Scarsi risultati possono perciò dipendere sì dal poco impegno, ma per alcuni studenti il problema può essere quello di uno stato ansioso circa la scuola e tutto ciò che la riguarda.
L'ansia, come ho avuto modo di spiegare in altri interventi, può essere considerata secondo due dimensioni:
come stato di tensione fisica;come condizione mentale di preoccupazione.
Secondo la teoria cognitiva, è possibile inserire l'ansia e spiegarne il funzionamento in base al sistema cognitivo, cioè l'insieme delle funzioni e dei meccanismi mentali che ci permettono di elaborare i pensieri e i loro contenuti. I problemi emozionali, quindi anche l'ansia, derivano dai pensieri e dalle interpretazioni di un evento o situazione e i comportamenti conseguenti contribuiscono a mantenere e rafforzare tali convinzioni e le emozioni da esse derivanti.
Ad esempio, se uno studente, nonostante l'impegno profuso nella preparazione, ha un pensiero del tipo "Domani l'interrogazione andrà malissimo!!", probabilmente sperimenterà uno stato di ansia che potrebbe impedirgli di ottenere un voto soddisfacente, innalzando a dismisura il suo livello di attivazione e riducendo le possibilità di una buona riuscita.
L'ansia deriva da una errata elaborazione delle informazioni provenienti dall'esterno e riguardanti:
· preoccupazioni per un potenziale pericolo;
· sottovalutazione delle risorse personali per farvi fronte.
L'ansia è un'emozione di per sé normale e indispensabile dal punto di vista evolutivo, perché è quello stato emotivo che predispone l'organismo alla reazione (attacco o fuga) in una situazione potenzialmente pericolosa.
In un contesto di potenziale rischio si attivano nella mente gli schemi di pericolo, quelle strutture mentali che elaborano le informazioni provenienti dall'esterno in modo da far percepire la realtà come pericolosa e il soggetto stesso come vulnerabile. Il funzionamento di questo schema è sempre stato il medesimo, ora come in passato, a salvaguardia della specie umana. Si potrebbe, con buona ragione, dire che la presenza e l'attivazione dello schema di pericolo siano fatti positivi ed è proprio così, ma per l'uomo moderno sorge una complicazione, proprio al fatto che la mente umana mantiene tuttora questa naturale tendenza alla fuga. Al giorno d'oggi infatti, quando lo schema di pericolo si attiva in presenza di una situazione stressante, generalmente manca la possibilità di fuggire e si è costretti a rimanere nella situazione e affrontarla, alle prese con la gestione dell'ansia provocata. Accade, quindi, che una situazione stressante attivi lo schema di pericolo e, non essendo possibile la reazione di fuga, si instauri un circolo vizioso che rafforza l'ansia provata, per cui le manifestazioni ansiose sono considerate esse stesse delle fonti di minaccia per l'individuo, condizionando il suo comportamento.
Comportamenti ed emozioni sono influenzati dal modo in cui le persone gli eventi. Sono le interpretazioni, quindi i pensieri, a determinare ciò che si prova.
Anche il pensiero ha una sua strutturazione nella mente. Si pone su più livelli, cioè quello dei pensieri automatici e quello delle credenze, che sono di due tipi:
1. opinioni, regole e assunzioni, cioè espressioni di tipo "se...allora...", che si maturano durante lo sviluppo, interagendo con l'ambiente esterno e con le altre persone, per dare senso al mondo;
2. convinzioni su noi stessi, sugli altri e sul mondo, posizionate ad un livello ancora più profondo del nostro sistema cognitivo e che sono considerati come le verità assolute, globali e rigide, dei dogmi.
Ogni individuo costruisce il suo personale modello cognitivo, a seconda delle esperienze di vita, dal quale deriva chiaramente un personale modello comportamentale.
Una situazione vissuta come stressante, come possono essere un'interrogazione oppure un compito in classe, può predisporre ad una reazione di tipo ansioso. L'ansia scolastica può essere considerata una forma di ansia sociale, poiché ne comprende i temi principali, cioè:
· paura del fallimento;
· paura del giudizio;
· attenzione centrata su di sé.
Se le preoccupazioni su questi temi prevalgono, probabilmente interferiranno con le attività dell'individuo e soprattutto sul modo in cui vengono fatte. Se sono particolarmente frequenti possono portare ad un disturbo chiamato fobia sociale, che ostacola fino ad impedire completamente a chi ne soffre la partecipazione ad ogni situazione in cui è possibile vivere, o si teme di vivere, il giudizio altrui.
Per ottenere una buona valutazione a scuola bisogna certamente impegnarsi nello studio, ma vanno considerati anche altri elementi, ad esempio le aspettative dell'alunno e della sua famiglia circa il rendimento scolastico e il peso che questo ha nella realizzazione personale e nella stima di sé, nonché sul clima familiare, specie quando i genitori hanno aspettative elevate sul rendimento dei figli e queste vengono disattese. Le difficoltà scolastiche possono incidere negativamente sull'autostima e sul senso di autoefficacia dei ragazzi: se, nonostante l'impegno profuso, non si ottengono i risultati sperati, questi possono maturare la convinzione di non essere all'altezza di situazioni importanti, come a scuola. Nel tempo queste convinzioni si potrebbero generalizzare anche ad altri ambiti, rafforzando ulteriormente l'idea di non essere all'altezza,di essere persone complessivamente incapaci e di poco valore, influenzando negativamente anche il senso di efficacia personale, cioè quell'insieme di convinzioni circa le proprie capacità e qualità e l'essere in possesso degli strumenti necessari ad affrontare le situazioni ritenute importanti.
Si consideri, però, anche l'aspetto positivo della presenza di uno stato ansioso: uno stato di ansia non esageratamente elevato (ad esempio, quella ben nota sensazione di aver dimenticato una qualunque nozione su un certo argomento, mentre il professore scorre il registro per decidere chi interrogare), permette di mantenere un livello di attivazione e di concentrazione adeguati ad affrontare bene la prova. Sperimentare un ragionevole livello di tensione prima di un' interrogazione, dunque, non è solo normale ma anche utile. Quando di attivazione diventa eccessivo, invece, potrebbe impedire allo studente di ragionare, conferendo quella spiacevole quanto duratura sensazione di "vuoto in testa" che blocca il ragionamento, impedendo di fatto una risposta e che, a lungo andare, potrebbe anche spingere ad evitare in modo più o meno sistematico la situazione, quindi ad esempio a saltare la scuola per non affrontare una verifica. Allo stesso modo, anche un livello di ansia troppo basso si rivela poco funzionale, perché porterebbe a sottovalutare la situazione, a volte a studiare meno di quanto sarebbe necessario e ad essere meno attenti e pronti a rispondere in modo adeguato.
Un intervento di tipo psicologico può rivelarsi molto utile nella gestione dell'ansia scolastica. Secondo le strategie proprie della psicologia cognitivo- comportamentale, è possibile agire su due fronti:
· quello comportamentale, incrementando e rafforzando le abilità sociali e comunicative dei ragazzi e quelle di risoluzione dei problemi;
· quello cognitivo, analizzando le ragioni, in termini di pensieri e convinzioni, che hanno contribuito allo sviluppo e poi al mantenimento dell'ansia, ristrutturandole con pensieri e convinzioni maggiormente funzionali, a favore di un generale rafforzamento dell'autoefficacia e della stima di sé.
L'azione combinata sul piano cognitivo e su quello del comportamento può portare grandi benefici nelle prestazioni scolastiche, permettendo agli studenti di affrontare la scuola in modo più efficace e, soprattutto, soddisfacente per loro.