Per quanto a parole si cerchi di minimizzare, la perdita dei capelli rappresenta un tasto dolente per quasi tutti coloro che ne hanno esperienza. Il nemico si chiama genericamente calvizie e tecnicamente alopecia androgenetica o androgenica ed è la più frequente patologia del cuoio capelluto.
Questo problema riguarda principalmente gli uomini, ben 8 su 10 nel mondo occidentale. «Tuttavia le donne non ne sono affatto esenti, visto che l’alopecia interessa in varia misura una donna su tre in età fertile e quasi la metà delle donne in menopausa», spiega Giulio Basoccu, chirurgo plastico, responsabile della Divisione di Chirurgia plastica estetica e ricostruttiva presso INI, l’Istituto Neurotraumatologico Italiano.
LA CADUTA DIVERSA FRA UOMINI E DONNE
«In entrambi i sessi, all’origine dell’alopecia vi è una progressiva involuzione del follicolo ad opera di un enzima dal nome complicato (5 a-reduttasi di tipo 2), che causa in particolare una vera e propria “miniaturizzazione” dei capelli fino a che non riescono più a coprire adeguatamente il cuoio capelluto: in pratica si assiste all’assottigliamento e all’indebolimento dei capelli, che oltre a ridursi di calibro iniziano anche a cadere», dice Basoccu.
CALVIZIE: COME FUNZIONA IL METODO PRP (MASSARELLI)
Tuttavia, i capelli non cadono allo stesso modo negli uomini e nelle donne. «Nell’uomo si osserva soprattutto la recessione dell’attaccatura dei capelli lungo la regione fronto-temporale, fino ad arrivare ad avere una zona vuota a forma di ferro di cavallo anteriormente e il progressivo diradamento a livello del vertice», dice l’esperto.
E’ la famosa «chierica». «Nelle donne, invece, l’attaccatura frontale solitamente ne è immune, mentre si può assistere a un lento ma continuo diradamento nella zona centrale del cuoio capelluto», aggiunge.
CALVIZIE: PERCHE’ LA CHEMIO FA PERDERE I CAPELLI (MAGLIOCCO)
LOZIONI E INTEGRATORI NON FANNO MIRACOLI, MA SONO D’AIUTO
«La terapia medica, con lozioni applicate localmente e integratori assunti per via orale, ha come obiettivo quello di bloccare questo processo di miniaturizzazione ed invertirlo, nel tentativo di aumentare il calibro dei capelli esistenti ed il numero di capelli per ogni unità follicolare», sottolinea Basoccu. Ma per ottenere i risultati sperati ci vuole costanza e scrupoloso rispetto delle indicazioni della terapia.
«Non ci si devono aspettare miracoli, anche se, soprattutto nei casi di caduta causata o accentuata da un errato stile di vita o da fenomeni di stress molto intensi, il ritorno a una condizione di normalità emotiva e a una vita sana (dieta corretta, niente fumo, movimento ed esercizi fisici regolari), associato all’assunzione di integratori a base di amminoacidi e all’applicazione sul cuoio capelluto di lozioni che regolano i cicli biologici dei capelli, sono spesso risolutivi», aggiunge l’esperto.
LA CHIRURGIA E’ AL MOMENTO LA SOLUZIONE PIU’ SICURA E DEFINITIVA
Nei casi in cui la risposta alla terapia medica sia insoddisfacente, si può ricorrere alla chirurgia. «E’ l’unica soluzione sicura e definitiva», dice Basoccu. «Il trapianto di capelli è una tecnica chirurgica basata sul trasferimento di piccoli frammenti di pelle e dei bulbi piliferi, da zone del capo più folte ad altre più diradate: si tratta quindi di follicoli vivi prelevati dallo stesso paziente (trapianto autologo)», aggiunge.
Da dove provengono? «Nella grande maggioranza (oltre il 95%) delle persone afflitte da alopecia androgenetica - continua l’esperto - si salva una corona di capelli sani e folti, nelle regioni temporale e occipitale, vero “serbatoio” di follicoli disponibili per il trapianto. Obiettivo di un trapianto di capelli ben eseguito è quella del raggiungimento di un’attaccatura naturale e della corretta densità di capelli, senza che sia visibile nessun segno del bisturi».
Si tratta di una tipologia di intervento ormai talmente ben sperimentata da garantire il raggiungimento della completa naturalezza dei risultati.
CON LA TECNICA PRP I CAPELLI POSSONO COMPARIRE DOPO SOLO 1-2 MESI
La tecnica PRP è efficace in tutti gli stadi della calvizie su base androgenetica e viene impiegata anche nei casi di alopecia areata a chiazze, una forma di calvizie dalle cause non chiare (si ipotizza un’origine psicogena oppure autoimmune), caratterizzata dalla caduta dei capelli a ciocche.
In generale, più precocemente si inizia la terapia e migliori sono i risultati. La PRP è una tecnica ambulatoriale che richiede circa 30-45 minuti. Si comincia con il prelievo di sangue. «Le provette vengono immesse in una centrifuga che, in pochi minuti, separa le componenti del sangue e permette di ottenere una massa gelatinosa malleabile, il plasma ricco di piastrine (PRP), fonte di fattori di crescita (presenti all’interno delle piastrine)», spiega Basoccu.
«Il concentrato di piastrine ottenuto - prosegue - viene aspirato dalle provette in una siringa, pronto per essere iniettato. L’area diradata viene quindi anestetizzata localmente. Il medico specialista, stimola il cuoio capelluto con un roller, dispositivo a forma di rullo alla cui sommità sono poste micro-punte sottilissime e miniaturizzate, in grado di esercitare una lieve abrasione dello scalpo, per favorire l’attivazione dei fattori di crescita del capello».
La ricrescita dei capelli comincia a comparire dopo 1-2 mesi dalla prima sedute e raggiunge il culmine dopo sei mesi. «Per potenziare ulteriormente il risultato, nei casi di diradamenti più seri, si ripete la procedura dopo 2-3 mesi», dice l’esperto. In genere, poi, si esegue una seduta di «richiamo» una volta l’anno.
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