Come si giudica la sicurezza di un prodotto cosmetico? Senza rendercene conto durante l’arco della giornata sono moltissimi i prodotti che adoperiamo, dal sapone per l’igiene delle mani, a quello per l’igiene intima, al bagnoschiuma, al deodorante, allo shampoo, senza contare i prodotti per il make up e le creme per migliorare l’aspetto del viso e del corpo.
Capire quali sostanze contenute nei prodotti cosmetici, sono potenzialmente dannose per la cute di ciascun individuo, è tutt’altro che facile, poiché vi possono essere dei componenti che inducono, per esempio, sensibilizzazione a causa del contatto anche casuale, con la pelle o perché i fruitori sono categorie particolarmente sensibili. Ecco perché per esempio, chi sa di avere allergia al nichel, deve assicurarsi che i prodotti di cosmesi siano nichel tested.
L’etichetta in pratica, deve riportare la presenza del metallo e garantire che la quantità rilasciata si mantenga al di sotto di una certa soglia, in modo da non comportare rischi di salute per chi risulta particolarmente sensibile a causa della reazione del proprio sistema immunitario.
Poiché il tema è estremamente complesso abbiamo cercato di fare maggiore chiarezza parlandone con Corrado Lodovico Galli, professore ordinario presso l’Università degli Studi di Milano e presidente della Società Italiana di Tossicologia.
I prodotti cosmetici disponibili in commercio sono sempre sicuri?
«Molto dipende da dove i prodotti vengono acquistati. Se la loro provenienza è l’Unione Europea, possiamo affermare che lo sono. Esistono infatti dei comitati appositi: io per esempio, faccio parte da anni del Comitato Scientifico per la Sicurezza dei Consumatori (SCCS) della UE-DG Sante, la Direzione Generale che è responsabile delle politiche della Commissione Europea in materia di salute e sicurezza alimentare e sanità e salute pubblica.
Di norma la Commissione Europea incarica i membri di SCCS di determinare non solo la quantità di ciascuna sostanza che entra in contatto con la cute, i denti e la mucosa della cavità orale, nelle condizioni d’uso normali o ragionevolmente prevedibili, ma anche di stabilire se una sostanza che possa fungere da conservante, antibatterico, filtri solari o simili, all’interno di un prodotto cosmetico sia sicura per la salute o meno in quelle quantità».
Molto dipende dalla quantità di prodotto utilizzata
«Si deve determinare con grande precisione se la sostanza può essere utilizzata e in quale quantità in funzione del sito corporeo di applicazione e dello specifico prodotto cosmetico. Può succedere, per esempio, che una certa sostanza vada bene per la realizzazione di un bagnoschiuma, ma non per una crema per il viso. Questo succede perché è la dose che provoca un certo effetto. L’effetto, quindi, positivo o negativo è una conseguenza del livello di esposizione, ma anche della sede di applicazione. L’esposizione del consumatore, sia adulto sia bambino, a ciascuna sostanza contenuta nel prodotto cosmetico è calcolata a partire dalla sua concentrazione nel prodotto finito e della tipologia del prodotto cosmetico, parametri che concorrono a definire un margine di sicurezza per ciascun ingrediente considerato».
Gli accertamenti che vengono fatti per capire l’affidabilità della sostanza
«Si è proprio questo il meccanismo che consente di legiferare e di dire se una sostanza può entrare nella formulazione di un prodotto cosmetico anziché un altro e se può essere utilizzata da tutti i gruppi sensibili della popolazione.
Non solo, si va anche a valutare cosa succede se la stessa sostanza entra in contatto con il consumatore in seguito all’esposizione a diversi prodotti cosmetici. Per questa ragione SCCS calcola la somma della potenziale esposizione aggregata a un ingrediente derivante dall’uso simultaneo di tutti i prodotti cosmetici che contengono lo specifico ingrediente alla massima quantità consentita».
Quali sostanze sono pericolose?
«Il pericolo è insito in tutto ciò che ci circonda, il rischio invece dipende da come e in quali quantità, si entra in contatto con una certa sostanza. Un esempio: l’acido cianidrico è una sostanza pericolosissima. Se la conserviamo in bottiglia chiusa, però, non costituisce un rischio: diventa rischiosa se ne inaliamo i vapori.
Gli ingredienti contenuti nei prodotti cosmetici, in generale, non devono costituire alcun pericolo, secondo il Regolamento Europeo dei Prodotti Cosmetici per la salute. Non devono nemmeno rappresentare un rischio a causa delle concentrazioni definite da SCCS di volta in volta. Naturalmente tutto dipende da come il prodotto in questione è stato formulato e a quali direttive risponde per l’immissione in commercio».
Ci sono dei canali di acquisto più sicuri di altri?
«Se si acquista un prodotto di cosmesi sul web, non sapendo dove è stato prodotto e quindi non conoscendo a quali restrizioni legislative risponde, non esiste alcuna garanzia per definirne la sicurezza. Comprare un prodotto fatto nell’Unione Europea, dove vige una legislazione attenta alle esigenze del consumatore ci garantisce attenzione per la salute di tutte le fasce di età».
Perché alcuni cosmetici sono sconsigliati in gravidanza o nei bambini?
«I bambini a livello internazionale sono considerati dei piccoli adulti dall’anno di età. Prima presentano immaturità enzimatiche e metaboliche che potrebbero renderli più sensibili all’uso di determinati prodotti anche se applicati esternamente, cioè per via topica a causa del loro potenziale assorbimento attraverso la pelle e la capacità di passare nel sangue.
In gravidanza, l’accrescimento fetale, può risentire dell’effetto di determinati principi attivi. Per questo sono effettuate precise sperimentazioni per valutare come i singoli elementi possono eventualmente interferire da un punto di vista ormonale o con il normale accrescimento dell’organismo allo stato embrionale. Naturalmente qualora si riscontri un’attività di questo tipo ne viene vietato l’utilizzo».
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