Italia sempre più in prima linea nella lotta al cancro. Settimana prossima a Chicago, in occasione del Congresso annuale dell’AACR (American Association for Cancer Research), verranno presentati i risultati del primo studio al mondo volto a valutare la combinazione di un farmaco epigenetico e di un’immunoterapia -somministrati in sequenza- per il trattamento del melanoma metastatico. A realizzarlo la Fondazione NIBIT – Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori.

L’immunoterapia cambia la lotta ai tumori

La lotta ai tumori degli ultimi 10 anni è stata rivoluzionata dall’immunoterapia. L’idea alla base di questo approccio è quella di sfruttare l’innata capacità del sistema immunitario di riconoscere il cancro. Una risposta che nel tempo va esaurendosi ma che dall’esterno, grazie ad opportuni farmaci, è possibile tenere sempre attiva. A fare da apripista all’immunoterapia è stato il melanoma, un tumore che quando era in metastasi lasciava poche speranze.

La situazione è radicalmente cambiata con l’avvento dei primi farmaci capaci di agire sui meccanismi che regolano il sistema immunitario. Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di risultati positivi. Oggi grazie a questo approccio è possibile in molti casi tenere sotto controllo la malattia di fatto cronicizzandola.

Ciò non è più solo valido per il melanoma ma lo è anche, ad esempio, per il tumore del polmone dove grazie a questo approccio sempre più malati riescono a rispondere positivamente alle cure.

Aumentare il numero di persone che rispondono all’immunoterapia

Secondo le ultime statistiche a beneficiare dell’immunoterapia sarebbero circa la metà delle persone che vi si sottopongono. Dato per assodato che questo approccio rappresenta una svolta nella cura del cancro, l’obiettivo a cui sta lavorando la comunità scientifica internazionale è aumentare la percentuale di persone in grado di rispondere a questo tipo di trattamenti. Ed è questo il caso dello studio in questione.

«Questa ricerca –spiega Anna Maria Di Giacomo, Oncologo Medico della U.O.C. Immunoterapia Oncologica e coordinatore della Sezione degli studi di fase I/II del CIO (Centro di Immuno-Oncologia) dell’AOU Senese- si basa sull’idea di utilizzare insieme un farmaco epigenetico, capace di modificare le caratteristiche immunologiche del tumore e dell’ambiente in cui vive per renderlo più visibile alle difese immunitarie, e un anticorpo immunomodulante che attiva il sistema immunitario in modo che sia maggiormente reattivo a riconoscere le cellule tumorali modificate. Si tratta di una strategia innovativa, sequenziale, che punta quindi a far “abbassare la guardia” al tumore, rendendo in questo modo più efficace l’attività dell’immunoterapia e, conseguentemente, del sistema immunitario, nel far regredire il tumore. I dati iniziali che presenteremo al congresso AACR confermano quello che abbiamo osservato in fase pre-clinica, ovvero che questa strategia funziona».

Lo studio italiano selezionato come uno dei più promettenti

NIBIT-M4 è il primo studio di questo genere (combinazione farmaco epigenetico-immunoterapia) sui tumori solidi al mondo ad essere presentato. Altri studi internazionali che indagano l’utilizzo di questa innovativa strategia terapeutica sono in partenza o in corso, anche in funzione dei dati generati dalla Fondazione NIBIT. Una nuova strategia, dunque, condivisa da gruppi di ricercatori diversi a livello internazionale, con l’obiettivo comune di migliorare l’efficacia dei trattamenti immunoterapici.

«Possiamo affermare che lo studio NIBIT-M4 –spiega Michele Maio, direttore del CIO e presidente della Fondazione NIBIT- apre una nuova strada al trattamento immunoterapico del cancro e lo conferma il fatto che il nostro lavoro, nonostante i dati non siano ancora finali, sia stato selezionato come Late-Breaking Abstract per un Meeting storico e di grande rilevanza come AACR, in una categoria nella quale la competizione internazionale è molto forte. L’AACR ha riconosciuto lo studio NIBIT-M4 come primo importante passo di una nuova strategia terapeutica e siamo molto soddisfatti di questo risultato».

Ma c’è di più perché i risultati positivi che verranno presentati potrebbero non rimanere confinati al solo melanoma metastatico. «Massimizzare l’efficacia dei farmaci immunoterapici di nuova generazione -ma anche di quelli già a nostra disposizione- cambiando le caratteristiche del tumore e del micro-ambiente in cui vive, apre nuove prospettive di trattamento anche per quei pazienti che ad oggi non sono responsivi all’immunoterapia» conclude Maio.

@danielebanfi83


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