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Niente spostamenti e sempre meno disagi. Dopo anni di sperimentazione, la possibilità di effettuare le cure oncologiche per un tumore al seno direttamente a casa propria si appresta a diventare realtà. L’esperienza, prossima a partire da Napoli, sarà rivolta soltanto alle donne colpite da una neoplasia cosiddetta HER2 positiva. Nel loro caso, pari all’incirca al 20 per cento delle diagnosi annue di quella che è la più diffusa forma di cancro tra le donne, le cellule tumorali mostrano in superficie il recettore HER2, contro cui da diversi anni si utilizzano gli anticorpi monoclonali. La novità è che questa terapia - obbligatoria dopo l’intervento chirurgico (adiuvante) e, nei casi in cui la malattia è più aggressiva, anche prima dell’ingresso in sala operatoria (neoadiuvante) - d’ora in avanti potrà essere somministrata direttamente al domicilio delle pazienti in cura all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale.

Terapie a domicilio per il tumore al seno

Merito dello sviluppo di un’iniezione sottocutanea che, in pochi minuti, assicura alle donne pari efficacia e diversi vantaggi: una migliore qualità della vita, una minore invasività (un'iniezione sottocute al posto di un'infusione), la riduzione delle degenze e dei tempi di somministrazione (si passa dai 30-90 minuti di un trattamento tradizionale a circa 5 minuti). Il programma «Herhome» - prima iniziativa di questo tipo in Italia - partirà ufficialmente a fine febbraio e rappresenta un buon esempio di collaborazione tra una struttura pubblica (il Pascale) e un’azienda privata (la farmaceutica Roche). A esserne interessate le pazienti in trattamento con la formulazione sottocutanea di Trastuzumab. L’adesione, volontaria e gratuita, sarà comunque revocabile in qualsiasi momento. Il programma prevede che le prime due somministrazioni di terapia sottocutanea con il principio attivo avvengano in day-hospital, mentre le successive potranno essere effettuate nel salotto della propria abitazione. Tutti gli appuntamenti saranno concordati con lo specialista di riferimento, che presenzierà comunque a ogni iniezione. Nessun rischio aggiuntivo, dunque.

Il percorso diventa a misura di donna

L’obbiettivo è rendere più confortevole la terapia biologica antitumorale alle donne già costrette ad affrontare un momento difficile e senza stravolgere la vita di un’intera famiglia che, molto spesso, fa completo affidamento proprio su quella persona. Le prime a beneficiare di questa svolta saranno Rita Maria (55 anni) e Marisa (59), due donne che hanno già completato i cicli di chemioterapia e sono state selezionate insieme ad altre cento per essere coinvolte in «Herhome». Il programma è stato realizzato in nome e in memoria di Stefania Pisani che, con l’Associazione «Noi ci siamo», si è sempre battuta affinché il percorso di cura fosse a misura delle pazienti. Un desiderio che la veterinaria, scomparsa a 55 anni a luglio del 2018, aveva condiviso con Michelino De Laurentiis, direttore del dipartimento di oncologia toracopolmonare del Pascale. «Sono felice di aver portato avanti uno dei sogni di Stefania - spiega l’esperto -. Grazie a questa partnership ci accingiamo ad avviare un percorso terapeutico innovativo che metterà le pazienti e le loro esigenze al centro dell’organizzazione sanitaria».

Twitter @fabioditodaro

Niente spostamenti e sempre meno disagi. Dopo anni di sperimentazione, la possibilità di effettuare le cure oncologiche per un tumore al seno direttamente a casa propria si appresta a diventare realtà. L’esperienza, prossima a partire da Napoli, sarà rivolta soltanto alle donne colpite da una neoplasia cosiddetta HER2 positiva. Nel loro caso, pari all’incirca al 20 per cento delle diagnosi annue di quella che è la più diffusa forma di cancro tra le donne, le cellule tumorali mostrano in superficie il recettore HER2, contro cui da diversi anni si utilizzano gli anticorpi monoclonali. La novità è che questa terapia - obbligatoria dopo l’intervento chirurgico (adiuvante) e, nei casi in cui la malattia è più aggressiva, anche prima dell’ingresso in sala operatoria (neoadiuvante) - d’ora in avanti potrà essere somministrata direttamente al domicilio delle pazienti in cura all’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale.

Terapie a domicilio per il tumore al seno

Merito dello sviluppo di un’iniezione sottocutanea che, in pochi minuti, assicura alle donne pari efficacia e diversi vantaggi: una migliore qualità della vita, una minore invasività (un'iniezione sottocute al posto di un'infusione), la riduzione delle degenze e dei tempi di somministrazione (si passa dai 30-90 minuti di un trattamento tradizionale a circa 5 minuti). Il programma «Herhome» - prima iniziativa di questo tipo in Italia - partirà ufficialmente a fine febbraio e rappresenta un buon esempio di collaborazione tra una struttura pubblica (il Pascale) e un’azienda privata (la farmaceutica Roche). A esserne interessate le pazienti in trattamento con la formulazione sottocutanea di Trastuzumab. L’adesione, volontaria e gratuita, sarà comunque revocabile in qualsiasi momento. Il programma prevede che le prime due somministrazioni di terapia sottocutanea con il principio attivo avvengano in day-hospital, mentre le successive potranno essere effettuate nel salotto della propria abitazione. Tutti gli appuntamenti saranno concordati con lo specialista di riferimento, che presenzierà comunque a ogni iniezione. Nessun rischio aggiuntivo, dunque.

Il percorso diventa a misura di donna

L’obbiettivo è rendere più confortevole la terapia biologica antitumorale alle donne già costrette ad affrontare un momento difficile e senza stravolgere la vita di un’intera famiglia che, molto spesso, fa completo affidamento proprio su quella persona. Le prime a beneficiare di questa svolta saranno Rita Maria (55 anni) e Marisa (59), due donne che hanno già completato i cicli di chemioterapia e sono state selezionate insieme ad altre cento per essere coinvolte in «Herhome». Il programma è stato realizzato in nome e in memoria di Stefania Pisani che, con l’Associazione «Noi ci siamo», si è sempre battuta affinché il percorso di cura fosse a misura delle pazienti. Un desiderio che la veterinaria, scomparsa a 55 anni a luglio del 2018, aveva condiviso con Michelino De Laurentiis, direttore del dipartimento di oncologia toracopolmonare del Pascale. «Sono felice di aver portato avanti uno dei sogni di Stefania - spiega l’esperto -. Grazie a questa partnership ci accingiamo ad avviare un percorso terapeutico innovativo che metterà le pazienti e le loro esigenze al centro dell’organizzazione sanitaria».

Twitter @fabioditodaro