Giallo a Stoccolma. All’insaputa del Karolinska Institutet, la prestigiosa università di medicina svedese, un tale Lars Andersson da alcuni anni sta pubblicando su riviste scientifiche una serie di articoli (nel gergo tecnico si tratta di «lettere all’editore») con l’obbiettivo -infondato- di insinuare il dubbio sull’utilità e sulla sicurezza dei vaccini. Ultimo in ordine di tempo è quello che afferma che il vaccino per l’HPV esporrebbe ad un aumentato rischio di sviluppare il cancro del collo dell’utero.
Esattamente il contrario di ciò che dovrebbe fare, ovvero prevenirne l’insorgenza.
C’è però un piccolo particolare: oltre all’infondatezza della comunicazione, presso il Karolinska non lavora nessun Lars Andersson. Una situazione imbarazzante che mostra il lato oscuro di come vengono gestite alcune pubblicazioni su riviste scientifiche non sempre attendibili. Ma l’imbarazzo colpisce anche l’istituto stesso che negli anni non si è mai accorto delle pubblicazioni a nome dello scienziato fantasma.
Un unico obbiettivo: insinuare il dubbio
La «lettera all’editore» da poco pubblicata da Lars Andersson è solo l’ultima di una serie iniziata nel 2014. Negli ultimi giorni del mese di aprile di quest’anno la rivista «Indian Journal Medical Ethics» pubblica un articolo che afferma che il vaccino contro il papilloma virus in realtà potrebbe causare il cancro della cervice uterina. A firmare la rivoluzionaria scoperta è il solo Lars Andersson che come affiliazione si porta dietro il nome del prestigioso Karolinska Institutet. Che qualcosa non quadri lo si può notare dall’indirizzo mail a cui poter scrivere allo scienziato. Una casella di posta generica non riconducibile all’istituto.
Con le stesse modalità -articolo a firma unica, affiliazione del Karolinska e mail generica- Andersson nel 2014 pubblica alcuni dati sulla presunta associazione tra vaccino influenzale e sviluppo di diabete e, nel 2017, che il vaccino per l’HPV è associato alla comparsa della sindrome da stanchezza cronica.
Lars Andersson non esiste
Se le precedenti pubblicazioni non hanno avuto molta eco, quest’ultima ha cominciato a fare il giro del web -ripresa in particolare da siti particolarmente sensibili all’argomento «danni da vaccino»- sino ad arrivare al Karolinska Institutet. Al di là dell’infondatezza del messaggio, basato sull’interpretazione ed omissione di alcuni dati, a rendere curiosa la vicenda è l’identità del ricercatore.
Dopo una rapida indagine interna il Karolinska mercoledì ha diramato un comunicato in cui afferma che nel proprio organico non c’è e non vi è mai stato il signor Lars Andersson (a onor del vero c’è un omonimo che non si occupa di vaccini. Ma Lars Andersson in Svezia equivale a Giuseppe Rossi per l’Italia).
Oltre a prendere posizione l’università ha chiesto alla rivista «Indian Journal Medical Ethics» di eliminare immediatamente quell’affiliazione. Richiesta accettata con la precisazione che Lars Andersson non è altro che uno pseudonimo che il ricercatore chiede di adottare per salvaguardare la propria incolumità.
Il vaccino contro l’HPV funziona
La vicenda, emersa solo in questi ultimi giorni, ci insegna che ad oggi uno dei problemi nel campo della ricerca è la facilità con cui è possibile pubblicare teorie fasulle senza troppo controllo. Teorie che, proprio perché pubblicate su riviste scientifiche scarsamente controllate -che un non addetto ai lavori non può riconoscere-, vengono prese come pretesto per affermare la pericolosità dei vaccini.
Un salto di qualità notevole che permette alla galassia dei siti No-Vax di poter citare pubblicazioni scientifiche a supporto della propria idea. Eppure, sull’efficacia e sicurezza dei vaccini -e in particolare modo quello per l’HPV- i dati parlano chiaro. Proprio ieri è stato pubblicato un imponente studio - e non una semplice lettera all’editore come quelle di Lars Andersson- che ha preso in esame ben 26 ricerche che hanno coinvolto oltre 73 mila ragazze e donne di età compresa tra i 15 e i 45 anni di tutti i continenti e seguite per 8 anni.
L’analisi ha mostrato che il vaccino contro il papillomavirus abbatte il rischio di lesioni pre-tumorali nelle ragazze e non è associato a effetti collaterali gravi, né tanto meno a decessi o a conseguenze sulle gravidanze.
@danielebanfi83
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