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Una complicanza «potenzialmente devastante, al pari della malattia polmonare». Viene definita così l’encefalopatia emorragica necrotizzante individuata dai medici dell’Henry Ford Health System di Detroit in una paziente affetta da Covid-19. L’associazione, specificano gli stessi specialisti, che hanno descritto il caso in una pubblicazione apparsa sulla rivista scientifica «Radiology» (https://pubs.rsna.org/doi/10.1148/radiol.2020201187), è al momento presunta. Ma considerando l’aumento dei casi di malattia che si registra in tutto il mondo, «tutti i colleghi dovrebbero fare attenzione anche all’eventuale alterazione dello stato di coscienza di una persona», quando valutano le condizioni di un paziente positivo (o potenzialmente tale) al Coronavirus.

Il caso di una donna di 58 anni

Il lavoro descrive il caso di una donna di 58 anni, giunta nei giorni scorsi in pronto soccorso dopo 72 ore vissute con la febbre, la tosse e una serie di dolori muscolari. Una volta entrata in ospedale, la paziente ha manifestato anche segni di confusione, letargia e disorientamento. Negativa al tampone per l’influenza, è stata invece confermata la positività al Sars-CoV-2: il virus responsabile della malattia Covid-19. Alla luce dei sintomi neurologici, gli specialisti statunitensi hanno approfondito il quadro sottoponendo la paziente a una Tac e a una risonanza magnetica cerebrale. È così che si è arrivati a riconoscere i segni tipici dell’encefalopatia emorragica, con lesioni «all’interno del talamo, dei lobi temporali mediali e delle regioni subinsulari», è quanto riportato nella pubblicazione. In trattamento con gli anticorpi somministrati per via endovenosa, fino al primo aprile (data di pubblicazione dell’articolo) la paziente era ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Henry Ford.

Encefalopatia acuta: di cosa si tratta?

L'encefalopatia acuta necrotizzante è una rara complicanza dell'influenza e di altre infezioni virali, che di norma si riscontra soprattutto nei bambini. A causarla è l’eccesso nella risposta infiammatoria che gli esperti chiamano «tempesta di citochine», presente nei pazienti affetti da Covid-19 (come testimonia un’analisi pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista «The Lancet»): e che in questo caso si sarebbe manifestata a livello intracranico. Potrebbe essere stata questa - non l’invasione del Coronavirus a livello cerebrale - la causa della rottura della barriera ematoencefalica. Da cui, l’emorragia. L’encefalopatia coinvolge perlopiù le aree sopra citate, ma non è inusuale rilevare i segni della complicanza anche a livello del tronco encefalico, del cervelletto e dei fasci di fibre nervose (assoni e dendriti).

Altri possibili segni di danno cerebrale

L’ipotesi che le conseguenze dell’infezione da Coronavirus siano rilevabili anche a livello cerebrale è stata lanciata pure da altri studi. In uno di questi, pubblicato sulla rivista «The Lancet Neurology» (https://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(20)30109-5/fulltext), viene descritto il caso di una donna cinese positiva a Sars-CoV-2 e affetta dalla sindrome di Guillain-Barrè. Altri specialisti hanno segnalato di aver riscontrato in alcuni pazienti gravi deficit neurologici, anosmia (perdita dell’olfatto) e nevralgia del trigemino. «Questi casi potrebbero indicare che il virus può invadere il cervello, seppur in rare circostanze», ha affermato Elissa Fory, neurologa del Henry Ford Health System di Detroit, al «New York Times». Situazioni analoghe sono state riscontrate anche in Italia. Al punto che agli Spedali Civili di Brescia, in una delle province più colpite dal Coronavirus, all’interno del reparto di neurologia è stata creata un’ala denominata neurocovid, per accogliere i pazienti positivi all’infezione che manifestano sintomi neurologici.

Twitter @fabioditodaro

Una complicanza «potenzialmente devastante, al pari della malattia polmonare». Viene definita così l’encefalopatia emorragica necrotizzante individuata dai medici dell’Henry Ford Health System di Detroit in una paziente affetta da Covid-19. L’associazione, specificano gli stessi specialisti, che hanno descritto il caso in una pubblicazione apparsa sulla rivista scientifica «Radiology» (https://pubs.rsna.org/doi/10.1148/radiol.2020201187), è al momento presunta. Ma considerando l’aumento dei casi di malattia che si registra in tutto il mondo, «tutti i colleghi dovrebbero fare attenzione anche all’eventuale alterazione dello stato di coscienza di una persona», quando valutano le condizioni di un paziente positivo (o potenzialmente tale) al Coronavirus.

Il caso di una donna di 58 anni

Il lavoro descrive il caso di una donna di 58 anni, giunta nei giorni scorsi in pronto soccorso dopo 72 ore vissute con la febbre, la tosse e una serie di dolori muscolari. Una volta entrata in ospedale, la paziente ha manifestato anche segni di confusione, letargia e disorientamento. Negativa al tampone per l’influenza, è stata invece confermata la positività al Sars-CoV-2: il virus responsabile della malattia Covid-19. Alla luce dei sintomi neurologici, gli specialisti statunitensi hanno approfondito il quadro sottoponendo la paziente a una Tac e a una risonanza magnetica cerebrale. È così che si è arrivati a riconoscere i segni tipici dell’encefalopatia emorragica, con lesioni «all’interno del talamo, dei lobi temporali mediali e delle regioni subinsulari», è quanto riportato nella pubblicazione. In trattamento con gli anticorpi somministrati per via endovenosa, fino al primo aprile (data di pubblicazione dell’articolo) la paziente era ricoverata in gravi condizioni all’ospedale Henry Ford.

Encefalopatia acuta: di cosa si tratta?

L'encefalopatia acuta necrotizzante è una rara complicanza dell'influenza e di altre infezioni virali, che di norma si riscontra soprattutto nei bambini. A causarla è l’eccesso nella risposta infiammatoria che gli esperti chiamano «tempesta di citochine», presente nei pazienti affetti da Covid-19 (come testimonia un’analisi pubblicata nei giorni scorsi sulla rivista «The Lancet»): e che in questo caso si sarebbe manifestata a livello intracranico. Potrebbe essere stata questa - non l’invasione del Coronavirus a livello cerebrale - la causa della rottura della barriera ematoencefalica. Da cui, l’emorragia. L’encefalopatia coinvolge perlopiù le aree sopra citate, ma non è inusuale rilevare i segni della complicanza anche a livello del tronco encefalico, del cervelletto e dei fasci di fibre nervose (assoni e dendriti).

Altri possibili segni di danno cerebrale

L’ipotesi che le conseguenze dell’infezione da Coronavirus siano rilevabili anche a livello cerebrale è stata lanciata pure da altri studi. In uno di questi, pubblicato sulla rivista «The Lancet Neurology» (https://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(20)30109-5/fulltext), viene descritto il caso di una donna cinese positiva a Sars-CoV-2 e affetta dalla sindrome di Guillain-Barrè. Altri specialisti hanno segnalato di aver riscontrato in alcuni pazienti gravi deficit neurologici, anosmia (perdita dell’olfatto) e nevralgia del trigemino. «Questi casi potrebbero indicare che il virus può invadere il cervello, seppur in rare circostanze», ha affermato Elissa Fory, neurologa del Henry Ford Health System di Detroit, al «New York Times». Situazioni analoghe sono state riscontrate anche in Italia. Al punto che agli Spedali Civili di Brescia, in una delle province più colpite dal Coronavirus, all’interno del reparto di neurologia è stata creata un’ala denominata neurocovid, per accogliere i pazienti positivi all’infezione che manifestano sintomi neurologici.

Twitter @fabioditodaro