Un ciuccio per monitorare il respiro del bambino e ridurre i casi di morte improvvisa in culla e uno per somministrare dei farmaci, un sistema di conservazione del latte materno senza l’utilizzo di energia elettrica e un metodo per curare la sindrome del piede torto attraverso gessi stampati in 3D.

Questi progetti, dall’importante impatto sociale, sono stati premiati al termine della prima Design School del progetto europeo UBORA, una settimana intensiva di corsi di progettazione e prototipazione di dispositivi medici svoltasi presso la Kenyatta University di Nairobi in Kenya e che ha visto la partecipazione di quaranta studenti provenienti da vari paesi africani ed europei. Il tema su cui i bioingegneri hanno lavorato è stato quello della riduzione della mortalità infantile.

L’ACCESSO AI DISPOSITIVI BIOMEDICALI

Il problema dell’accesso alle cure, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, riguarda non solo l’accessibilità ai trattamenti, da garantire dove e quando ce n’è bisogno, ma anche ai dispositivi biomedicali, cruciali per prevenzione, diagnosi e cura. Per essere utilizzate nei paesi poveri, queste apparecchiature devono avere alcune caratteristiche: essere portatili, facili da maneggiare, resistenti, capaci di funzionare anche con poca energia, di facile gestione e manutenzione. «Gli studenti - afferma la professoressa Arti Ahluwalia, direttrice del Centro «E. Piaggio» e coordinatrice del progetto - hanno lavorato su casi reali per imparare a progettare e prototipare in maniera conforme all’attuale regolamentazione europea sui dispositivi medici, alternando le attività di laboratorio con lezioni tenute da esperti di fama internazionale».

Tutti i progetti sono stati sviluppati sulla piattaforma UBORA, presentata in anteprima durante la scuola, la cui release pubblica è prevista nel corso del 2018.

COS’È IL PROGETTO UBORA

Il progetto di ricerca Ubora, termine che significa «eccellenza» in Swaili, coordinato dal Centro di Ricerca dell’Università di Pisa «E. Piaggio», è stato finanziato dall’Unione Europea con un milione di euro. L’obiettivo è quello di creare una piattaforma virtuale per bioingegneri europei e africani per progettare e condividere le competenza. I progetti di dispositivi medici sono studiati secondo gli standard di sicurezza europei e sono open source, vengono condivisi in modo libero per chiunque ne abbia necessità.

Fanno parte del consorzio Uboraiomedicale, oltre alla Kenyatta University (Kenya), il Royal Institute of Technology (Svezia), la University of Tartu (Estonia), il Technical University of Madrid (Spagna), l’Uganda Industrial Research Institute (Uganda) e l’azienda estone AgileWorks.

DICHIARAZIONE DI KAHAWA

Così, durante la cerimonia di chiusura della Scuola, i docenti, ricercatori e funzionari delle varie istituzioni presenti hanno firmato una dichiarazione per promuovere l’accessibilità ai dispositivi medici. Il documento, chiamato «Dichiarazione di Kahawa» (zona in cui sorge la Kenyatta University), esprime il comune intento di promuovere la più ampia condivisione degli strumenti di progettazione dei dispositivi medici, come gli standard e la piattaforma UBORA, al fine di garantire una sanità sostenibile e una formazione universitaria più solida. La prossima edizione della scuola sarà dedicata alla disabilità e si svolgerà nel 2018 a Pisa.


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