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Visti i tentativi rimasti vani fino a questo momento, l’ultimo appello contro l’obesità infantile è stato lanciato niente meno che al cospetto del Papa. Chiedendo di «aiutarci a proteggere i nostri bambini, a perseverare nel nostro lavoro, dandoci la forza di continuare nonostante gli ostacoli e le difficoltà che incontriamo sul nostro cammino» e ricordando che «l’obesità è tra i principali fattori di rischio per il diabete, le malattie cardiovascolari e scheletriche e che quella infantile è associata a una maggior probabilità di obesità nell’età adulta, morte prematura e una serie di disabilità», oltre che al rischio considerato concreto che «i bambini obesi vengano stigmatizzati per il loro eccesso di peso e, come risultato di tutto ciò, beneficiano di opportunità molto minori nella vita», gli oltre duecento esperti di obesità pediatrica riuniti a Roma fino a oggi per il congresso del Gruppo di studio europeo sull’obesità infantile (Ecog) hanno colto l’occasione di un’udienza privata in Vaticano per raccontare a Papa Francesco, fin qui molto sensibile sulle tematiche legate alla sostenibilità, quanto sia difficile combattere la piaga dell’eccesso di peso nei più piccoli: un problema che in Italia riguarda più di un bambino su tre, tra sovrappeso e obesità.

L’appello a Bergoglio per arginare l’obesità infantile

Il Pontefice ha ascoltato con attenzione le parole dei portavoce degli oltre duecento esperti riuniti nella Capitale, prendendo nota delle loro osservazioni. «Negli anni recenti, l’aumento dell’obesità è divenuto un problema allarmante che riguarda non soltanto i bambini delle società ricche, ma anche i bambini dei Paesi più poveri - è quanto spiegato a Bergoglio dagli specialisti italiani Giuseppe Di Mauro (presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale), Margherita Caroli e Andrea Vania (entrambi ex presidenti dell’Ecog) -. In queste realtà ci si trova così a dover combattere due battaglie contemporaneamente: da un lato la malnutrizione e la morte per fame, dall’altro la crescente obesità infantile e le sue complicanze, tutte derivanti dal consumo sempre maggiore di cibi processati, ma poveri sul piano nutrizionale».

Gli specialisti hanno lamentato le difficoltà a operare a tutti i livelli oggi che «la società, anziché aiutarci a prevenire e combattere l’obesità infantile, si oppone alle soluzioni basate sulle evidenze scientifiche e sui diritti». A questo punto, secondo gli esperti, si è arrivati soprattutto per il tramite del «potere delle industrie alimentari multinazionali che, insieme con l’aumentata liberalizzazione del commercio, contribuiscono a sviluppare un favorente l’obesità e un’alimentazione non sana. Spesso i bambini, nella società di oggi, sono considerati come contenitori vuoti da riempire di cibo, invece che di attenzioni ai bisogni non materiali».

Consigli pratici per fronteggiare il problema

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità , nel mondo il 18 per cento tra bambini e adolescenti (tra i 5 e 19 anni) risulta sovrappeso o obesi. Ma in Italia il problema è ancora più sentito, se la quota complessiva arriva a sfiorare il 36 per cento: ovvero più di un bambino su tre. Segno che, per dirla con Giuseppe Di Mauro, «l’obesità è anche una malattia sociale che va prevenuta fin dalla gravidanza, indicando quali sono i comportamenti corretti da adottare: dall’allattamento al seno almeno fino al sesto mese alla corretta alimentazione complementare con ridotto apporto proteico, dal divieto ad assumere bevande zuccherate e gassate all’attività motoria».

In Italia le regioni del Sud sono maggiormente interessate da questo fenomeno, con la Campania in cima alla lista: qui il tasso cumulativo di sovrappeso e obesità interessa un bambino su due. «Alla base di queste differenze su scala nazionale ci sono motivi culturali e sociali, ma soprattutto la sedentarietà e l’abbandono da parte dei giovani della dieta mediterranea e l’orientamento verso stili alimentari ricchi di grassi e carboidrati semplici e scarsi in fibra - aggiunge Giuseppe Morino, responsabile dell’unità operativa di educazione alimentare dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma -. L’approccio più efficace rimane quello di stimolare un percorso multisensoriale positivo che porti all’assaggio sia in famiglia sia a scuola. Bisogna stimolare i ragazzi a un approccio positivo proprio verso quei cibi che oggi risultano meno graditi, come la frutta e la verdura, ma che sono invece fondamentali nella prevenzione del sovrappeso».

Twitter @fabioditodaro

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