Se gradita, è a tutti gli effetti un’alternativa agli assorbenti. La coppetta mestruale, da alcuni anni, è presente sul mercato come opzione da utilizzare durante il ciclo mestruale (QUI L’ARTICOLO). Si tratta di un metodo a «barriera», che non assorbe il flusso né lo cattura all’esterno. Semplicemente lo «accumula» al proprio interno, da cui la necessità di svuotarle frequentemente (ogni 4-10 ore). Quello che si può affermare oggi è che il ricorso alle coppette è parimenti sicuro ed efficace rispetto all’uso degli assorbenti.
La diffusione è ancora scarsa
A pochi anni dal loro approdo sul mercato, è una metanalisi pubblicata sulla rivista «The Lancet Publich Health» (QUI L’ARTICOLO) a giungere a queste conclusioni. Gli autori hanno preso in rassegna i 43 studi al momento disponibili in letteratura sulle coppette mestruali, condotti coinvolgendo oltre 3.300 ragazze e donne adulte. Diversi gli aspetti indagati: dalla frequenza delle perdite alla praticità d’uso, dai sanguinamenti eccessivi al rischio infettivo, dall’effetto sulle alterazioni della flora microbica vaginale. In nessun caso sono emerse differenze significative rispetto agli assorbenti. Le poche riscontrate sembrano comunque incoraggiare l’uso delle coppette mestruali, in grado di garantire perdite minori. Quanto al posizionamento, le donne interpellate non hanno segnalato particolari difficoltà: tranne alcune che avevano anche una spirale contraccettiva (l’utilizzo di entrambi i dispositivi non è consigliabile).
La diffusione è ancora scarsa
Per quanto siano stati gli stessi autori della ricerca a specificare come le evidenze disponibili siano ancora deboli e talvolta poco solide sul piano scientifico, i risultati emersi rassicurano le donne che hanno già scelto di abbandonare tamponi e assorbenti per passare alle coppette. Le difficoltà nella transizione sono all’inizio e riguardano tanto l’inserimento quanto la rimozione delle coppette. Ma una volta presa l’abitudine, 7 donne su 10 non tornerebbero indietro: questo il dato emerso dalla revisione scientifica. Quello che manca, semmai, è la consapevolezza.
I ricercatori hanno contato 199 marche di coppette già disponibili in 99 Paesi. La loro diffusione commerciale non è però coincisa con una progressiva informazione soprattutto rivolta alle adolescenti. Sono dunque diversi i punti ancora in sospeso, ma secondo Julie Hennegan, epidemiologa della Johns Hopkins University e coordinatrice dello studio, «i risultati al momento disponibili evidenziano come le coppette rappresentino un’opzione sicura ed economicamente vantaggiosa per i quasi due miliardi di donne che trascorrono in media 65 giorni ogni anno gestendo il proprio ciclo mestruale».
Twitter @fabioditodaro