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La riapertura delle scuole può essere motivo di ansia per tanti ragazzi, ma per alcuni di più se si considera che, come rilevato da un rapporto dell’Istat, oltre la metà dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito almeno un episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi nel corso dell’ultimo anno.

Nel sei per cento dei casi la derisione è causata dall’aspetto fisico o dal modo di parlare. I bambini con disturbi specifici del linguaggio, tra cui la balbuzie, sono tre volte più a rischio di bullismo . Il disturbo, nei bambini della scuola primaria, può essere attribuito alla separazione dalle figure parentali, ma spesso la paura è condizionata da esperienze relazionali sgradevoli che hanno minato autostima e sicurezza sociale dei ragazzi.

«Quella del bullismo è un’epidemia globale - afferma Gabriella Pozzobon, pediatra all’ospedale San Raffaele di Milano e presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza -. La reale dimensione, a causa della scelta di molte vittime di non denunciare, è in larga misura sommersa. Oggi assistiamo a un abbassamento dell’età dei bulli, con molti casi già nei primi anni delle elementari. Il diffondersi del cyberbullismo , che permette di superare i limiti di spazio e di tempo e di raggiungere il vasto pubblico del web, sta ulteriormente ampliando i confini del disagio».

Balbuzie e bullismo

Le persone con balbuzie - quasi un milione in Italia, di cui 150mila con meno di 18 anni - tendono a identificarsi con il disturbo. Questa relazione si innesta nel momento cruciale di creazione dell’identità, quindi nell’infanzia il bullismo non fa altro che consolidare questa percezione e amplificare le esperienze negative.

«La balbuzie con l’evidente fatica nel parlare, a volte associata anche a spasmi facciali o movimenti involontari - dice Valentina Letorio, neuropsicologa del Vivavoce Institute di Milano - attira l’attenzione degli altri e può far diventare il ragazzo che balbetta un facile bersaglio di scherno e derisioni. Questa situazione si aggrava ulteriormente se si considera che la balbuzie può portare al ritiro e all’isolamento sociale per limitare le occasioni di confronto e di disagio, facendo così etichettare chi balbetta come un elemento debole.

Inoltre, lo squilibrio tra bullo e vittima è ancora più evidente se si considera la consapevolezza del giovane che balbetta alla maggiore derisione che avrebbe una sua eventuale reazione o risposta. I ragazzi con questo disturbo reagiscono al disagio di non riuscire a comunicare efficacemente autoescludendosi o, in alcuni casi, ad essere emarginati dagli altri. Questo isolamento e il mancato sviluppo di competenze sociali possono causare a lungo termine ansia, paura delle valutazioni negative e minore soddisfazione della vita nell’età adulta».

Una campagna per aiutare questi ragazzi

«Per aiutare questi ragazzi a coltivare la loro autostima proprio nel momento in cui sono più sensibili al giudizio altrui, è molto importante agire non solo sul ragazzo ma anche sul contesto in cui vive - illustra Giovanni Muscarà, ex balbuziente e fondatore di Vivavoce Institute -. Per questo abbiamo lanciato, assieme all’associazione Pepita Onlus, una campagna di sensibilizzazione #liberalavoce proprio per aiutare genitori, insegnanti, educatori e ragazzi a comprendere che la balbuzie va vista come una fatica. Capire cosa è la balbuzie e come si manifesta è il primo passo per sostenere questi ragazzi e far fermare gli episodi di derisione nei loro confronti».

Aggiunge Pozzobon: «Il bullismo è un supplizio che si consuma nel tempo, una persecuzione crudele, sottile e demolitiva. Essere vittima di bullismo costituisce, al pari dell’abuso fisico o sessuale, uno stress sia acuto che cronico per il bambino o adolescente, che può avere importanti implicazioni negative sulla salute fisica e mentale, con rischio di sviluppare diverse tipologie di disturbo, nell’immediato e a lungo termine. Le esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza attivano i sistemi ormonali e neurochimici dello stress con possibili danni strutturali e funzionali al cervello e agli altri organi, interferenze con la risposta del sistema immunitario, aumento del rischio di patologie sia fisiche che mentali».

Twitter @fabioditodaro