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E se lo sviluppo della dipendenza da cocaina fosse (almeno in alcuni casi) l’approdo inevitabile che segue un’infanzia e un’adolescenza segnata dagli abusi? A formulare per la prima volta l’ipotesi, tanto affascinante quando insidiosa, è stato un pool di ricercatori romani (Irccs Santa Lucia, Università di Roma Sapienza e Tor Vergata), in un lavoro pubblicato sulle colonne della rivista «Biological Psychiatry».

Secondo gli scienziati, l’aver ricevuto traumi psicologici nell’infanzia espone la persona a maggiori rischi di rimanere poi impigliati nella dipendenza dalla sostanza alcaloide estratta dalle foglia della coca. Un ruolo importante, in questo fenomeno, sembra averlo il sistema immunitario. La sua eccessiva attivazione determinerebbe una variazione in alcune aree cerebrali coinvolte nella regolazione del tono dell’umore e della gratificazione innescata (anche) dalle sostanze di abuso, proprio come la cocaina.

Le conseguenze (a lungo termine) dei maltrattamenti sul cervello

I ricercatori hanno analizzato quaranta persone in trattamento per il disturbo di dipendenza dalla cocaina, osservando che l’esposizione a tale sostanza aveva indotto un’alterazione nel funzionamento del sistema immunitario. Sorprendentemente, questa condizione era particolarmente marcata nei soggetti che durante la loro infanzia avevano subito abusi e maltrattamenti.

«Il maltrattamento, soprattutto emotivo, provoca nel bambino uno stress capace di attivare una risposta infiammatoria abnorme e di alterare la maturazione del sistema immunitario con una modifica permanente del suo funzionamento - spiega Valeria Carola, ricercatrice del laboratorio di neurobiologia del comportamento dell’Irccs Santa Lucia di Roma e coordinatrice della ricerca - Dal momento che la cocaina si lega ai recettori TLR4 del sistema immunitario per produrre i suoi effetti, questa particolare sensibilità di tutti quegli organi deputati alla difesa dell’organismo dalle sostanze estranee rende il soggetto più esposto al rischio di dipendenza e di ricadute durante l’astinenza. In più aumenta il rischio di malattie del sistema nervoso centrale indotte dall’abuso di sostanze, a partire dall’ictus».

Attraverso l’osservazione incrociata di dati raccolti mediante analisi del sangue e di funzioni biologiche del sistema nervoso centrale, i ricercatori hanno anche dimostrato che l’alterazione del sistema immunitario in età precoce contribuisce a modificare la formazione del sistema dopaminergico. In particolare, nel corso della ricerca, sono state riscontrate alterazioni funzionali nell’area tegmentale ventrale, una regione profonda del cervello, da cui il sistema dopaminergico ha origine e che influisce sia sulle funzioni cognitive della persona che sulla regolazione dell’umore e delle proprietà gratificanti delle sostanze d’abuso.

Non tutto è scritto nei geni

L’analisi dei meccanismi fisiologici alla base del rapporto tra trauma precoce e tossicodipendenza fornisce anche suggerimenti pratici in ambito terapeutico. «I risultati ci invitano a prendere in considerazione la possibilità di modulare farmacologicamente dei fattori infiammatori durante i percorsi di recupero dei soggetti con dipendenza - osserva Luisa Lo Iacono, ricercatrice dell’Università di Roma Sapienza e dell’Irccs Santa Lucia -. In modelli animali abbiamo già costatato che la modulazione farmacologica della risposta infiammatoria è in grado di prevenire sia lo sviluppo di dipendenza che la ricaduta dopo un periodo di astinenza».

Lo studio, spiegano i ricercatori, nasce dalla volontà di contribuire a un cambio di paradigma nella ricerca delle cause fisiologiche delle dipendenze: «A lungo si è ipotizzata come causa prioritaria la predisposizione genetica dell’individuo, che lasciava poche speranze alla possibilità di recupero - è la chiosa finale -. Oggi stiamo riscontrando sempre più il ruolo chiave dei fattori ambientali e relazionali che, attraverso meccanismi epigenetici, ovvero di modifica nella lettura del nostro Dna, sono in grado di alterare determinate funzioni dell’organismo».

Twitter @fabioditodaro