La stitichezza e' uno dei tanti disturbi che incombono nei gioiosi mesi della gravidanza. La sua insorgenza e' legata alle modificazioni ormonali indotte dalla dalla gestazione. E', quindi, il progesterone il responsabile numero uno dello stato di pigrizia intestinale ; la funzione primaria di questo ormone, che la placenta produce in cospicue quntita', e' quella di inbire le contrazioni della muscolatua liscia della parete uterina.
La sua azione rilassa le fibre muscolari e riduce l'efficacia della peristalsi ( contrazioni involontarie della muscolatura liscia intestinale ) . Nella prima settimana di gestazione agli alti livelli di progesterone puo' aggiungersi la riduzione dell'assunzione di frutta e verdura a causa delle nausee. Cio' puo' sottrarre ulteriori liquidi all'intestino aggravando il rischio di stitichezza. Con il progredire della gestazione, l'aumento del volume uterino costituisce un ulteriore ostacolo al passaggio delle feci. Nell'ultimo trimestre altro "pericolo" e' rappresentato dall'aumento dei livelli di aldosterone ( rallenta il transito intestinale perche' aumenta l'assorbimento di liquidi ed elettroliti ).
Rimedi:
- bere molta acqua ( occorre garantire all'organismo i liquidi di cui ha bisogno per ammorbidire le feci);
- dieta ricca di fibre. Occorre aumentare il consumo quotidiano di frutta e verdura. Non tutti i frutti,pero', sono indicati. Le mele crude e le carote crude, ad esempio, hanno effetto astringente;
- dovrebbe essere, quindi, evitato il riso;
- bevende contenenti fermenti lattici vivi e yogurt risultano essere utili in quanto favorenti il riequilibrio della fibra intestinale;
- è consigliabile preaticare un po' di attivita' fisica al fine di aumentare la tonicita' della muscolatura addominale e la persitalsi intestinale ( camminata a passo sostenuto );
- evitare di sdraiarsi subito dopo i pasti. Si favorirebbe, quindi, la digestione ed il conseguente attenuamento del senso di gonfiore e di pesantezza.
E', inoltre, importante mangiare con calma ed avere una lenta masticazione per rendere piu' digeribile il cibo.