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I giovani che usano sigarette elettroniche hanno una maggior probabilità di passare alle sigarette convenzionali. La relazione tra e-sig e le «bionde» emerge da un’analisi condotta su quasi 3mila adolescenti britannici e pubblicata ieri su Tobacco Control, importante rivista del British Medical Journal.

I ricercatori, guidati da Mark Conner dell’Università di Leeds, hanno reclutato in 20 scuole del Regno Unito 2836 adolescenti di 13-14 anni, alcuni dei quali avevano già fumato tabacco, alcuni (il 16% del campione) avevano usato le E-sig, mentre gli altri (i due terzi del totale) non avevano mai fumato. Ebbene, a dodici mesi dalla prima rilevazione, ai giovani sono state chieste nuovamente le proprie abitudini legate al fumo e quelle dei loro amici e familiari ed è stato effettuato il monitoraggio del monossido di carbonio nel respiro. Ne è emerso che ad aver provato a fumare tabacco erano stati soprattutto coloro che facevano uso di E-sig (il 34%) e non coloro che non avevano mai fumato (meno del 9%).

Nel dettaglio, tra coloro che avevano provato solo le sigarette elettroniche e mai quelle convenzionali, il 34% (118 su 343) aveva fumato almeno una volta nel corso dell’anno. Mentre, ad aver provato una bionda nello stesso periodo era stato solo il 9% (124 su 1383) di coloro non avevano mai usato sigarette elettroniche nella loro vita. Impossibile dire, al momento, se quel 34% sia sulla strada del tabagismo o se l’aver provato una vera «bionda» sia stato solo un «esperimento». Tuttavia, la domanda dei ricercatori è questa: quei ragazzi avrebbero mai provato una sigaretta convenzionale, senza la loro precedente esperienza con le E-sig? In altre parole, la consuetudine con questi dispositivi (e spesso con la nicotina) che ruolo ha nell’instaurarsi del vizio?

Andando a guardare l’influenza esercitata dagli amici, così importante in età adolescenziale, l’analisi mostra che la pressione del gruppo dei pari non gioca alcun ruolo in questo passaggio da E-sig verso la sigaretta convenzionale: i più a rischio di provare tabacco sono risultati essere proprio coloro che non avevano amici fumatori. «Questo è particolarmente interessante in quanto va contro l’idea che gli adolescenti che provano le sigarette elettroniche avrebbero probabilmente fumato comunque delle sigarette vere, perché spinti dagli amici che fumano» dicono gli autori dello studio.

La tendenza è comunque un po’ ovunque. Anche nel nostro paese, l’uso delle sigarette elettroniche tra gli adolescenti è in crescita. Ma i risultati di questo studio sono estendibili ai giovani italiani? Non vi sono ancora dati in questo senso, ci spiega il dottor Roberto Boffi, pneumologo della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano. «Di certo, però, si sa che in Italia l’11% dei comuni utilizzatori di e-cig, di cui la maggior parte viene acquistata con cartucce di nicotina, non aveva mai fumato prima: principalmente i giovani e gli adolescenti, quindi. E questo non è certo incoraggiante».

E a chi sostiene che, comunque, le E-sig sono di supporto per chi è già fumatore ed è intenzionato a smettere, risponde: «Non vi sono ancora certezze sulla loro reale efficacia a lungo termine per la cessazione del fumo. Chi le usa dovrebbe farlo comunque all’aperto, in quanto non sono del tutto innocue: insieme al mio gruppo della Tobacco Control Unit, abbiamo dimostrato che nel loro vapore ci sono i metalli pesanti, che sono irritanti, e le aldeidi, che sono cancerogene, e quindi anche le sigarette elettroniche inquinano l’ambiente, anche se molto meno delle sigarette tradizionali».

La valutazione dell’impatto dell’inquinamento ambientale dei dispositivi elettronici di vecchia e nuova generazione, rispettivamente le E-sig e le sigarette senza fumo, rispetto a quello delle sigarette convenzionali è apparso di recente sulla rivista Aerosol Science and Technology.

Naturalmente, nessuna conclusione definitiva relativa al legame causale tra e-sig e passaggio al tabacco può essere tratta da uno studio osservazionale come questo. Che fornisce comunque preziose indicazioni. Il dottor Roberto Boffi sostiene da tempo l’opportunità di vietare al chiuso e nei luoghi pubblici l’uso di queste sigarette per salvaguardare la salute di tutti: «Sia per evitare l’inquinamento ambientale da sostanze irritanti e tossiche - nicotina compresa - sia per dare a tutti, giovani in primis, il buon esempio, e non rischiare di tornare indietro a prima della legge Sirchia».

@nicla_panciera

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