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Il Parkinson, la malattia degenerativa che comporta tremori, rigidità, instabilità e lentezza nei movimenti, in un 40-60% di pazienti si caratterizza anche per le psicosi. Questi pazienti, infatti, lamentano allucinazioni visive che compaiono non solo come conseguenza della terapia che devono seguire per tenere a bada la sintomatologia determinata dall’insufficienza di dopamina.

«Le allucinazioni tipiche del Parkinson sono più di origine visiva che uditiva: i pazienti, almeno inizialmente, vedono qualcosa nell’angolo dell’occhio, come per esempio un insetto nel lavandino, o, più spesso l’ombra di un animaletto che fugge - chiarisce Marco Onofrj, direttore della Clinica Neurologica dell’Ospedale Clinicizzato di Chieti e autore recentemente dell’editoriale della rivista Neurology proprio relativamente alle allucinazioni nel Parkinson. - Alla comparsa delle allucinazioni, almeno nella fase iniziale, non solo il paziente è cosciente che l’allucinazione è falsa, ma la stessa tende a scomparire con una buona messa a fuoco dell’oggetto, verosimilmente perché l’attivazione dei sistemi neurali che sottendono l’attenzione, sopprime i sistemi interni che producono allucinazioni.

Oltre a vedere degli insetti, le allucinazioni tendono a riflettere le immagini proprie dell’esperienza di vita del paziente questo significa che il carrozziere vede parti di automobili, il contadino gli animali, la casalinga può immaginare di vedere il contenuto dei sacchetti della spesa e via dicendo».

CHE SUCCEDE QUANDO L’ALLUCINAZIONE NON È SOLO VISIVA

La capacità di rendersi conto che l’allucinazione visiva non è reale va scemando con l’avanzare dei disordini cognitivi. In un 25% dei pazienti con Parkinson, almeno fino a quando non compaiono tali disordini, le allucinazioni non costituiscono un problema. In altri pazienti, invece, in un tempo variabile fra 1 e 7 anni dalla comparsa delle prime allucinazioni, le stesse acquistano importanza e possono coinvolgere, oltre la vista, anche il tatto e l’udito.

Non è raro che il paziente creda di vedere immagini nascoste nel buio che incutono paura, pensino di discutere con i parenti defunti o avvertano la sensazione tattile della presenza dei corpi che credono di vedere. Se tali allucinazioni diventano quotidiane, compare nel paziente confusione e disorientamento oltre che paura.

ALLUCINAZIONI E TERAPIA DEL PARKINSON

Secondo gli studi disponibili le allucinazioni del Parkinson, che rappresentano una delle più gravi complicanze della malattia e un fortissimo stress di difficile gestione per chi assiste il malato, dipendono da alterazioni microanatomiche insite nella malattia, ma sono anche una conseguenza della terapia che si deve instaurare per tenere sotto controllo la progressione della patologia.

L’attuazione della terapia dopaminergica, indispensabile per sopperire alla carenza della dopamina a livello centrale, responsabile della sintomatologia del Parkinson, facilita purtroppo lo sviluppo delle allucinazioni.

«Sospendendo la terapia dopaminergica, però, non si assiste a una regressione immediata dei sintomi, e gli studi sistematici non hanno dimostrato un rapporto diretto tra dose dei farmaci e allucinazioni - spiega il dottor Onofrj. - Empiricamente, spesso, la riduzione dei farmaci dopaminergici riduce le allucinazioni, ma ciò sempre a scapito del controllo delle capacità motorie».

ALLUCINAZIONE E TERAPIA PER I DISTURBI DELL’UMORE

I pazienti con Parkinson non di rado accanto al trattamento dopaminergico possono aver bisogno anche di una terapia per i disturbi dell’umore che aggravano la loro condizione; molti dei farmaci utilizzati possono peggiorare le allucinazioni come spiega il dottor Onofrj: «I disturbi dell’umore comportano una certa propensione verso lo sviluppo di una condizione maniacale. Nella fase maniacale del disturbo bipolare possono comparire allucinazioni, quindi è difficile dire con chiarezza se i fenomeni allucinatori dipendono da un effetto diretto del farmaco o sono una conseguenza del viraggio umorale indotto. In un ragionamento deduttivo si può considerare che i farmaci per il controllo dell’umore determinano un aumento relativo della disponibilità di serotonina un neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale, mentre i farmaci che riducono le allucinazioni sono antagonisti o agonisti inversi della serotonina, quindi una relazione ci deve essere, ma non ci sono però ancora dati definitivamente dimostrativi».

COSA SI PUÒ FARE CONCRETAMENTE PER GESTIRE LE ALLUCINAZIONI?

Esiste un punto nella vita del paziente affetto da Parkinson e di chi lo assiste nel quale convivere con le allucinazioni può divenire svilente e difficile. È possibile tenerle sotto controllo?

«Si cerca di ottenere il controllo delle allucinazioni riducendo, al limite della tollerabilità del peggioramento motorio, la dose di farmaci dopaminergici. Se il peggioramento motorio è intollerabile, si possono aggiungere farmaci inibitori delle colinesterasi che sono normalmente utilizzati per migliorare l’attenzione nei pazienti dementi, o farmaci che hanno azione antagonistica su alcuni recettori della serotonina. Uno di questi farmaci autorizzati in questo senso non è ancora disponibile in Italia, ma è in ogni caso molto costoso. Non si possono usare i comuni neurolettici, che hanno spesso attività antagonistica della serotonina, perché sono estremamente pericolosi in tutte le forme di Parkinson, con effetti collaterali anche letali».