L’anemia, ovvero la carenza di emoglobina nel sangue, in futuro potrà essere scovata attraverso una app. Questa è la possibilità che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista «Nature Communications», condotto dai ricercatori del Georgia Institute of Technology che hanno messo a punto un algoritmo per monitorare i livelli di emoglobina (proteina contenuta nei globuli rossi, deputata al trasporto dell’ossigeno in tutto il corpo).
Una app per scovare l’anemia
L’idea è venuta a un paziente con anemia cronica per una malattia genetica (beta talassemia) fin da bambino, che ora è un ingegnere biomedico dell’istituto. Per «insegnare» all’algoritmo a riconoscere le persone anemiche sono state reclutate 100 persone con anemia. La app è stata poi provata su 337 persone, di cui 72 sane, ed è stata in grado di trovare i pazienti anemici in percentuale superiore a quella di un medico che si basa sull’esame obiettivo del paziente.
Come ricorda Wilbur Lam, ematologo pediatra e ricercatore principale impegnato nel progetto, questa app, a differenza di tutti gli altri strumenti per misurare emoglobina e rilevare l’anemia, non richiede alcuna attrezzatura esterna e rappresenta un compromesso ottimo tra invasività, costi ed accuratezza.
Un’accuratezza considerata paragonabile a quella dei test per l’anemia attualmente presenti sul mercato, che non necessitano di prelievo del sangue. La app - il test potrà essere effettuato da tutte le persone, indipendentemente dal colore della pelle - è in grado infatti di misurare con precisione la quantità di emoglobina presente nel sangue a partire dalle immagini scattate alle unghie.
Per la diagnosi lo standard rimane l’emocromo
L’app - che dovrebbe essere disponibile già in primavera, non prima di essere stata però testata su un numero più ampio di persone - potrebbe risultare molto utile per tutti quei pazienti con anemia cronica in quanto permetterebbe loro di monitorare il livello della malattia e di identificare in tempo quando c’è bisogno di aggiustare il livello di emoglobina tramite farmaci, terapie o trasfusioni. In ogni caso si tratta di un’app da utilizzare per lo screening, non per la diagnosi clinica (per cui lo standard rimane l’emocromo completo).
A chi sarebbe utile il nuovo sistema
Secondo i ricercatori stessi la app potrebbe essere molto utile per donne in gravidanza, donne con sanguinamento mestruale anormale e per gli atleti. Oltre che, naturalmente, nei Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso ai centri di cura non sempre risulta possibile. «I medici testerebbero i miei livelli di emoglobina con maggiore frequenza, se potessero - afferma Rob Mannino, il ricercatore talassemico che ha dato il la alla ricerca e che ha perfezionato il software sulla propria pelle -. Non sempre è però possibile andare in ospedale tra una trasfusione e l’altra. Così sarà invece possibile tenere sotto controllo costante l’anemia, in modo da calibrare il calendario delle trasfusioni sulla base delle oscillazioni dei valori di emoglobina».
L’anemia un’insidia (soprattutto) per gli anziani
La messa a punto della app potrebbe essere un valido supporto anche per gli anziani: il venti per cento di quali convive con una forma di anemia dovuta alla carenza di ferro (elemento essenziale per la sintesi dell’emoglobina). Una condizione che è ancora troppo spesso sottovalutata e non sempre diagnosticata, nonostante nel paziente cronico abbia risvolti negativi sulla prognosi.
«L’anemia dell’anziano rappresenta un problema molto comune, dato che aumenta progressivamente con l’età - afferma Francesco Perticone, direttore dell’unità operativa di geriatria dell’azienda ospedaliero-universitaria Mater Domini di Catanzaro e presidente della Società Italiana di Medicina Interna -. Tuttavia vi è una sottovalutazione del problema, anche tra i medici, che tendono a considerare il fenomeno un disturbo normale a meno che i livelli di emoglobina non arrivino a livelli allarmanti (sotto gli 8-9 g/dl, ndr). Negli ultimi anni sta emergendo sempre di più la necessità di curare questa forma di anemia nel paziente cronico attraverso l’iniezione intravenosa del ferro. Il perdurare di uno stato di carenza può condizionare il decorso di condizioni tipiche della terza età: come la Bpco, l’insufficienza cardiaca e le malattie infiammatorie intestinali».
Twitter @fabioditodaro