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Le micosi sistemiche sono infezioni sostenute da funghi che interessano uno o più organi interni. Quando l’agente eziologico è un fungo opportunista la patologia tende a interessare pazienti immunocompromessi. Tali agenti, del tutto innocui in un soggetto sano, nel paziente immunocompresso, invece, sono in grado di raggiungere il torrente ematico e diffondere in tutto l’organismo, causando infezioni sistemiche severe, spesso mortali.

Se l’agente eziologico appartiene al genere Aspergillus si parla di Aspergillosi, un’infezione potenzialmente letale, una delle più comuni fra quelle invasive nel mondo, difficile da diagnosticare precocemente, responsabile di un ampio ventaglio di malattie sia acute sia croniche, nei pazienti con sistema immunitario compromesso. I sintomi di questa infezione possono essere asma, polmonite, sinusite, o malattia sistemica rapidamente progressiva.

«Negli ultimi 20 anni è aumentata notevolmente l’incidenza delle infezioni fungine invasive, causate da funghi opportunisti, in quanto sono aumentati nella popolazione i soggetti immunocompromessi a rischio per lo sviluppo di infezioni micotiche severe, quali pazienti affetti da AIDS, con neutropenia, principale fattore di rischio, conseguente alla chemioterapia antineoplastica, trapianto di midollo osseo o d’organo solido o sottoposti a trattamenti farmacologici immunosoppressivi» spiega Elena Campione, dermatologa all’Università di Roma TorVergata.

Una malattia sottostimata

Durante il recente congresso internazionale della Società Europea delle malattie respiratorie si è affermato che il problema aspergillosi è sottostimato nonostante vi siano circa 300000 casi all’anno e 240000 nella sola Europa. Un’importante minaccia per la salute dei pazienti a rischio, dunque, con un tasso di mortalità, se non curata, che supera il 90%. Anche quando è curata, tuttavia, il tasso di mortalità si attesta al 50% nei pazienti immunodepressi. La terapia di solito è basata sull’utilizzo di farmaci antimicotici della classe degli azoli, anche se purtroppo, non mancano i casi di resistenza: i funghi cioè hanno imparato a eludere il meccanismo d’azione dei farmaci che dovrebbero eradicarli.

Nuove prospettive

C’è grande attenzione sulle cure possibili: si cerca di ottimizzare quelle già disponibili, si punta sull’immunoterapia ovvero sullo sviluppo di vaccini, ma anche sullo studio di molecole che magari attraverso un meccanismo d’azione differente da quello degli antimicotici tradizionali, distruggano il fungo responsabile di infezione.

«Il gruppo di ricerca dei dermatologi, microbiologi e patologi dell’Università di Roma Tor Vergata, a cui anch’io appartengo- spiega ancora la Prof.ssa Campione- ha testato in vitro per la prima volta l’effetto dell’acido trans-retinoico (ATRA) su Candida Albicans e Aspergillus Fumigatus che sono fra i principali responsabili delle malattie sistemiche gravi spesso anche letali nell’ospite immunocompromesso. L’ATRA, è il principio attivo di un farmaco utilizzato già da anni con successo nel trattamento di alcuni tipi di leucemie. I pazienti affetti da queste forme leucemiche secondo studi recenti tra l’altro sono meno colpiti dalle patologie fungine e questo aspetto è sempre stato attribuito solo ad un effetto indiretto di ATRA».

«Studi sperimentali condotti in vivo, in un modello di aspergillosi polmonare invasiva, hanno evidenziato come l’ATRA somministrato in profilassi aumenta in maniera significativa la sopravvivenza degli animali rispetto al gruppo di controllo non trattato. L’efficacia protettiva di ATRA e’ del tutto sovrapponibile a quella ottenuta con un farmaco antifungino classico (posaconazolo)» chiarisce Emanuele Marra, biologo della Takis, una Biotech Company molto attiva nel campo della ricerca delle infezioni fungine e nello sviluppo di farmaci biologici.

ATRA: perché le prospettive sono buone

L’interesse intorno a questa molecola è alimentato anche dal fatto che sembra in grado di eludere lo sviluppo di farmaco- resistenza come spiega ancora la Campione: «Dalle ricerche svolte da diversi dipartimenti a Tor Vergata sono emerse le potenzialità della molecola nel non causare farmacoresistenza nel controllo delle infezioni fungine. Ecco perché ci sono buone probabilità, in base agli organi e\o tessuti coinvolti dall’infezione fungina, di produrre formulazioni diverse del farmaco sottoforma di aereosol, sospensione orale, ovuli vaginali, soluzione ungueale al fine di consentire una somministrazione per uso diretto locale o sistemico a seconda delle necessità».

«L’obiettivo del progetto a questo punto, se si riuscirà a coinvolgere una company farmaceutica- conferma Roberta Gaziano, microbiologa del gruppo di ricerca- è quello di ottenere una nuova indicazione farmacologica per l’ATRA da impiegare nella cura dell’Aspergillosi, della Candidiasi sia nelle forme sistemiche sia distrettuali. ATRA potrà essere utilizzato sia in monoterapia sia in associazione agli altri farmaci antifungini classici sistemici, riducendo i dosaggi di questi ultimi e quindi la tossicità correlata».