Per avere un cuore sano non basta prestare attenzione solo a cosa, ma anche a quando si mangia. Questo perché la frequenza e la distribuzione dei pasti nell’arco della giornata hanno un impatto determinante sulla salute cardiovascolare come il cibo stesso, accrescendo o abbattendo il rischio di disturbi come ipertensione, obesità, iperglicemia, infarti e ictus. È quanto sostiene l’American Heart Association, che ha da poco rilasciato un rapporto su distribuzione dei pasti e rischio cardiaco, da cui emergono preziose raccomandazioni per l’alimentazione quotidiana nonché interrogativi che ancora necessitano di risposte scientifiche certe.
Niente zuccheri alla sera
Ma perché la tempistica dei pasti è così importante per la salute del cuore? A fornire una possibile risposta è l’autrice dello studio Marie-Pierre St-Onge, della Columbia University. «La tempistica dei pasti può incidere sulla salute a causa del suo impatto sull’orologio biologico interno del corpo. In studi su campioni animali – spiega la ricercatrice – sembra che quando gli animali ricevono cibo durante una fase di inattività, ad esempio quando dormono, i loro orologi interni vengano resettati in un modo che può alterare il metabolismo dei nutrienti, con conseguente aumento di peso, insulinoresistenza e infiammazione».
Anche per questo motivo un buon consiglio è quello di evitare i pasti notturni o di cenare troppo tardi alla sera. «Studi epidemiologici suggeriscono un potenziale effetto dannoso dei pasti tardivi sulla salute cardiovascolare», avvertono i ricercatori. In queste ore, inoltre, è più difficile per l’organismo processare il glucosio e andrebbero quindi evitati soprattutto gli zuccheri.
Colazione sì o no?
Un capitolo importante riguarda poi la colazione, considerata da molti il pasto più importante della giornata. Nel rapporto, pubblicato sulla rivista Circulation, i ricercatori hanno passato al vaglio alcune importanti ricerche scientifiche che dimostrano che chi salta abitualmente la colazione va incontro a un rischio di disturbi cardiaci superiore del 27% rispetto alla media, con un 18% di incidenza in più di ictus.
Secondo le raccomandazioni generiche dei cardiologi statunitensi, il primo pasto della giornata dovrebbe includere il 25-30% del fabbisogno calorico giornaliero ed essere consumato entro due ore dal risveglio, comunque mai oltre le 10 di mattina. Tuttavia la qualità dei dati scientifici sull’argomento non sembra tale da spingere i ricercatori a fornire raccomandazioni certe, mentre si attendono i risultati di nuovi studi che chiariscano la reale importanza del primo pasto del giorno rispetto agli altri.
La frequenza dei pasti dipende dal «temperamento»
Un’altra importante domanda riguarda la frequenza dei pasti: meglio concentrarsi sui tre pasti principali o mangiare più frequentemente durante l’arco della giornata? La risposta, secondo i ricercatori, dipende molto dal rapporto che la persona ha con il cibo. «Se avete un buon controllo della vostra dieta, allora mangiare spesso può essere una buona idea, non altrettanto se avete difficoltà a smettere di mangiare una volta che avete cominciato» sottolinea l’autrice dello studio.
Un prezioso suggerimento fornito dalla ricerca è infine quello di creare un buon rapporto con il cibo, che spinga a mangiare per fame e non per placare gli impulsi emozionali, migliorando la consapevolezza su ciò di cui ci si nutre e del reale motivo per cui si mangia.
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