La Pitiriasi Versicolor è una patologia causata da un fungo, molto diffusa nelle persone adulte e che interessa fino al 40% della popolazione nelle zone tropicali
L’ambiente caldo-umido, una sudorazione abbondante, un’eccessiva attività delle ghiandole sebacee e una certa predisposizione individuale possono indurre il passaggio di lieviti del genere Malassezia (un tempo definiti come Pitirosporum) che normalmente albergano sulla nostra cute e sul cuoio capelluto da una crescita come commensali a una modalità di crescita patogena, capace di interferire con la sintesi della melanina, il pigmento che dona la caratteristica colorazione alla nostra pelle, producendo le lesioni tipiche della Pitiriasi versicolor. Malassezia, capace di crescita come commensale o patogeno è descritto come fungo dimorfo, in base ai diversi aspetti che assume se osservato al microscopio.
Macchie color camoscio
«Il termine versicolor deriva dal latino e descrive molto efficacemente il comportamento di Malassezia che interferendo con la sintesi della melanina dà luogo a chiazze del tutto asintomatiche, di dimensioni variabili, ben definite, di forma ovale e di colore variabile: chiare su cute abbronzata e più scure, color camoscio, su cute non abbronzata –chiarisce il dottor Luigi Naldi specializzato in dermatologia e allergologia, dirigente medico presso l’azienda ospedaliera papa Giovanni XXIII di Bergamo e direttore del Centro Studi GISED- Le lesioni tendono a localizzarsi su tronco, nuca, collo. La loro presenza si nota soprattutto durante l’estate, quando la pelle sana prende l’abbronzatura e le chiazze chiare si fanno evidenti».
La terapia
Il disturbo è soprattutto di tipo estetico, poiché le lesioni non producono né prurito né dolore: il fungo che genera la condizione è, per fortuna, scarsamente infettivo per questo non vi è un alto rischio di contagio neppure per le persone dello stesso nucleo familiare. Se le lesioni non sono molto estese, si possono trattare con l’applicazione di antimicotici topici e con l’utilizzo, per l’igiene abituale, di prodotti sempre a base di antimicotici. In forme molto estese, si può ricorrere a una terapia con antimicotici da assumere per via sistemica. Una volta eradicato il fungo si assisterà a una lenta ripresa da parte della cute, della produzione di melanina con ripgmentazione delle macchie. Il processo può essere accelerato con una corretta esposizione al sole.
Il disturbo, purtroppo, ha un’elevata tendenza a recidivare e per questo conclude il professor Naldi: «Esistono shampoo antifungini e a base di solfuro di selenio che sono studiati per essere applicati sull’intera superficie cutanea e che sono utili per trattare la malattia. Tali shampoo vanno applicati la sera su tutto il corpo con una spugna inumidita, lasciati asciugare e rimossi il giorno dopo. La terapia, complessivamente ha una durata di 3-5 giorni. Il primo giorno di terapia vanno cambiate la biancheria intima e le lenzuola:devono essere effettuate applicazioni di richiamo periodiche (ogni mese) proprio per evitare le recidive. È bene tener presente, infine, che il ricorso a sedute con lampade abbronzanti può aiutare a armonizzare il colore della pelle una volta eseguita la terapia ed eradicato il fungo».
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