ROMA - La farmacogenomica rappresenta il futuro della lotta alla sclerosi multipla, poiché l'obiettivo è quello di arrivare a cure specifiche per ogni singolo malato. Per questo motivo è in corso un grosso studio cui partecipa anche l'Italia per mettere a punto un test genetico che indirizzi il medico nella scelta della terapia più adatta in base al paziente.
A spiegarlo nel corso del Best evidence in multiple sclerosis è stato Giancarlo Comi, Presidente Società italiana di neurologia (SIN), direttore del Dipartimento Neurologia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano che ha coinvolto 600 pazienti nella ricerca (condotta in collaborazione con Teva e altri paesi).
Lo scopo, secondo Comi, è risalire al pool di geni che "ci dicano per ogni paziente come risponderà a un certo farmaco consentendo, quindi, per ogni singolo malato di scegliere rapidamente, sulla base di test genetici, il farmaco più adatto".
"Ad oggi - ha proseguito Comi - sono stati trovati 80-90 geni legati al rischio di ammalarsi di sclerosi multipla ma nessun gene che abbia un'influenza su quale sarà il decorso (rapido, lento, più o meno grave) della malattia. Con lo studio in corso, che produrrà i primi risultati la prossima estate, si cercherà di trovare un gruppo di geni che siano predittivi della risposta a un farmaco usato da tempo contro la sclerosi che non è ugualmente efficace su tutti i pazienti e si vuol capire se ci siano basi genetiche dietro questa diversa risposta individuale".
"Sempre di più si andrà verso la personalizzazione delle terapie e verso cure più complesse che vanno gestiste da centri ad hoc e non lasciate al caso. Infatti - ha terminato Comi - in tanti anni la lotta alla sclerosi si è arricchita di molti nuovi farmaci e la scelta per ogni paziente deve essere accurata".