Sulla superficie dell’occhio umano albergano diversi batteri: l’occhio al pari di tutta la superficie corporea, infatti, risulta densamente popolato da batteri saprofiti. L’uso delle lenti a contatto o terapie antibiotiche prolungate possono alterare questo delicato equilibrio ed esporre la superficie oculare allo sviluppo di patologie quali congiuntiviti o blefariti. Oltre alla popolazione batterica residente a livello della superficie oculare, gli studi più recenti hanno portato a ipotizzare l’esistenza di un asse intestino-occhio in pratica a seconda di quella che è la composizione del microbiota intestinale ne risente in positivo o in negativo anche la salute oculare. Ecco perché, per esempio, chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile in molti casi ha anche dei problemi di alterazione della superficie oculare.
Ruolo del micro bioma oculare nella patogenesi del glaucoma
Il glaucoma, per esempio, seconda causa di cecità a livello mondiale dopo la cataratta è indotta da una pressione dell’occhio troppo elevata. La patologia si tiene sotto controllo andando a calmierare la pressione oculare attraverso il trattamento farmacologico, con l’instillazione di colliri ipotonizzanti o terapie laser e chirurgiche.
«Si ipotizza però che all’origine dell’innalzamento pressorio ci sia stato uno stress ossidativo di cellule oculari che potrebbe essere generato proprio da variazioni nel microbiota intestinale così come ipotizzato per altre malattie neurodegenerative secondo quell’asse intestino-cervello oggi chiamato sempre più spesso in causa- chiarisce Gianluca Scuderi, professore associato del Dipartimento di Neuroscienze, Salute Mentale e Organi Di Senso-Nesmos della Sapienza Università di Roma e responsabile dell’Unità operativa di oculistica dell’Ospedale Sant’Andrea che aggiunge- Il processo neurodegenerativo in caso di glaucoma colpisce le cellule gangliari della retina: al momento per contrastare la degenerazione neuronale o prevenirla non ci sono a disposizione molti mezzi se non la terapia ipotensiva. Si può ricorrere, però, all’utilizzo di nutraceutici ovvero sostanze che si trovano in natura che vengono concentrati in capsule o compresse per incrementarne i benefici in maniera esponenziale, per rallentare i processi di degenerazione indotti dallo stress ossidativo».
Si ricorre spesso all’integrazione nutrizionale, perché con la sola alimentazione non si riesce a soddisfare adeguatamente il fabbisogno di antiossidanti in grado di contrastare efficacemente lo stress ossidativo come precisa ancora l’esperto: «La nostra alimentazione si è profondamente modificata nel corso dell’ultimo secolo, cibi sempre più industrializzati con modifiche sostanziali anche nelle abitudini alimentari hanno reso la prevenzione alimentare più difficile da attuarsi».
I nutraceutici attualmente impiegati per le patologie oculari non prevedono nella loro formulazione probiotici come osserva ancora il professor Scuderi: «Ancora è presto per dire se l’integrazione con probiotici potrebbe sortire effetti positivi. Siamo solo all’inizio di ricerche che potrebbero modificare in maniera importante le future terapie».
In ogni caso conclude l’esperto: «In soggetti sani con dieta variata e sane abitudini di vita non è necessaria una integrazione alimentare diverso è il discorso se sono presenti patologie. Direi che servendoci dei dati basati sulle evidenze scientifiche i pazienti che necessitano di una integrazione specifica sono i soggetti affetti da degenerazione maculare senile dove una integrazione con sostanze antiossidanti specifiche è in grado di rallentare l’evoluzione della malattia.