Nei prossimi vent’anni, la crescita del numero di casi di diabete porterà con sé un’impennata di eventi cardiocircolatori come infarti e ictus, anche mortali. Entro il 2035, il numero di chi sarà colpito a causa del diabete aumenterà di quasi un terzo (del 29%).

A dirlo sono le previsioni della British Heart Foundation (BHF), organizzazione caritatevole, che ha avvertito come l’epidemia di diabete potrebbe portare a 39mila casi di infarto tra pazienti con diabete (9mila in più rispetto al 2015), e 50mila ictus (un aumento di 11mila rispetto al 2015).

Stili di vita e obesità sono i fattori che maggiormente contribuiscono alla crescita dei casi di diabete di tipo 2. E gli elevati livelli di glicemia, l’ipertensione e l’obesità associate al diabete aumentano il rischio di sviluppare una malattia cardiovascolare, tanto che il rischio di complicanze cardiovascolari è 3,5-4,5 volte maggiore per le persone con diabete di tipo 1 e 2-2,5 volte maggiore per le persone con diabete di tipo 2. Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di mortalità associata al diabete.

DIABETE E MALATTIE CARDIOVASCOLARI IN ITALIA

«La situazione che ha condotto all’allarme lanciato dalla BHF è sicuramente “estensibile” anche al nostro paese» spiega il presidente eletto della SID, il professor Agostino Consoli, Ordinario di Endocrinologia dell’Università di Chieti. Secondo il rapporto ARNO 2017, il numero delle persone con diabete in Italia è stimabile in circa 4 milioni di casi noti e di almeno 1 milione di casi non ancora diagnosticati.

I diabetici che hanno già avuto un infarto del miocardio sono 400.000 e sono 250.000 quelli colpiti da ictus. «Questi dati – spiega il presidente eletto dei diabetologi italiani - declinati in senso “temporale”, significano che ogni 7 minuti, in Italia, una persona affetta da diabete ha un infarto del miocardio ed ogni 10 minuti una persona con diabete viene colpita da ictus» spiega il professor Consoli. «La prevalenza del diabete è in crescita esponenziale anche in Italia e questo significa che anche nel nostro paese (come ipotizzato dall’allarme della BHF per il Regno Unito) gli eventi cardiovascolari legati al diabete conosceranno un drastico aumento».

ATTENZIONE ALLE ALTERAZIONI MINORI DELLA GLICEMIA

«Come è evidente, i dati incutono spavento – spiega il professor Consoli - ma la situazione è ancora più preoccupante se si considera uno studio recente, dal quale si evince che non solo le persone con diabete, ma anche i soggetti con alterazioni minori della glicemia, se colpite da queste al di sotto dei 60 anni, hanno, nel corso della loro vita, un rischio decisamente aumentato di ammalare o morire di malattie cardiovascolari».

L’ALLARME DELLA BHF: URGENTE L’INTERVENTO SUGLI STILI DI VITA

La British Heart Foundation stima un aumento dei costi a carico del sistema nazionale britannico NHS, con il costo annuale del trattamento delle persone con diabete che salirà a 16,9 miliardi di sterline entro il 2035, rispetto ai 9,8 miliardi di sterline nel 2012. Cifre che, secondo l’associazione, impongono un urgente intervento sugli stili di vita delle persone per sconfiggere sedentarietà e obesità e sui finanziamenti alla ricerca, che ci deve aiutare a capire in che modo diabete e malattie cardiovascolari sono connesse.

COME AGIRE SULL’ALIMENTAZIONE

Per vincere la partita, il primo passo è la prevenzione. «Come sottolineato anche dalla BHF, l’unica strategia possibile per fronteggiare questi killer ed impedire che comportino un prezzo esorbitante sia in termini di riduzione di quantità e qualità di vita che in termini di sostenibilità sociale e sanitaria, è quella di una capillare operazione di modificazione “culturale”. Dobbiamo ripensare i nostri stili di vita in una maniera che abbatta il rischio “ab origine”» commenta il professor Consoli.

Agendo non solo sull’alimentazione, ma sugli stili di vita delle persone, per arrivare ai cambiamenti comportamentali. Ma «Ciò richiede interventi profondi nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei centri di aggregazione sociale. Richiede che vengano ripensati gli spazi urbani e le strutture delle nostre città, richiede che la popolazione tutta venga coinvolta in una incessante opera di “aumento della consapevolezza”.»

EVITARE UN SECONDO EVENTO CARDIOVASCOLARE

Inoltre, è importante fare il possibile per ridurre il rischio che un paziente diabetio che ha già avuto evento cardiovascolare ne abbia un secondo. Negli ultimi 2/3 sono arrivate nuove terapie efficaci, ma denuncia Consoli, «queste terapie sono ancora purtroppo sotto-utilizzate, anche in soggetti che hanno già avuto un evento cardiovascolare. Ciò è in parte dovuto anche al costo relativamente alto di queste terapie. Tuttavia, in una prospettiva di medio termine, il “risparmio” in termini di vite, sofferenze e costi sanitari che queste terapie potrebbero garantire deve necessariamente portare a far sì che, almeno nei soggetti che hanno già avuto un evento cardiovascolare, queste terapie vengano molto più largamente utilizzate».

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