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La chiusura delle scuole. Il divieto di muoversi fino al 3 aprile, in entrata e in uscita dalla Lombardia e dalle altre province di Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna interessate dalla stretta per porre un argine all’epidemia provocata dal coronavirus. Le vite sospese in città, dove la sera non è più nemmeno possibile mangiare una pizza. L’esperienza in corso è nuova per tutti, ma lo è soprattutto per i bambini e gli adolescenti. Una novità, che non è detto che risulti piacevole: al di là della lontananza da scuola. «L’inizio è accolto in maniera entusiasta, al pari di una vacanza - spiega Enrico Zanalda, direttore del dipartimento integrato di salute mentale dell’Asl Torino 3 e presidente della Società Italiana di Psichiatria -. Ma tutto ciò avviene in un contesto di allarme e con il passare dei giorni il prolungamento della sosta scolastica forzata con il distacco da compagni e insegnanti, comincerà a pesare, alimentando ansie e preoccupazioni che i genitori si troveranno a gestire in prima persona».

Occupare il tempo con i bambini
Come, dunque attenuare e gestire queste conseguenze psicologiche? «Intanto approfittandone per impersonare un ruolo a cui si era forse rinunciato in questi ultimi anni, cioè quello di compagno di giochi creativi e all’aperto - prosegue Massimo Di Giannantonio, direttore del dipartimento di salute mentale della Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti e ordinario di psichiatria all’università degli Studi di Chieti-Pescara -. È il momento di dare normalità all’emergenza, escogitando con la fantasia nuovi giochi anche educativi: come cucinare insieme, sfidarsi in giochi da tavolo, misurandosi con i videogiochi per bambini. Così si aiutano i più piccoli a uscire da una situazione di timore, a mantenere la calma, prospettando che a un periodo di attesa seguirà la normalità». Secondo gli specialisti, ai bambini occorre spiegare le vere ragioni della chiusura della scuola con un linguaggio semplice e chiaro, conciso e adatto all’età. Questo perché «i bambini non hanno la percezione del tempo degli adulti - aggiunge Zanalda -. L’interruzione della routine, nel loro caso, può determinare un senso di angoscia che deve essere prevenuto».

Dire sempre la verità
Questo atteggiamento porterà benefici anche i genitori, che dovranno informarsi, esaminare le informazioni con cura e sforzarsi di tradurle ai loro figli. «Bisogna essere empatici e comprensivi - afferma Di Giannantonio -. Se il bambino manifesta preoccupazioni, è importante non sminuire il suo vissuto. Questo atteggiamento potrebbe far sentire il bambino non compreso e solo, rispetto alla paura che prova. Occorre infine essere coerenti e rassicurare i bambini anche con comportamenti non verbali. Mostrare un atteggiamento di ansia e preoccupazione finisce comunque con l’essere trasmesso ai bambini, che sanno interpretare perfettamente anche il non detto degli adulti». Tutto questo può essere realizzato più facilmente dai genitori che hanno la possibilità di lavorare a casa. Più difficile invece il compito a cui sono chiamati mamme e papà single o quelle coppie che hanno comunque la necessità di raggiungere il luogo di lavoro. In questo caso il compito rischierebbe di finire sulle spalle dei nonni o dei genitori di un amico del proprio figlio, purché da solo: vista la necessità di evitare gli assembramenti di bambini anche in ambito domestico.

Più faticoso gestire gli adolescenti

Diverso invece è il discorso per gli adolescenti, fortemente «ridimensionati» nelle relazioni sociali all’epoca del Coronavirus. «Una soluzione possibile potrebbe essere quella di trovare una mediazione ‘sicura’ tra gli obblighi di legge e le necessità di ragazzi e ragazze di ritrovarsi in gruppi ristretti, per evitare che gli adolescenti deleghino definitivamente alla virtualità di chat e social la gestione delle amicizie e degli affetti», aggiunge Zanalda. Da evitare è anche l’invasione reciproca degli spazi, tra genitori che lavorano da casa e ragazzi chiamati a studiare nella stessa abitazione. Se ci si ritrova in questa situazione, conviene «impostare un piano giornaliero con tempi certi di condivisione e di studio in autonomia, laddove non ci sia la possibilità di un contatto telematico con i docenti - conclude Di Giannantonio -. In questo contesto facilitare l’incontro con uno-due coetanei può risultare vantaggioso. In questo contesto facilitare l’incontro con uno-due coetanei può risultare vantaggioso per tutti». Rispettando la distanza di sicurezza, naturalmente.

Twitter @fabioditodaro

La chiusura delle scuole. Il divieto di muoversi fino al 3 aprile, in entrata e in uscita dalla Lombardia e dalle altre province di Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna interessate dalla stretta per porre un argine all’epidemia provocata dal coronavirus. Le vite sospese in città, dove la sera non è più nemmeno possibile mangiare una pizza. L’esperienza in corso è nuova per tutti, ma lo è soprattutto per i bambini e gli adolescenti. Una novità, che non è detto che risulti piacevole: al di là della lontananza da scuola. «L’inizio è accolto in maniera entusiasta, al pari di una vacanza - spiega Enrico Zanalda, direttore del dipartimento integrato di salute mentale dell’Asl Torino 3 e presidente della Società Italiana di Psichiatria -. Ma tutto ciò avviene in un contesto di allarme e con il passare dei giorni il prolungamento della sosta scolastica forzata con il distacco da compagni e insegnanti, comincerà a pesare, alimentando ansie e preoccupazioni che i genitori si troveranno a gestire in prima persona».

Occupare il tempo con i bambini
Come, dunque attenuare e gestire queste conseguenze psicologiche? «Intanto approfittandone per impersonare un ruolo a cui si era forse rinunciato in questi ultimi anni, cioè quello di compagno di giochi creativi e all’aperto - prosegue Massimo Di Giannantonio, direttore del dipartimento di salute mentale della Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti e ordinario di psichiatria all’università degli Studi di Chieti-Pescara -. È il momento di dare normalità all’emergenza, escogitando con la fantasia nuovi giochi anche educativi: come cucinare insieme, sfidarsi in giochi da tavolo, misurandosi con i videogiochi per bambini. Così si aiutano i più piccoli a uscire da una situazione di timore, a mantenere la calma, prospettando che a un periodo di attesa seguirà la normalità». Secondo gli specialisti, ai bambini occorre spiegare le vere ragioni della chiusura della scuola con un linguaggio semplice e chiaro, conciso e adatto all’età. Questo perché «i bambini non hanno la percezione del tempo degli adulti - aggiunge Zanalda -. L’interruzione della routine, nel loro caso, può determinare un senso di angoscia che deve essere prevenuto».

Dire sempre la verità
Questo atteggiamento porterà benefici anche i genitori, che dovranno informarsi, esaminare le informazioni con cura e sforzarsi di tradurle ai loro figli. «Bisogna essere empatici e comprensivi - afferma Di Giannantonio -. Se il bambino manifesta preoccupazioni, è importante non sminuire il suo vissuto. Questo atteggiamento potrebbe far sentire il bambino non compreso e solo, rispetto alla paura che prova. Occorre infine essere coerenti e rassicurare i bambini anche con comportamenti non verbali. Mostrare un atteggiamento di ansia e preoccupazione finisce comunque con l’essere trasmesso ai bambini, che sanno interpretare perfettamente anche il non detto degli adulti». Tutto questo può essere realizzato più facilmente dai genitori che hanno la possibilità di lavorare a casa. Più difficile invece il compito a cui sono chiamati mamme e papà single o quelle coppie che hanno comunque la necessità di raggiungere il luogo di lavoro. In questo caso il compito rischierebbe di finire sulle spalle dei nonni o dei genitori di un amico del proprio figlio, purché da solo: vista la necessità di evitare gli assembramenti di bambini anche in ambito domestico.

Più faticoso gestire gli adolescenti

Diverso invece è il discorso per gli adolescenti, fortemente «ridimensionati» nelle relazioni sociali all’epoca del Coronavirus. «Una soluzione possibile potrebbe essere quella di trovare una mediazione ‘sicura’ tra gli obblighi di legge e le necessità di ragazzi e ragazze di ritrovarsi in gruppi ristretti, per evitare che gli adolescenti deleghino definitivamente alla virtualità di chat e social la gestione delle amicizie e degli affetti», aggiunge Zanalda. Da evitare è anche l’invasione reciproca degli spazi, tra genitori che lavorano da casa e ragazzi chiamati a studiare nella stessa abitazione. Se ci si ritrova in questa situazione, conviene «impostare un piano giornaliero con tempi certi di condivisione e di studio in autonomia, laddove non ci sia la possibilità di un contatto telematico con i docenti - conclude Di Giannantonio -. In questo contesto facilitare l’incontro con uno-due coetanei può risultare vantaggioso. In questo contesto facilitare l’incontro con uno-due coetanei può risultare vantaggioso per tutti». Rispettando la distanza di sicurezza, naturalmente.

Twitter @fabioditodaro