Il rapporto tra microbioma e malattie croniche è sempre più stretto. Dopo le numerose ricerche condotte per evidenziare eventuali legami tra le alterazioni della flora batterica e la longevità, l’insorgenza della depressione, delle malattie infiammatorie croniche intestinali, reumatiche e allergiche, l’ultima frontiera è quella che punta a studiare il pattern di batteri presenti nelle cellule alterate del tumore al seno, di cui oggi si celebra la giornata nazionale dedicata alla prevenzione.

Gli scienziati della Mayo Clinic (Rochester, Minnesota) sono infatti convinti che differenze significative in questo senso emergano tra le donne malate e quelle sane. Si tratta di un filone di ricerca interessante, se si considera che il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte oncologica al mondo per le donne, oltre a essere la neoplasia che le colpisce con maggiore frequenza: cinquantamila le nuove diagnosi stimate in Italia nel 2016.

VARIAZIONI SIGNIFICATIVE TRA DONNE SANE E MALATE

La notizia, nel mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, giunge da una ricerca pubblicata su «Scientific Reports», rivista del gruppo «Nature». Gli scienziati statunitensi hanno sequenziato il Dna estratto dalle cellule della ghiandola prelevate da donne sane con quello estratto dalle cellule tumorali appartenenti a donne malate. Dal confronto tra le popolazioni batteriche presenti, sono emerse differenze che i ricercatori hanno definito «sostanziali».

Nelle donne ammalate di tumore al seno erano presenti in maggiore abbondanza microrganismi dei generi Fusobacterium, Atopobium, Gluconacetobacter e Lactobacillus. Analoghe variazioni sono state riscontrate dal confronto tra più micro-ambienti (cutanei e buccali) appartenenti alle donne malate. Gli autori dello studio hanno anche effettuato una comparazione tra le popolazioni batteriche rilevate nelle donne in menopausa ammalatesi di tumore al seno con quelle appartenenti alle pazienti più giovani. Risultato? Non è emersa alcuna variazione ritenuta significativa.

QUALE UTILITA’ IN CHIAVE PREVENTIVA?

In futuro potrà essere sufficiente misurare la variazione della flora microbica nelle cellule del tessuto mammario per predire il rischio di ammalarsi di tumore al seno? «La risposta, eventualmente, giungerà dagli oncologi», commenta Tina Hieken, oncologo e chirurgo della Mayo Clinic, prima firma della pubblicazione. «Per registrare progressi significativi, occorrerà raccogliere nuove evidenze analoghe su campioni più ampi. Al momento non possiamo sbilanciarci nell’affermare che la presenza di certi batteri nel tessuto mammario aumenti o meno il rischio di sviluppare la malattia».

Il rapporto tra le alterazioni della flora microbica e l’insorgenza di una malattia complessa contro il cancro è indagato già da qualche anno. Evidenze preliminari sono emerse tra le variazioni del microbioma - la cui natura è specifica per ogni organo - e i tumori della pelle, del polmone, del colon-retto, del fegato e dello stomaco. Le correlazioni più forti hanno riguardato le neoplasie del tratto gastrointestinale, ma in nessun caso si è già arrivati alla comprensione di come simili variazioni possano «indirizzare» la replicazione cellulare in senso neoplastico.

TUMORE AL SENO: CRESCE L’INCIDENZA, CALA LA MORTALITA’

Il 2016, secondo le stime dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dell’Associazione dei Registri Tumori Italiani (Airtum), si concluderà con all’incirca 50200 nuove diagnosi di tumore al seno. Il trend di incidenza del tumore della mammella in Italia appare stabile mentre continua a calare, in maniera significativa, la mortalità: -1,3% per anno. Analizzando le fasce di età più giovani, si osserva che nelle under 35 l’incidenza e stabile e la mortalità in lieve calo (anche se non significativo). L’ampliamento della popolazione target dello screening mammografico in alcune Regioni (tra cui Emilia Romagna e Piemonte) rende ragione dell’aumento significativo dell’incidenza nella classe di età 45-49, dove peraltro la mortalità si mantiene stabile. Interessante invece il calo dell’incidenza e della mortalità della fascia di età oggetto di screening sul territorio nazionale (50-69 anni): l’incidenza cala dello 0,6% per anno e la mortalita dell’1,9%. Stabili le curve di incidenza e mortalità nelle ultrasettantenni.

Twitter @fabioditodaro


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