A cura di
Marco Lauri Consigliere Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo
Andrea Fini Vicepresidente Ordine delle Professioni Infermieristiche di Teramo
Ancora nel pieno della pandemia, nella difficoltà costante che sin dall'inizio la nostra professione si è trovata ad affrontare, non possiamo non volgere uno sguardo al futuro, uno sguardo capace di imparare dagli errori commessi nel passato.
Il nostro sistema sanitario nazionale, pur se efficiente si è fatto cogliere impreparato: non ha saputo implementare una rete di assistenza territoriale che di fatto per la sua debolezza si è vista travolta da questa pandemia.
Il ruolo strategico essenziale della nostra professione, punto cardine del sistema salute, lo è in maniera essenziale nel territorio.
Non bisogna farsi ingannare nuovamente, imbrigliandola esclusivamente attraverso la sanità pubblica ma esaltarla in tutta la sua essenza. Liberi professionisti, partite iva, hanno già dimostrato e continuano a farlo quanto conti la peculiarità di tale professione, figlia di un percorso formativo universitario tra i più alti d’Europa se non del mondo.
Per questo non possiamo non guardare con fiducia al PNRR, meglio noto come (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) del Recovery Plan post-pandemico europeo, 6 aree di sviluppo previste, la missione salute del sistema sanitario porta con sé una dotazione economica pari a 15,63 miliardi di euro ed è focalizzata principalmente su due obiettivi:
- Il rafforzamento della prevenzione e il potenziamento dell’assistenza sul territorio con l’integrazione tra i servizi sanitari e quelli sociali oggi nettamente separati tra di loro.
- L’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche in dotazione al Sistema Sanitario Nazionale.
Missione 6 (salute) che sviluppa anche aspetti di definizione programmatica per l’utilizzo delle risorse disponibili, impegnate nella misura di 7,00 miliardi di euro per “le Reti di prossimità strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”; innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario Nazionale.
Come ha diverse volte ricordato la nostra presidente Barbara Mangiacavalli, gli obiettivi sono di garantire da un lato assistenza costante, senza lasciare mai solo nessuno, e dall’altro la prevenzione per i cittadini, a partire dai 26 milioni di essi con cronicità semplici o complesse che troveranno il loro riferimento nelle Case di comunità, Ospedali di comunità e Assistenza domiciliare integrata (Adi), nelle cure domiciliari di II e III livello, nelle cure palliative e negli hospice, fino ai 34,4 milioni di “sani” per i quali le Case della comunità serviranno per la prevenzione primaria e secondaria.
Dare compiutezza e sviluppo alla figura dell’infermiere di famiglia e comunità, figura che potrebbe essere soluzione di gran parte dei problemi, ma che oggi per ragioni di formazione e numerosità (carenza) del personale, è quasi del tutto assente nelle regioni o male impiegato dove presente. Implementare la conoscenza della figura infermieristica come professionista autonomo e risolutivo della presa in carico di un problema di salute.
Sono, queste, attività proprie della nostra professione, che svolgiamo da sempre e per questo non possiamo non farne parte, ma al contrario esserne i protagonisti rivedendo ed esprimendo al massimo la nostra professione.
Un infermiere che non ha solo responsabilità riferibili a quelle odierne, ma che assuma un ruolo di case manager per garantire che l’assistenza scorra liscia sul territorio e che gli ospedali restino davvero luogo di elezione dell’acuzie e dei casi più gravi, che esca dalla sola logica di sistema sanitario nazionale, che esprima con ancora più libertà la propria autonomia professionale.
In una logica che consentirà di migliorare la compliance per i cittadini, di ridurre le liste di attesa e tagliare i ricoveri e l’uso improprio dei letti ospedalieri.
I vantaggi saranno sia per i professionisti che potranno lavorare al meglio secondo la loro formazione peculiare, che per i cittadini, che ovviamente troveranno un percorso efficiente,e per il sistema, che eviterà colli di bottiglia nell’assistenza e spese inutili perché improduttive rispetto a una gestione organizzata dei servizi.
I cittadini, nostro vero punto di riferimento, mai come in questo momento, ci esortano ad avere forza, coraggio, ed è con soddisfazione che riceviamo in questi giorni l’investitura di: ricetta per un sistema salute del futuro. Parliamo di quasi 22 milioni di malati cronici, dalle associazioni dei malati oncologici a quelle dei portatori di stomie; chiedono al Governo in una petizione inviata all’esecutivo, al Parlamento e alle Regioni, di non essere lasciati soli sul territorio, nella loro vita di tutti i giorni e per questo hanno bisogno di più infermieri e sempre più specializzati.
Infermieri, la salute del territorio ha già i suoi professionisti.