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Che cos’è la meningite? Quanti tipi ne esistono? Quali sono i sintomi? Sono queste le domande più ricorrenti oggi, alla luce del secondo decesso registrato in pochi giorni, dopo quello di Alessandra Covezzi, avvenuto il 26 luglio a Milano. «Il tema della meningite, «come ripeto da anni, è molto serio», afferma il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Che cos’è la meningite?

La meningite è una malattia infettiva che provoca l’infiammazione delle membrane di rivestimento che avvolgono il cervello e il midollo spinale: dette per l’appunto meningi. A causarla sono quasi sempre batteri (haemophilus influenzae di tipo B, streptococcus pneumoniae, neisseria menigitidis), virus (enterovirus, herpresvirus, adenovirus, virus del morbillo, virus della parotite) o funghi (quasi sempre cryptococcus neoformans).

In alcuni casi (meno gravi) può essere provocata anche da alcuni farmaci.

Quali sono le forme più gravi?

Le forme più gravi sono di origine batterica, in particolare quelle provocate dal meningococco (A, B, C, Y, W135), responsabile dell’ottanta per cento dei casi di malattia che si manifestano in età pediatrica. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, una quota di pazienti compresa tra l’otto e il quattordici per cento muore a seguito di questa infezione. Non ci sono ancora i riscontri di laboratorio, ma è forte il sospetto che a provocare i due ultimi decessi siano state forme di meningite meningococicca.

Quali sono i sintomi e i segni della malattia?

Nella prima fase della malattia, ovvero nelle prime sette-dieci ore, i sintomi sono quelli di una normale influenza. Dopo dieci ore le manifestazioni cominciano a caratterizzarsi: mal di testa molto intenso, rigidità del collo e febbre elevata. Nell’ultima fase, tra le venti e le 36 ore, si presentano i sintomi gravi e tipici della meningite: perdita di conoscenza, convulsioni, macchie sul corpo. Effettuare una corretta diagnosi è invece più difficile nei neonati, il cui pianto acuto, l’alterazione della temperatura corporea e l’irritabilità quasi mai in prima battuta fanno pensare di trovarsi di fronte a un caso di meningite.

In che modo il meningococco «innesca» la malattia?

Il batterio può passare dal tratto naso-faringeo, primo punto di ingresso, ad altre regioni del corpo. Se attraverso il sistema circolatorio raggiunge le meningi, si ha la meningite meningococcica. Se il batterio evade dal sistema nervoso centrale e si diffonde nei tessuti, si ha una sepsi: infezione diffusa che può risultare fatale.

Come avviene il contagio?

Il contagio avviene per via aerea, purché il contatto sia molto ravvicinato. Per questo motivo ha senso avviare la profilassi antibiotica nei confronti di chi ha condiviso la stanza con una persona che si scopre infetta, mentre la procedura è meno indicata per chi ha condiviso lo spazio in un mezzo pubblico, nella sala di un ristorante, in spiaggia o nel corso di un concerto in piazza.

Come si cura la meningite?

La cura prevede il ricovero in una struttura ospedaliera per ricevere la somministrazione di antibiotici, in grado di arrestare la progressione della malattia. «La profilassi avviata entro le quarantotto ore dal contatto è efficace e sicura - afferma Alberto Villani, responsabile dell’unità di pediatria generale e malattie infettive dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma -. Quanto più è precoce è il trattamento, tanto maggiori sono le probabilità che abbia successo e che la malattia guarisca senza esiti».

Come ribadito anche da Lorenzin, è questo il trattamento che è stato riservato a tutte le persone che a Cracovia hanno vissuto a stretto contatto con Susanna Rufi, la diciannovenne romana deceduta al rientro dalla Giornata Mondiale della Gioventù. A questi possono essere aggiunti cortisonici in grado di ridurre l’infiammazione delle meningi, oltre ad analgesici che attenuano i sintomi dell’infezione. È anche necessario reidratare il paziente, se la meningite provoca una febbre elevata.

La meningite si può prevenire?

Ci sono dei vaccini che proteggono contro le meningiti batteriche, che provocano le forme più gravi (e talvolta) letali della malattia. In Italia il Piano Nazionale Vaccini, senza costi per l’utente, prevede l’immunizzazione nei confronti dell’haemophilus influenzae di tipo B (inserita nella vaccinazione esavalente che i bambini ricevono nel primo anno di vita, in tre dosi) e del pneumococco. Si può invece richiedere (a pagamento) la vaccinazione contro il meningococco B, l’ACYW135 e il meningococco C (neisseria meningitidis), responsabile della recente epidemia registrata in Toscana. Chi completa l’iter delle vaccinazioni, risulta protetto contro il novanta per cento delle forme letali della malattia. Non esistono vaccini contro le forme di meningite virale.

Twitter @fabioditodaro

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