A pochi mesi dallo scoppio della pandemia che ha sconvolto gli equilibri di tutto il mondo, quanta ansia stanno sperimentando gli italiani? L’esperienza ha insegnato che durante tutte le situazioni di crisi dagli attacchi terroristici, alle calamità naturali fino agli eventi tragici si è sempre registrato un aumento dei problemi psicologici. A soffermarsi con grande attenzione sul disagio sperimentato dagli italiani durante la quarantena è stato un sondaggio ideato dal dipartimento di salute pubblica dell’Istituto Mario Negri. Il team di ricerca guidato dal professor Marco Bonati ha lanciato fra il 6 e il 20 aprile 2020 un questionario online composto da 48 domande. In questo modo sono state raccolte informazioni e dati demografici, sui sintomi fisici nei 14 giorni precedenti la compilazione del questionario. Al sondaggio hanno partecipato 35011 adulti e sono state raccolte 20518 risposte complete. I dati raccolti hanno evidenziato un aumento delle problematiche psicologiche e hanno permesso di delineare un quadro molto preciso delle persone che più di altre hanno sviluppato disturbi psicologici ovvero donne, le persone con un basso livello di istruzione, segnate da problemi di salute, disoccupati, relegati in abitazioni con meno di 2 camere, con contatti con pazienti infetti da Sars- Cov-2 e che non erano uscite di casa nelle due settimane precedenti la somministrazione del questionario. Un quadro tutt’altro che roseo che abbiamo discusso più nello specifico con il professor Maurizio Bonati Capo del Dipartimento di Salute pubblica del Mario Negri.

Qual è l’epidemiologia del disturbo d’ansia oggi in Italia?

«I dati a disposizione evidenziano come l’ansia sia una problematica soprattutto femminile: il rapporto uomini/donne è infatti 1/3. Nel corso della vita si stima che circa l’11% delle persone adulte soffra di un disturbo d’ansia; tale disturbo compare indipendentemente dall’età anagrafica. La situazione italiana, in ogni caso è apparentemente migliore se confrontata con la maggioranza delle altre nazioni europee».

Perché le donne sono le più soggette a sviluppare disagio psicologico e anche ansia?

«Le donne reagiscono in modo diverso a condizioni di stress psicologico che possono indurre disturbi d’ansia, ma la maggiore prevalenza nel sesso femminile riconosce anche meccanismi biologici su base ormonale e neurochimica. Gli uomini e le donne, in ogni caso attivano azioni, comportamenti e risposte diverse a comuni situazioni di disagio».

Quanto è peggiorato il disturbo d’ansia negli ultimi mesi?

«E’ aumentato, in particolare negli uomini raddoppiando il numero di ansiosi».

Come si può convivere con l’ansia di non sapere cosa accadrà nell’immediato futuro?

«Ecco è proprio “il non sapere” che genera quelle reazioni cognitive, comportamentali, fisiologiche in occasione di stimoli, eventi percepiti come minacciosi per sé (ma anche per le persone care) a cui si pensa di non essere in grado di far fronte. In occasione della pandemia di Covid-19 “il non sapere” continua a distanza di mesi, alimentato dalle informazioni contraddittorie e variabili nel tempo, in un contesto nazionale di limitata conoscenza scientifica».

Quali sintomi indicano che è l’ansia alla base del malessere avvertito?

«I sintomi che possono far pensare a un disturbo d’ansia sono vari: senso di vuoto mentale e di pericolo, pensare a ricordi o formulare pensieri negativi frequentemente, avere la sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui. Ricercare spiegazioni, rassicurazioni, vie di fuga o evitare condizioni di insicurezza, disagio o paura. L’ansia, spesso, produce anche sintomi fisici quali tremore, sudorazione, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea».

I farmaci sono utili per contrastare l’ansia?

«Quando l’ansia diventa incontrollabile (disturbo) i farmaci possono essere utili. Come sempre, in particolare per gli psicofarmaci, il ricorso a un trattamento farmacologico non dovrebbe essere la prima scelta terapeutica, sempre che la gravità dei disturbi lo consenta. In ogni caso, in linea generale, il percorso terapeutico dovrebbe essere accompagnato da altri interventi, di tipo psicoeducativo per esempio»

Quali sono i farmaci più indicati per la gestione dell’ansia?

«Gli ansiolitici ovvero le benzodiazepine, ma anche alcuni antidepressivi».

I rimedi fitoterapici possono essere utili per la gestione del disturbo d’ansia?

«Sono molti i rimedi naturali suggeriti, sebbene le evidenze scientifiche siano scarse. Le evidenze più concrete riguardano i principi attivi contenuti in valeriana e iperico».

Quali sono le potenziali e più pericolose interazioni fra rimedi fitoterapici e farmaci antiipertensivi, antidiabetici, anticoagulanti?

«Anche se si assume un derivato fitoterapico non si dovrebbe assumere alcol, un’accortezza da usare in generale quando si inizia un nuovo trattamento farmacologico. Anche i preparati fitoterapici andrebbero assunti con cautela, in particolare dagli anziani, ma più in generale nei pazienti che assumono analgesici, sedativi della tosse, altri psicofarmaci e alcuni antibiotici. Non guasta ricordare che se un derivato fitoterapico si dimostra attivo ha, comunque, anche effetti collaterali».

A pochi mesi dallo scoppio della pandemia che ha sconvolto gli equilibri di tutto il mondo, quanta ansia stanno sperimentando gli italiani? L’esperienza ha insegnato che durante tutte le situazioni di crisi dagli attacchi terroristici, alle calamità naturali fino agli eventi tragici si è sempre registrato un aumento dei problemi psicologici. A soffermarsi con grande attenzione sul disagio sperimentato dagli italiani durante la quarantena è stato un sondaggio ideato dal dipartimento di salute pubblica dell’Istituto Mario Negri. Il team di ricerca guidato dal professor Marco Bonati ha lanciato fra il 6 e il 20 aprile 2020 un questionario online composto da 48 domande. In questo modo sono state raccolte informazioni e dati demografici, sui sintomi fisici nei 14 giorni precedenti la compilazione del questionario. Al sondaggio hanno partecipato 35011 adulti e sono state raccolte 20518 risposte complete. I dati raccolti hanno evidenziato un aumento delle problematiche psicologiche e hanno permesso di delineare un quadro molto preciso delle persone che più di altre hanno sviluppato disturbi psicologici ovvero donne, le persone con un basso livello di istruzione, segnate da problemi di salute, disoccupati, relegati in abitazioni con meno di 2 camere, con contatti con pazienti infetti da Sars- Cov-2 e che non erano uscite di casa nelle due settimane precedenti la somministrazione del questionario. Un quadro tutt’altro che roseo che abbiamo discusso più nello specifico con il professor Maurizio Bonati Capo del Dipartimento di Salute pubblica del Mario Negri.

Qual è l’epidemiologia del disturbo d’ansia oggi in Italia?

«I dati a disposizione evidenziano come l’ansia sia una problematica soprattutto femminile: il rapporto uomini/donne è infatti 1/3. Nel corso della vita si stima che circa l’11% delle persone adulte soffra di un disturbo d’ansia; tale disturbo compare indipendentemente dall’età anagrafica. La situazione italiana, in ogni caso è apparentemente migliore se confrontata con la maggioranza delle altre nazioni europee».

Perché le donne sono le più soggette a sviluppare disagio psicologico e anche ansia?

«Le donne reagiscono in modo diverso a condizioni di stress psicologico che possono indurre disturbi d’ansia, ma la maggiore prevalenza nel sesso femminile riconosce anche meccanismi biologici su base ormonale e neurochimica. Gli uomini e le donne, in ogni caso attivano azioni, comportamenti e risposte diverse a comuni situazioni di disagio».

Quanto è peggiorato il disturbo d’ansia negli ultimi mesi?

«E’ aumentato, in particolare negli uomini raddoppiando il numero di ansiosi».

Come si può convivere con l’ansia di non sapere cosa accadrà nell’immediato futuro?

«Ecco è proprio “il non sapere” che genera quelle reazioni cognitive, comportamentali, fisiologiche in occasione di stimoli, eventi percepiti come minacciosi per sé (ma anche per le persone care) a cui si pensa di non essere in grado di far fronte. In occasione della pandemia di Covid-19 “il non sapere” continua a distanza di mesi, alimentato dalle informazioni contraddittorie e variabili nel tempo, in un contesto nazionale di limitata conoscenza scientifica».

Quali sintomi indicano che è l’ansia alla base del malessere avvertito?

«I sintomi che possono far pensare a un disturbo d’ansia sono vari: senso di vuoto mentale e di pericolo, pensare a ricordi o formulare pensieri negativi frequentemente, avere la sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui. Ricercare spiegazioni, rassicurazioni, vie di fuga o evitare condizioni di insicurezza, disagio o paura. L’ansia, spesso, produce anche sintomi fisici quali tremore, sudorazione, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea».

I farmaci sono utili per contrastare l’ansia?

«Quando l’ansia diventa incontrollabile (disturbo) i farmaci possono essere utili. Come sempre, in particolare per gli psicofarmaci, il ricorso a un trattamento farmacologico non dovrebbe essere la prima scelta terapeutica, sempre che la gravità dei disturbi lo consenta. In ogni caso, in linea generale, il percorso terapeutico dovrebbe essere accompagnato da altri interventi, di tipo psicoeducativo per esempio»

Quali sono i farmaci più indicati per la gestione dell’ansia?

«Gli ansiolitici ovvero le benzodiazepine, ma anche alcuni antidepressivi».

I rimedi fitoterapici possono essere utili per la gestione del disturbo d’ansia?

«Sono molti i rimedi naturali suggeriti, sebbene le evidenze scientifiche siano scarse. Le evidenze più concrete riguardano i principi attivi contenuti in valeriana e iperico».

Quali sono le potenziali e più pericolose interazioni fra rimedi fitoterapici e farmaci antiipertensivi, antidiabetici, anticoagulanti?

«Anche se si assume un derivato fitoterapico non si dovrebbe assumere alcol, un’accortezza da usare in generale quando si inizia un nuovo trattamento farmacologico. Anche i preparati fitoterapici andrebbero assunti con cautela, in particolare dagli anziani, ma più in generale nei pazienti che assumono analgesici, sedativi della tosse, altri psicofarmaci e alcuni antibiotici. Non guasta ricordare che se un derivato fitoterapico si dimostra attivo ha, comunque, anche effetti collaterali».