Le principali linee guida internazionali- puntualizza il prof. Centanni – sconsigliano il passaggio non mirato tra brand e generici diversi proprio perché molteplici sono le variabili che condizionano la biodisponibilità della tiroxina e piccole variazioni di dosaggio possono avere effetti biochimici e clinici apprezzabili».

Particolare cautela deve essere riservata, in caso di sostituzione infatti, nei pazienti dove non sono ammissibili oscillazioni nel controllo dell’ipotiroidismo come succede nelle donne in gravidanza o che stiano pianificando il concepimento; in caso di ipotiroidismo, congenito o acquisito, in età pediatrica; in caso di terapia soppressiva in pazienti con pregresso carcinoma tiroideo, soprattutto se fragili o anziani; e nei pazienti con ipotiroidismo centrale (ridotta secrezione del TSH da parte dell’ ipofisi anteriore o da una ridotta secrezione ipotalamica del TRH) .